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Frasi che contengono la parola marmi
che inquadravano finestre e un rivestimento in lastre di marmi colorati. Le finestre si affacciano sul primo corridoio anulare interno di alleggerimento. La decorazione romana originale di questa fascia fu sostituita dall'architetto
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disegnato da Boito e sito in un oblungo corpo posteriore, staccato dall'edificio principale, con il concorso dell'ornatista Matscheg e dell'ingegnere Manetti, i quali crearono un'architettura profondamente mutata grazie a ornati dipinti, marmi intagliati, ferri fusi e battuti, pietre lavorate, lampade e arredi di gusto eclettico, che denunciano una (dubbia) scelta storicistica, in linea con le istanze dell'epoca. La struttura si conclude con un'ala posteriore, che presenta locali in successione.
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i cui colori erano vivaci e luminosi, dove il bianco era il colore dominante. L'oro, le pietre preziose, i marmi e i mosaici attribuivano all'edificio una ricchezza di decorazioni accecante. Erano quindi rappresentati sulle pareti e sui soffitti a volta, paesaggi, animali, trofei e scene mitologiche.
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. Il livello medio (Tempietto) (XVI secolo) ha tre arcate in marmi policromi. Di particolare interesse la cappella della Crocifissione con bellissimi affreschi. Il livello superiore del XVIII secolo fu progettato da
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I vasti saloni interni sono completamente privi dell'arredamento e dei preziosi stucchi e marmi che abbellivano pareti e camini, i quali furono venduti dai conti Cicogna. Solo gli affreschi del salone e poche decorazioni sui soffitti restano a vestigia del passato. Le ultime testimonianze dell'ormai perso splendore sono il giardino inglese, da poco risistemato, antistante la facciata principale della villa, ed i tre cancelli in ferro battuto sormontati dal
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; non hanno una funzione di sostegno, solo di tamponamento. Pareti e pilastri sono completamente rivestiti, nel registro inferiore, con lastre di marmi policromi. Il pavimento ha un rivestimento marmoreo disegnato con moduli geometrici e figure di animali mediante le tecniche dell'
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Nel XVIII secolo venne modificata l'abside centrale della cripta, entro cui si trova il sepolcro di San Geminiano: grazie al lascito testamentario di un canonico le pareti vennero rivestite di marmi rari e preziosi, le finestre chiuse da preziose e sottili lastre di
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Internamente il salone appare completamente decorato in stile neoclassico e caratterizzato dall'alternanza di colore dei marmi e dei finti marmi in stucco lustro. Nelle pareti lunghe sono addossate una serie di colonne in marmo o in stucco lustro, nelle nicchie tra le quali trovano posto una serie di statue in stucco. Al di sopra delle colonne si trova una balaustra e sopra di essa, in corrispondenza delle colonne e dei
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Negli scavi di Santa Reparata sono visibili resti murari riferibili a case romane (repubblicane e imperiali). Nelle vetrine si trovano materiali provenienti dagli scavi, soprattutto marmi, ceramiche, metalli e vetri di epoca romana e medievale. Spicca il corredo della tomba del gonfaloniere Giovanni
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Alle spalle, con accesso a est, si trova un altro edificio con pronao, originariamente rivestito all'interno con marmi pregiati e con pavimento in mosaico; di esso si conservano oggi, fino a notevole altezza, i tratti murari in laterizio. Si ipotizza che questo edificio, situato in posizione preminente su un lato del Foro, avesse una destinazione sacra, fosse il probabile tempio di Marte, cui allude Cicerone, quando parla della presenza a Larino dei
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, accorrono sul posto, ma non possono fare altro che osservare attoniti lo spettacolo, non potendo intervenire per la mancanza di acqua e il continuo lancio di proiettili: grosse gocce di piombo fuso ricoprono i marmi del pavimento e le opere allineate lungo le pareti interne. Persino un soldato tedesco di passaggio si ferma e cerca, una volta montato sul tetto, di isolare le fiamme, ma senza successo. Per tutta la notte i pezzi del tetto rovinano sulle opere d'arte sottostanti, mentre il giorno successivo il fuoco completa il proprio lavoro danneggiando gli affreschi e bruciando le porte dell'edificio. Nei giorni successivi ulteriori danni vengono fatti da ignoti, che spaccano le antiche lapidi per dare sepoltura ad alcune persone morte in quei giorni nel vicino ospedale.
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l'impianto architettonico, una croce latina con cupola a scodella decorata con sobri ornati a stucco. Nell'aula relativamente spaziosa spicca l'imponente altare maggiore settecentesco in marmi policromi con due grandi angeli marmorei scolpiti e firmati da
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, ma in seguito fu progressivamente abbandonata e durante il medioevo ridotta a terreno agricolo, salvo essere utilizzata come cava di materiali edili di pregio (marmi, mosaici, decorazioni) per le case di Tivoli, e come riserva di pietra da cui estrarre
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del quale i primi tre anelli alla base della struttura furono eretti con calcestruzzo e rivestiti da mattoni e marmi, solo l'anello superiore rimase in legno; la struttura divenne sicura e antincendio, favorendo la costruzione di botteghe e negozi ai suoi lati. Sul colle Oppio fece erigere delle grandiose terme sui resti della
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La complessa iconografia riprende anche stavolta fedelmente l'episodio originale e la scena viene inserita all'interno di una grandiosa aula, riccamente decorata di marmi e rilievi e affollata di personaggi; il quadro va letto da destra verso sinistra: il
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fu privato del raffinatissimo altare maggiore in marmi pregiati e della balaustra. Nella navata di destra, al di sopra del terzo altare, si trova un imponente organo costruito dall'illustre artigiano Sebastiano Kircher nel
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tramite una serie di cinque archi a sesto acuto sovrapposti. Gli archi sono sostenuti da cinque colonne ornamentali alte e leggere realizzate con marmi rossi, bianchi e neri, gli stessi colori che si trovano anche nel pavimento interno.
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L'esterno dell'edificio nell'insieme appare sobrio, principalmente caratterizzato dall'alternanza di chiari e scuri determinata dai materiali di rivestimento come marmi scuri e il laterizio. Questi ultimi costituiscono il rivestimento esterno e, in corrispondenza del trentunesimo piano, compongono complesse decorazioni geometriche; nei setti perimetrali, tra le tre finestre poste agli estremi esterni di ogni prospetto, delle cornici di marmo scuro consentono di creare un effetto ottico che fa sembrare le singole finestre delle vetrate uniche che terminano agli spigoli angolari.
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I lavori in riparazione dal terremoto continuarono anche negli episcopati successivi: gli stalli del coro dei canonici furono sostituiti, nell'abside fu aggiunta una decorazione in finti marmi (opera di
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Il muro di fondo opposto all'ingresso e il muro di fondo dell'abside erano rivestiti in marmo e decorati da ordini di lesene e semicolonne e la pavimentazione era in marmi colorati, con giallo antico, pavonazzetto e
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ci fu una strage, alla fine si contarono un centinaio tra morti e feriti. Furono addirittura chiamati i pompieri per lavare il sangue dai marmi ed ebbe un notevole effetto psicologico: per la prima volta la
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, mentre il Re risiedeva a Ravenna. Mentre i monumenti cittadini subivano un inesorabile e irrimediabile degrado, tanto da alimentare un mito nostalgico dell'antica Roma (Teodorico stesso si fece mandare colonne e marmi dei palazzi imperiali). Di rilievo fu l'iniziativa di
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e marmi del Precambriano che sono stati poco interessati dalle fasi orogeniche successive, con l'eccezione, ancora una volta, di inclusioni di granitoidi del Cretaceo e del periodo compreso tra Oligocene e Neogene
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sulle cinque ore di notte simile accidente con grandissimo strepito, e danno; venne a terra la palla e la croce con infiniti marmi con tal veemenza e forza scheggiati, che corsero fino a mezzo la via dei Servi
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All'interno domina per imponenza il volume della biglietteria, ornato di marmi e stucchi e dove dipartono i corridoi laterali e gli accessi ai binari; due sottopassaggi permettono di raggiungere i sette binari di transito per il movimento passeggeri, affiancati da raffinate pensiline sorrette da esili colonne. Il sottopassaggio a sud consente inoltre di accedere al parcheggio scambiatore posto alle spalle della stazione, non lontano dal
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. Conserva dipinti di scuola napoletana, un organo seicentesco funzionante, un coro ligneo ed un altare maggiore con marmi policromi. Particolarmente interessanti risultano i sotterranei affrescati, destinati alla sepoltura dei frati.
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con materiali e decorazioni sperimentali. Propone nuove applicazioni del mosaico, inserendo frammenti di pietre colorate, marmi, smalti e ceramica, che vanno a ricoprire anche oggetti tridimensionali, sull'esempio della cultura
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che viene abbandonato alle truppe papaline. Un decreto del Maggior Consiglio ordina che i comandanti delle navi veneziane riportino dall'Oriente e dalle isole greche marmi pregiati per la decorazione di San Marco.
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venne a sapere che un contadino, tale Nocerino, detto Enzechetta, nello scavare un pozzo in un podere alle spalle del convento degli agostiniani di Resina si era imbattuto in marmi e colonne antiche. Decise di comprare il fondo e nel
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. La pista, delimitata tutt'attorno da un portico a due piani (ristrutturato in epoca adrianea) anticamente rivestito di marmi, era divisa in due da una spina di cui rimangono solo parti terminali ai lati opposti (da alcuni ritenute, almeno quella sul lato corto a nord, fontane). Al centro della struttura, sul lato orientale, sorge una grande
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Anche l'altare maggiore risulta depredato, come del resto anche la balaustra in marmi rossi. Ai suoi lati sorgono ancora due monumenti funebri: a destra di chi entra il sepolcro di Isabella Guevara, opera di
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in marmi commessi e con statua della nobildonna genuflessa. Alla sinistra invece il sepolcro di Emilia Carafa. Le condizioni in cui verte il monumento a Isabella Guevara sono state denunciate dallo storico dell'arte
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La cella della chiesa era circondata da una galleria a due livelli, con pareti intarsiate di rare tipologie di marmi, graniti ed altri materiali pregiati. Il piano terra della galleria era un memoriale, dedicato alla vittoria russa su Napoleone. Le mura sfoggiavano oltre mille metri quadrati di
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di spoglio (come gran parte dei marmi del rivestimento), con capitelli dorati che reggono l'architrave. Le pareti, tripartite da colonne e raccordate agli angoli da doppi pilastri scanalati in marmo, presentano un rivestimento marmoreo a due colori alternati in fasce e altre forme,
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. La statua, in marmo bianchissimo, poggia su un globo blu in lapislazzuli, attraversato in diagonale da una fascia dorata e circondato da un gruppo marmoreo di cherubini. I cherubini e il globo poggiano su un piedistallo in marmo grigio, ornato da foglie stilizzate e da due grandi volute laterali in marmo bianco. Ai lati del piedistallo si trovano due angeli grandi e due cherubini, anche questi in marmo bianco come i precedenti. Il tutto poggia infine su un basamento in marmi policromi, che sovrasta l'altare. Sia il globo che il piedistallo risalgono al XVIII secolo e fanno parte di un progetto di
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lombardo, in cui sculture, marmi, dipinti ed affreschi si fondono nell'estrosa decorazione. Al progetto, realizzato nel secondo decennio del Settecento, collaborarono alcuni fra i maggiori artisti milanesi del periodo. Lo scultore
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gli altari delle navate laterali originariamente in pietra calcarea riccamente scolpita e dorata, opera degli intagliatori ragusani della famiglia Cultraro, sono demoliti e trasformati in piccole cappelle, in cui vennero posti dei sobri altari in marmi policromi.
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a navata unica, presentava prima del restauro quattro semplici altari laterali; l'altare centrale era, invece, abbellito da marmi policromi e da una macchina lignea, che ospitava in una nicchia centrale il gruppo scultoreo della
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Nella fabbrica sono introdotti elementi decorativi di grande rilievo, quali ventisei colonne di granito, mosaici policromi, una profusione di marmi mischi, le decorazioni del soffitto, gli splendidi portali, il rivestimento marmoreo a fasce bicrome della facciata, una selva di altari e altarini addossati alle colonne e alle superfici parietali. Mense, steli, cappelle, tombe e sepolcri furono numericamente ridimensionati a partire dalla realizzazione dell'imponente complesso dell'apostolato, il cui autore,
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a navata unica, ideato come custodia delle reliquie di diversi santi e riccamente decorato con pitture e marmi. In fondo all'abside rettangolare, si trova l'altare barocco in marmi policromi, anch'esso del Lazzari, sormontato dalla pala di
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sopra l'ingresso; le modanature barocche in stucco delle pareti e della volta, sottolineano la sottostante struttura gotica, rimasta inalterata. A ridosso della parete di fondo, l'altare maggiore in marmi policromi
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Ai vivi colori ed alla ricchezza dei preziosi dettagli dipinti, fanno da cornice i marmi colorati del pavimento, il soffitto dorato e gli stalli lignei intagliati ed intarsiati magistralmente su disegno di
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gli interni delle celle templari erano decorati da ordini sovrapposti di lesene, semicolonne o colonne staccate dalla parete, spesso sovrapposte a podi e frequentemente con fusti in marmi colorati. I colonnati inquadravano nicchie e piccole
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. Il secondo, di origine ticinese, fu l'artefice di alcune opere dove l'uso degli ordini classici era fuso con una decorazione esuberante alla lombarda e col gusto lagunare di rivestire le pareti di marmi pregiati, come
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. Tra le sculture, i marmi Igea, Angelica e Medoro di Gaetano Monti, un busto femminile del clarense Antonio Ricci ed un bronzetto di Ernesto Bazzarro. Nella Galleria duemila stampe di famosi incisori italiani e stranieri.
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, quando il registro inferiore fu ricoperto di marmi bianchi e verdi grazie ai fondi da un tale Turino del Baldese deceduto due anni prima. In quella circostanza furono fatti i sei avelli o arche tombali, i due portali laterali gotici e, forse, anche l'ornamentazione marmorea a riquadri e archetti ciechi a tutto sesto fino al primo
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le lastre della pavimentazione marmorea della piazza furono sistematicamente sottratte per essere riutilizzate. L'intervento, piuttosto impegnativo, fu probabilmente condotto ancora in ambito pubblico e i marmi ricavati dovettero essere utilizzati per farne
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(ceramica fine da mensa, ovvero destinata ad essere utilizzata come servizio da tavola), di vasellame per uso domestico, frammenti di lucerne del tipo africano e di marmi policromi, e di una moneta bronzea (custodita al
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dotata di una pompa d'aria, raggiunge i relitti e asporta marmi, smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, laterizi, chiodi. Il legname recuperato viene poi utilizzato per realizzare souvenir. Il maltempo interrompe i lavori, il materiale recuperato viene depredato e il Fusconi abbandona l'impresa. Pubblica i risultati del suo lavoro in un volume dal curioso titolo
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costruita in marmi rossi. Una cupola, ora andata perduta, sostenuta da otto colonnette in marmo bianco, copriva il battistero al quale si accedeva scendendo alcuni gradini. Un altro segno battesimale si trova scolpito nell'arcata del portone d'entrata, ove una testa di una capra simboleggia il peccatore che si appresta a espiare i propri peccati.
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Gli oratori ancora esistenti sono in gran parte sede delle rispettive confraternite. Nella maggior parte sono edifici adiacenti alle chiese parrocchiali di riferimento, se non incorporati nella stessa struttura della chiesa, ma sempre con ingresso indipendente, generalmente con un aspetto esterno dimesso ma ricchi all'interno di preziosi arredi intagliati, marmi e opere d'arte.
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In questo periodo lo scultore si approvvigiona di marmi di Carrara da Giacomo Chiappari, Antonio Baratta e dal Conte del Medico, commercianti di marmi con magazzini nella zona dell'attuale Via Pessina.
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per individuare il modo migliore con cui trattare i Marmi, infatti Canova era considerato il miglior restauratore di sculture del tempo; Elgin tuttavia ottenne il rifiuto dello scultore, che temeva di danneggiare ulteriormente i Marmi.
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Entrambi i risultati del sondaggio evidenziano quindi come la maggioranza della popolazione inglese sia favorevole al rientro dei Marmi in Grecia, la quale supera di gran lunga la parte a favore della permanenza al British Museum.
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. Le tracce della monumentalizzazione si notano anche nell'assunzione di una pianta emiciclica dell'edificio, la realizzazione di un proscenio decorato da lussuosi marmi, l'ampliamento della scena e la realizzazione di due massicce torri laterali, atte a ospitare le scale d'accesso ai diversi piani dell'edificio
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con base in cocciopesto e l'aggiunta di pezzi di marmi colorati: nei pressi dell'impluvio tre colonne, posizionate in modo tale da poter essere viste dall'esterno, che fungevano da piedistallo, su cui per poggiata una statua, ossia la cosiddetta
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La cappella decorata con marmi mischi, delimitata da colonne in marmo nero, capitelli corinzi, timpano ad arco spezzato e simmetrico con stemma intermedio, ospita nella nicchia la statua marmorea della
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Sotto i marmi dell'antico altare era celata la parte all'estrema sinistra, con il proseguimento in prospettiva della via verso una chiesa con una bella colonna corinzia e un campanile. L'architettura continua nello sguancio della finestra con un ardito effetto ottico. Questa scena e la successiva (
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. Anche i due altari laterali sono in marmi policromi. Degni di nota sono i dipinti sugli altari, tele di pregevole fattura risalenti al settecento, dedicate alla Madonna del Popolo, alla Vergine del Rosario, alla Vergine del Purgatorio. Il
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per inserire una figura del Santo patrono dipinto su ceramica. Nell'interno, a navata unica, gli altari sono decorati da maioliche e ceramiche tranne quello maggiore, realizzato in marmi commessi, interessanti sono i dipinti che partono dal
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Vive in Versilia facendo svariati lavori, tra cui il cameriere in diversi locali tra i quali La Capannina di Forte dei Marmi, e crea un primo sodalizio con altri versiliesi che si affacciano nel mondo del cabaret tra cui Franco Ginesi, Rino Rivieri, Adolfo Drago, Mario Bertoncini, Ennio Bongiorni e Umberto Mosti. Con questi forma il gruppo
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. La lavorazione delle sculture per la cappella genovese e quella fiorentina venne realizzata praticamente in parallelo, con la variazione dei materiali e dei soggetti rappresentati (in bronzo per la cappella Grimaldi e in marmo per la cappella Salviati); i marmi collocati nelle nicchie della Cappella Salviati vennero scolpiti da
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Gli intarsi che decorano tutta la superficie della cappella sono stati creati con marmi scuri e pietre semipreziose, che creano un abbagliante effetto scenografico. Per la realizzazione di questa opera venne appositamente creato l'
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. A sud-ovest emergono i resti di un grande complesso tardoantico del III secolo d.C., dotato di una sala di rappresentanza absidata con pavimentazione geometrica in marmi policromi e di ambienti pavimentati a mosaico con motivi geometrici e vegetali
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di forma circolare. Le pareti laterali, per quanto meno estese e adibite esclusivamente a sedi di monumenti sepolcrali, si presentano altrettanto ricche, sfarzose e animate da putti, stucchi, intarsi di marmi, busti, giganteschi medaglioni con effigi e decorazioni degne dell'apoteosi del
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, corrente fatta di ricchissimi intarsi di marmi colorati che ornano strutture ancora permeate di rigore manierista. Il primo vede tra le sue principali opere scultoree i lavori eseguiti all'interno della
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, sono presenti i resti di una calcara, nella quale si fondevano i marmi delle ville romane e la roccia calcarea macinata. La Cala del Rio comprende anche un tratto di mare particolarmente pescoso, dove si riproducono
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Ha grande dinamismo nei marmi e ricerca lo stupore (presenta colonne tortili negli altari laterali e centine spezzate, a cominciare dal portale d'ingresso, a indicare la loro falsa funzione strutturale).
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, Paldiski divenne un porto di locale importanza per l'esportazioni e la pesca. Il transito di commerci per la Russia, che precedentemente aveva provveduto all'alto giro di affari per le merce, era completamente cessato. Nonostante Paldiski era utilizzata per esportare produzione agricola e marmi da
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...che dorme il suo sonno sotto un umile prato... I morti, i poveri morti, hanno grandi dolori/e quando Ottobre soffia.../il suo vento malinconico sui loro marmi,/... divorati da nere fantasticherie,/... vecchi scheletri travagliati dal verme,/sentono gocciolare le nevi dell'inverno,/e il secolo scorrere...
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. Degni di menzione i portoni in legno intarsiato eseguiti dal maestro ebanista Domenico Donnoli e figli. Il campanile, a due ordini, termina con una cupola arabeggiante. L'interno, a tre navate, conserva notevoli altari di marmi policromi, un pulpito ed un coro intarsiato di scuola napoletana del Seicento, tele del Settecento e affreschi novecenteschi sul soffitto della navata centrale e nell'abside, raffiguranti l'
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, che continuano a sud-est le catene dell'Eubea e dell'Attica, appartengono alle stesse formazioni rocciose continentali: si tratta di culminazioni emergenti di catene sommerse, formate di scisti micacei, di depositi calcarei e di marmi cristallini, come quelli di
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per inserire una figura del santo patrono dipinto su ceramica. Nell'interno, a navata unica, gli altari sono decorati da maioliche e ceramiche tranne quello maggiore, realizzato in marmi commessi, interessanti sono i dipinti che partono dal
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fece fare tutta una serie di lavori di restauro, durante la ristrutturazione furono rimossi dei pannelli di marmo ed onice ancora intatti. Oltre a questo vennero scoperti di nuovo tutti i marmi, rinnovata la facciata ed installati nuovi candelieri. Negli ultimi sette anni si sono susseguiti diversi altri musical, tra i quali
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furono condotti a termine altri lavori di ristrutturazione che riguardarono essenzialmente la pavimentazione interna, la sostituzione dei marmi dell'altare maggiore e di quelli laterali. Il porticato e le gradinate vennero modificate impiegando
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, nella prima cappella a sinistra, con un nuovo altare decorato con intarsi di marmi policromi. Un tempo l'altare custodiva un dipinto con la Madonna del Rosario, realizzato dal pittore gallipolino Catalano prima del
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la scoperta di tombe nelle vicinanze che risalgono a quell'epoca e il ritrovamento di alcuni marmi nello stile dei sarcofaghi asiatici. Wilkinson inoltre afferma che non ci sono prove dirette che colleghino il tempio al
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I lavori videro lo sfoggio di un gran lusso che dimostrava la ricchezza della Repubblica di Venezia, attraverso l'utilizzo di marmi pregiati, di capitelli, di quadri e di sculture senza badare a spese.
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La cappella si mostra come il primo monumento di un nuovo linguaggio, ormai seicentesco, il cui completamento con l'aggiunta di affreschi, tele, statue e marmi colorati fino a formare un'opera d'arte unitaria, dovette durare ancora alcuni anni.
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(forse grazie all'aiuto dei Barberini) con la costruzione di un dignitoso monumento in marmi policromi, dagli echi borrominiani e con un busto di Niccolo Menghini, realizzato post-mortem forse sulla base di precedenti ritratti, e completato dallo scudo araldico richiamante il soprannome dell'artista, e da un epitaffio encomiastico
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a cui assistette direttamente. Procedette col graduale ricoprimento di preziosi marmi e dipinti dell'intera aula manierista. Il raffinato arricchimento di gusto barocco che non fu accolto con felicemente dai critici dell'epoca, fu compiuto dal grandioso
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di Forte dei Marmi, e crea un primo sodalizio con altri versiliesi che si affacciano nel mondo del cabaret tra cui Franco Ginesi, Rino Rivieri, Adolfo Drago, Mario Bertoncini, Ennio Bongiorni e Umberto Mosti. Con questi forma il gruppo
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Sotto i marmi dell'antico altare era celata la parte all'estrema sinistra, con il proseguimento in prospettiva della via verso una chiesa con una bella colonna corinzia e un campanile. L'architettura continua nello
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I piloni rivestiti di marmi, decorati con colonne, balconi, logge, architravi, balaustre, capitelli, cornici, fasce, festoni, ghirlande, mascheroni, piedistalli, plinti, gradini, fregi, riccioli, volute e pigne sommitali, furono ulteriormente arricchiti sul prospetto alla Marina, da due fonti dal
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Abside centrale: altare maggiore. Manufatto in marmi policromi con sopraelevazione riproducente un tempio colonnato di stile classico e baldacchino con cupola sommitale di gusto barocco, all'interno il manufatto custodisce una statua marmorea. L'area del
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, oggi collocata in una nicchia nell'altare della Madonna dell'Udienza. L'altare presenta una lavorazione di marmi mischi, due colonne tortili policrome e balaustra che adornano la marmorea parete intarsiata e policroma eseguita da
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Direttamente sotto gli Appartamenti di Stato si trova un insieme di stanze leggermente meno grandi, note come Appartamenti semi statali. Affacciate sulla sala dei marmi, queste stanze sono usate per occasioni meno formali, come banchetti e udienze private. Alcune delle sale sono intitolate e decorate in onore di particolari visitatori, come la
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La stessa ha anche l'incarico di curare la Collezione M, nata negli anni Trenta, che raccoglie opere archeologiche di epoca romana in marmi bianchi e colorati, con una particolare predilezione per gli elementi architettonici (capitelli, colonne, fregi architettonici) e la statuaria e una selezione di dipinti antichi che si focalizza principalmente sulla pittura italiana del Seicento di area emiliana con opere di artisti quali
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della National Gallery di Londra, opera firmata: OPVS. GENTILIS. BELLINI. VENETI. EQVITIS. La Madonna con in braccio il Bambino, che ha in mano un melograno, simbolo della Passione, siede su un trono di marmi intarsiati tiene un melograno, un simbolo della passione.
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Le cappelle laterali sono tutte rivestite di marmi pregiati e di esse, infatti, si occuparono con particolare attenzione i monaci e gli abati del convento, che non solo fecero arrivare marmi da tutta Italia, ma anche per le
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Ultimo aggiornamento pagina:
12 Gennaio 2022
00:37:52