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Frasi che contengono la parola mastio
All'interno, il complesso sanitario era suddiviso in due zone distinte. Una era costituita dal palazzotto delle abitazioni degli ufficiali, tuttora presente, con facciata ad esedra di fronte all'ingresso, da una darsena esagonale chiusa sul mare da una catena. Al centro dell'ingresso della darsena, isolato sull'acqua, sorgeva il mastio di San Rocco (distrutto durante la
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I prospetti, in stile neogotico, sono rivestiti quasi interamente in laterizio, ad eccezione del primo livello della facciata principale, intonacato; al centro di quest'ultima si eleva il mastio cinquecentesco; coronata dalla merlatura a
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alla famiglia Barbieri; della maestosa fortezza tardo-medievale oggi rimangono soltanto l'alto mastio, alcuni edifici tra cui l'antica chiesa medievale di San Pietro Apostolo, una torre rotonda e alcune mura a sostegno del terrapieno.
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, sono state sistemate in locali appositamente recuperati e restaurati del Mastio del castello, che per la sua struttura rappresenta una coerente cornice storica e contribuisce a esaltare quel ricordo di antico che le armi stesse emanano.
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Il castello risale probabilmente all'epoca del dominio reggiano, costruito quindi come roccaforte contro i mantovani. Le mura e le torri merlate erano circondate da un fossato in cui confluivano le acque derivate dal vicino corso di Po Vecchio. La cinta muraria che venne attestata dalle carte topografiche dell'epoca, era formata da quattro angoli caratterizzati da bassi torrioni sporgenti, mentre sul lato verso l'odierna piazza s'innalzava la torre che fungeva da mastio
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, garantendo peraltro l'accesso ai mulini di destra e di sinistra del fiume. Tale inconveniente costrinse pertanto all'erezione del nuovo mastio fuori asse rispetto alla preesistente torre di Cesare e troppo ridotto, nelle dimensioni per poter ospitare un adeguato presidio militare. Fu per questo motivo che venne eretta l'attigua
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Al castello si accede dal lato sud, varcando il ponte sul fossato ed entrando nel cortile tra i baluardi cinquecenteschi e il mastio svevo, sulle cui torri e cortine costruite in bozze di pietra scura, si notano diverse monofore. Sul lato ovest un portale
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. Le mura comunali, l'Adigetto, le mura di Alberto sulla riva fluviale, delimitavano un impianto a forma di trapezio irregolare, idoneo ad ampliare la difesa verso l'esterno, con un nuovo recinto murario destinato a divenire il caposaldo occidentale della cinta comunale. Questo potrebbe essere il nucleo primigenio del castello alla fine del XIII secolo, oggi riconoscibile nel recinto a trapezio che contiene la Corte della Reggia e la Corte del Mastio.
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, a Castelvecchio venne mantenuta un'armeria e la caserma di artiglieria. Alla fine degli anni cinquanta fu poi installata, sulla terrazza del mastio, una stazione di telegrafia ottica: si compirono diversi esperimenti finalizzati alla disposizione di una rete di segnalazioni ottiche diurne e notturne fra le
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Veduta di Castelvecchio in una fotografia degli anni sessanta del Novecento. Si possono distinguere la Corte della Reggia, in basso, la Corte d'Armi, in alto a sinistra, oltre che il mastio e il ponte fortificato
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: si trovano nella parte alta del paese: ha un impianto piuttosto semplice, che sembra generato da un originaria torre quadrata longobarda, che aveva la funzione di mastio di protezione, ad una modesta articolazione di ambienti attorno ad una piccola corte interna. Si conserva bene la cisterna dell'acqua piovana.
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Situato ai limiti nord-occidentali della Venafro romana, trae origine da una fortificazione megalitica trasformata successivamente nel mastio quadrato longobardo. Tale trasformazione avvenne quando il conte Paldefrido vi pose la sua sede X secolo. Nel XIV secolo, al mastio quadrato, furono aggiunte tre torri circolari e la braga merlata. Fu trasformato completamente nel XV secolo dai Pandone, signori di Venafro; era difeso su tre lati da un grande fossato alla cui realizzazione fu coinvolta l'intera popolazione. Il fossato non venne mai del tutto completato per via di una rivolta popolare che reclamava le cattive condizioni in cui era costretta a lavorare.
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Inquartato, al I e IV d'oro, all'aquila di nero, coronata del campo, al II e III partito di nero e d'argento, al mastio d'oro merlato alla guelfa, aperto del campo. Sul tutto d'azzurro ad un albero di verde, ai piedi del quale sta seduto un cane legato ad una corda, tenuta da un destrocherio vestito di rosso e movente dal fianco sinistro.
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, si adatta allo spazio del colle soprastante il paese, con forma irregolare. Ad oggi sono visibili un tratto di mura con due torri difensive minori, ristrutturate negli anni novanta, ed il rudere del mastio, che nel
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Il Medioevo ha lasciato importanti testimonianze sul territorio di Fontanelice: oltre ai resti del castello di Fontana (il mastio quadrato, la prigione e tratti delle mura), inglobati successivamente dentro l'ex palazzo pubblico oggi sede dell'
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. Il mastio ottagonale, il pozzo del cortile maggiore e il portone di accesso alla fortezza, risalgono a quel periodo. Interventi di restauro e di abbellimento ci furono con i pontefici successivi. Il forte fu non solo una architettura militare, ma anche una dimora papale; questo fino all'Ottocento. Costituiscono invece eccezione alcuni reperti risalenti all'
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I basamenti murari sono leggermente scarpati e il mastio ha una cornice di archetti pensili su beccatelli all'altezza del primo piano, che reggono il leggero aggetto del piano superiore. In corrispondenza di un'altra torretta, dotata di arco ribassato in laterizi alla base e
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D'azzurro, al mastio di due piani al naturale, merlato alla guelfa e aperto d'argento, finito da due garitte coperte di rosso, fondato sulla campagna di verde, con una gatta di rosso nell'atto di varcarne la soglia
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D'argento, al castello aperto torricellato di due pezzi merlati alla ghibellina di rosso, sostenente sul mastio una bernacla di bianco, con il capo d'oro, carico di un'aquila, di nero, appoggiata alle due torri.
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di azzurro alla campagna di verde sostenente un mastio di fortezza di argento, aperto, con un ruscello scorrente sotto la porta e torricellato di due, ciascuna torre merlata. Fra le due torri una cometa d'oro, con la coda in palo
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inquartato d'argento e d'azzurro, e sul tutto: di rosso alle gemelle d'oro, poste in fascia, racchiudenti tre bisanti d'argento, sostenenti un'aquila di nero, cucita, coronata di oro, accompagnate in punta da un mastio di fortezza al naturale; lo scudetto con la bordura d'oro
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e nel corso dei secoli ha subito numerosi rifacimenti e adattamenti al suo utilizzo di residenza e cascina. Ad oggi rimane il mastio principale, un corpo di fabbrica a sud di questo e l'accesso principale a nord, dove sono ancora visibili le fenditure per il funzionamento di un ponte levatoio, a dimostrazione che, un tempo, doveva essere presente una fossa di difesa attorno all'edificio.
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Particolarmente imponente il mastio del castello in mattoni di cotto, con un basamento alto due metri in pietra e un coronamento formato da una struttura pensile merlata, con caditoie su archeggiature che scaricano il proprio peso su una triplice mensola digradante in pietra. A questo elemento ultimo di difesa si poteva accedere dal cammino di ronda tramite un piccolo ponte levatoio: dal piano raggiunto si poteva quindi scendere tramite botole alle prigioni, oppure tramite scale salire ai piani soprastanti.
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, e con evidenti segni di rimaneggiamenti dovuti presumibilmente alla ricostruzione post-terremoto, si potrebbe supporre la presenza del mastio. Una testimonianza in tal senso ci viene da Nicola De Ruggeri il quale, nel
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Ultimo aggiornamento pagina:
04 Gennaio 2022
02:16:26