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Frasi che contengono la parola necropoli

la necropoli venne abbandonata ed utilizzata per lavori agricoli, che provocarono il crollo delle tombe. Fu effettuato un rito di desacralizzazione sacrificando numerosi animali, anfore di vino e vasetti con unguenti, che vennero sotterrati in una grande buca nel terreno

Questi ritrovamenti, oltre che confermare definitivamente la presenza nel sito della necropoli romana, sino ad allora solo ipotizzata da ritrovamenti di suppellettili nel XIX secolo, imposero una battuta di arresto ai progetti di recupero a uso sportivo della struttura, destinata nelle intenzioni degli enti coinvolti a diventare un parco archeologico.

da Maria Ferrarese Ceruti e Carlo Tronchetti. Parallela a quest'ultima si trova una strada lastricata, delimitata da alcune lastre in pietra calcarea infisse a coltello. La costruzione della strada risulterebbe coeva alla monumentalizzazione della necropoli.

Secondo alcuni archeologi che scavarono il sito (C. Tronchetti, A. Bedini) le statue avevano come scopo la monumentalizzazione della necropoli. Un indizio in tal senso sarebbe fornito dalla tomba numero sei dell'area scavata dall'archeologo Carlo Tronchetti, all'interno della quale fu rinvenuto un frammento di scarto di lavorazione di uno scudo, rendendo plausibile la realizzazione in loco delle statue, che sarebbero dunque state costruite appositamente per la necropoli. In base ad alcune considerazioni circa le caratteristiche scultoree, alcuni studiosi ritengono che anche betili e modelli di nuraghe furono scolpiti appositamente per adornare la necropoli o il santuario.

L'incompletezza degli scavi rende impossibile stabilire quale fosse il reale aspetto della necropoli e la sua effettiva estensione. Rimangono inoltre dubbi sulla originaria ubicazione delle statue. A fronte di tali problemi, alcuni studiosi teorizzano un adiacente santuario nuragico nel quale le statue sarebbero state originariamente posizionate.

Fu individuato il confine ovest della necropoli delimitato da lastroni infissi a coltello. Furono rinvenute dieci sepolture a pozzetto prive del lastrone di copertura ma con all'interno i defunti adagiati in posizione rannicchiata con una lastrina di pietra sul capo. Tra i rari frammenti ceramici reperiti vicino alle tombe anche un vaso in miniatura

Area interessata dalla discarica della necropoli. Furono indagate trenta tombe rinvenendo frammenti di statue, modelli di nuraghe, ceramica punica, un sigillo scaraboide, una collana bronzea, resti inumati, betili.

Lo scavo permise di portare alla luce una strada monumentale e appurare come la monumentalizzazione della necropoli, tramite l'aggiunta delle statue, fosse coeva alla realizzazione della strada stessa. Furono inoltre rinvenute nuove e numerose parti delle sculture e al di sotto di uno di queste fu rinvenuto un grande frammento di

Attualmente la doppia fila di incavi notata in un betile di Mont'e Prama e non attestata in alcun altro esemplare in Sardegna, fa propendere per una loro produzione coeva alla necropoli inducendo gli studiosi a ritenere che furono realizzati appositamente per il complesso di Mont'e Prama.

e Porta Sant'Anna, Delle necropoli di Santa Maria sono stati ritrovati vari frammenti, alcuni dei quali corrispondenti al sepolcro di un certo C. Lusius Storax, riconducibile all'epoca dell'impero di

femminile e una testina fittile di offerente che testimoniano l'esistenza di vari spazi dedicati al culto e alla venerazione nell'abitato. Ai piedi dell'altura si estendevano due necropoli da cui provengono i corredi con

, sorta su una necropoli pagana. Il luogo principale di culto dedicato inizialmente a S. Maria Assunta, fu costruito probabilmente all'interno delle mura cittadine, nel luogo dove ora sorge la cattedrale.

riutilizzata sporadicamente. In questo periodo si sviluppa un'altra necropoli, situata nella zona Pedata-Morelli. Si tratta di sepolcri a camera molto grandi, spesso con alcune camere per tomba, dal ricchissimo corredo. Da quest'area provengono alcune statue cinerario in

, che negli stessi anni della fondazione di Ancona avevano occupato il nord delle attuali Marche. Questa idea deriva dalla documentazione archeologica: l'abitato greco e la sua necropoli (IV - I secolo a.C.) si sovrappongono ai corrispondenti livelli archeologici piceni (IX - IV secolo a.C.)

Nei primi anni del XXI secolo, finalmente fu effettuato uno studio complessivo sulla necropoli anconitana del IV-I secolo a.C., che ha prodotto alcune pubblicazioni, fondamentali per conoscere le caratteristiche e le usanze della popolazione dell'epoca. Lo studio permette di ricostruire anche gli intensi contatti di Ancona con l'oriente mediterraneo

, Cisterna romana Cento Camerelle, Cisterna romana Piscina Cardito, Cisterna romana Piscina Lusciano, Macellum (chiamato Tempio di Serapide), Mausolei romani del Fondo Di Fraja, Necropoli romana di San Vito, Necropoli romana di Via Antiniana, Necropoli romana di Via Celle, Ruderi dei Collegia, Stadio romano, Tabernae romane, cd. Tempio di Diana, Terme di Nettuno, Via Celle,

Gli scavi condotti a monte Cugno hanno riportato alla luce un muro di cinta con delle abitazioni e una necropoli. Tra i materiali dei corredi funeari si trovano diverse anfore con alto collo, spalla pronunciata e ricca decorazione sia plastica che incisa, di una tipologia attestata esclusivamente nel

Le prime testimonianze di vita nell'area del comune di Vico Equense risalgono al periodo del VII secolo a.C., grazie a ritrovamenti di corredi funerari facenti parte di una necropoli scoperta negli anni sessanta del XX secolo

, le stele venivano usate in santuari e necropoli ed erano quindi di tipo votivo o funerario. Le stele pervenuteci sono poche e presentano la caratteristica dei prototipi rispetto alla vasta testimonianza di stele

delle Ripaie e della Guerruccia, situate sui versanti che guardano a ovest e a nord. Gli insediamenti presenti lungo le colline trovarono il loro punto di incontro nell'area della necropoli dove, intorno alla fine dell'

Attualmente nel sito archeologico possono ammirare alcune necropoli sicule del IX e VIII secolo a.C., la Grotta del Carciofo (catacomba ebraica), la Grotta delle Cento Bocche, le antiche concerie e i mulini della valle del carosello, i resti della cinta muraria e del Castello Reale con la sua Porta che ha inciso il motto

Tutta l'area di Jabal Barkal e le necropoli dei due lati del Nilo costituivano una grande realizzazione architettonica che celebrava la grandezza di Napata. Molti reperti rinvenuti nella regione, figurano oggi nei musei di tutto il mondo. A cominciare dal

, poi alcuni crolli ostruirono il passaggio e la parte rimasta integra venne utilizzata come necropoli paleocristiana; ripristinata per mano dei Bizantini, venne poi in parte fatta crollare durante le

Relativamente al periodo ellenistico si ricordano le necropoli di Campansi (gruppo di tombe ipogee a camera quadrata corredate di ceramica a vernice nera di tipo volterrano, ceramica d'impasto grezzo e ceramica acroma, attribuibili ad un'epoca compresa tra il

con la costa tirrenica. Nel corso di scavi per impiantare condotte per l'irrigazione sono venuti alla luce alcuni reperti archeologici tra cui: statuette votive in creta del VI secolo a.C., resti di un'antica cinta muraria in blocchi poligonali, probabilmente risalente al periodo delle guerre sannitiche, un piccolo anfiteatro, una necropoli ed un santuario, questi ultimi due antecedenti alla conquista romana.

Ad epoca tardo-antica (V-VI secolo d.C.) risalgono alcuni insediamenti, di cui rimangono le necropoli costituite da tombe a fossa scavate nella roccia ed una caratteristica produzione ceramica, detta

), inoltre, sembrano mettere in rilievo, accanto ai singoli individui, la famiglia e i gruppi familiari, che si identificano appunto per l'occupazione di determinati settori delle necropoli e per la comunanza dei corredi e dei rituali (

: in tutto si contavano oltre un migliaio di reperti, provenienti in larga parte dalla necropoli di Madonna delle Grazie. Nella stessa sala erano esposti quattordici affreschi, tra cui diverse nature morte ed un quadretto proveniente dal

a pianta ovoidale e resti di mura composta da enormi massi. Resti di una necropoli, da cui sono tornati alla luce dischi corazza risalenti al VII secolo a.C., sono presenti al Colle di Santa Lucia, nel centro storico di Magliano

, come dimostrano i reperti ritrovati presso la necropoli terramaricola della Montata, situata prevalentemente sul lato orientale dell'attuale rotonda pedonale di piazza Luigi Cadorna, su viale Umberto I. Un nucleo abitato che rappresenta uno dei primi insediamenti nella zona di Reggio in epoca pre-romana

, che comprende all'interno l'antica necropoli, divisa principalmente in due settori: il primo comprende la via cava del Cavone, Poggio Felceto, Poggio Prisca e Poggio Stanziale, a nord del fosso Calesine e lungo il torrente Picciolana; il secondo comprende la via cava di San Sebastiano, la necropoli di Sopraripa e la monumentale tomba della Sirena, a sud del fosso Calesine e lungo il torrente Folonia.

, trafitto da una lancia e morto dopo tre giorni di agonia insieme ai suoi tre compagni Rosola, Diocleziano e Fiorenzo, e poi sepolto nella necropoli romana fuori dalle mura. In tale necropoli, durante gli scavi effettuati nel

sull'antica necropoli punico-romana in cui erano sepolti i resti del santo martirizzato, il palazzo giudicale, situato probabilmente nei pressi dell'ex caserma della Guardia di finanza in corso Umberto, dove in una cripta della cappella palatina venivano tumulati i giudici e la

In epoca romana, l'area cartocetana (in prevalenza boscosa) ospitava non solo alcune ricche ville, ma anche appezzamenti agricoli, luoghi sacrali e necropoli, queste ultime situate in vari punti posti ai lati dell'antica via consolare

), con pregevoli mosaici; di una vasta necropoli con tombe a grotticelle in contrada Monte (X-VIII secolo a.C.). In contrada San Cosimo sono stati rinvenuti reperti risalenti al XXII/XX secolo a.C. e due necropoli una del

e vi trovano posto alcuni dei reperti rinvenuti nella necropoli di Colle Ete. Una raccolta di manufatti, armi e gioielli, in bronzo e ambra, che racconta il popolo piceno, stanziatosi nel territorio in epoca arcaica. Si possono osservare anse di vasi in stile ellenico, ceramiche dipinte, o in bucchero, commerciate con gli

La necropoli punico-romana di Pill'e Matta (Quartucciu-CA): antropologia e archeologia - Rosalba Floris , Roberto Angioni , Davide Camboni , Andreina Catte , Giovanni U Floris , Emanuele Pittoni , Donatella Salvi , Enea Sonedda , Elena Usai.

Mausoleo dei Giulii nella necropoli, si presenta a pianta quadrata e a due piani: quello inferiore con l'ingresso alla tomba e quello superiore comprendente una nicchia per la statua funeraria, sormontata da un tetto a piramide.

, una grande villa romana di epoca repubblicana, una necropoli longobarda - con corredi funerari maschili e femminili, armi, ornamenti personali e oggetti di uso quotidiano - e i resti di una chiesa di quel periodo.

), dovette essere un centro di primaria importanza in epoca preromana: oltre alle necropoli (piuttosto frequenti, comunque, anche nel resto d'Irpinia), a Casalbore sono state infatti rinvenute due fornaci (destinate alla produzione di ceramiche e laterizi)

. Un'ulteriore prova sul coinvolgimento di Orgosolo nella contesa tra le due diocesi, viene dalla partecipazione di una rappresentanza orgolese alla cerimonia di traslazione delle reliquie dei martiri dalla necropoli di S. Saturnino alla

i resti di tale necropoli e dell'insediamento preromano. Tale ipotesi di una probabile fondazione in quell'epoca potrebbe essere confermata anche grazie al ritrovamento di reperti murari risalenti al I secolo a.C.

. Questi cammei, in particolare, erano frequenti in oggetti d'ornamento e collane e, probabilmente, quelli presenti sulla croce sono stati saccheggiati da tombe e necropoli e infine pervenuti al tesoro del monastero per donazione

Il territorio di Campoformido e delle frazioni fu abitato certamente in epoca romana, a partire almeno dal I - II sec. a. C. Svariati insediamenti romani erano presenti sul suo territorio e diverse necropoli sono state rinvenute in tutto il territorio comunale.

Uscendo dalla via cava il sentiero prosegue a destra e conduce alle rive del torrente Meleta: una volta oltrepassato il ponte pedonale si arriva alla monumentale necropoli di San Giovanni, che deve il suo nome dal vicino ponte a otto arcate costruito per volere di

Probabilmente queste capanne erano relative a gruppi di capanne aventi una struttura sociale parentale. Sono tutte situate in punti nodali, fondamentali per un'economia di scambio. Di rilevante interesse la necropoli di Taverne di Serravalle, ancora non indagata in modo estensivo, che doveva essere in relazione con l'abitato protostorico di

; a mattina (meridione) della chiesa si trovava peraltro un sagrato, ossia una piccola necropoli con un'ampia copertura sostenuta da quattro pilastri, tre dei quali sono visibili nel catasto napoleonico del

. La vasta necropoli rinvenuta nei pressi del monte Sant'Elia testimonia invece i resti di una fortificazione ellenistica (strutture abitative, fosse e tratti di un muro di fortificazione a semicerchio; sepolcreto di datazione VI secolo a.C. - I secolo a.C.

Sono presenti anche siti archeologici risalenti all'epoca arcaico-classica, tra l'ottavo ed il quinto secolo a.C., nelle contrade Castellana, Arcia e Iacolano, dove sono state rinvenute ceramiche che lasciano intuire la presenza di insediamenti umani dediti allo sfruttamento agricolo del territorio, reso possibile anche dalla presenza del vicino fiume Maroglio. Testimonianze di arcaiche forme di culto religioso sono state, invece, riscontrate a Pisciotto e Valle Madoni, oltre che nella stessa contrada Arcia, dove sono stati rinvenuti resti di antiche necropoli. Secondo molti studiosi, questi ultimi ritrovamenti fanno pensare che il territorio di Niscemi avesse raggiunto un buon livello di organizzazione urbanistica, caratterizzata sia dalla presenza di aree urbane che di aree extraurbane

, il dio creatore, tra due leoni, l'airone cinerino simbolo di resurrezione, la mummia osiriaca di Nefertari sul letto funebre, guardata da Iside e Nefti in forma di falco, la porta della necropoli e l'occhio

, in particolare tre vasi funerari e diverse costruzioni che ospitavano i cavatori di pietra che lavoravano nelle cave della zona; ricerche ancora successive hanno portato alla scoperta dei resti di una necropoli e di tracce della strada che univa

, di cui si hanno tracce in necropoli rinvenute nel contado, e le aree archeologiche presso lo stesso Quadrilatero, con corredi funebri, vasellame, cinture, oggetti domestici, che testimoniano le varie fase evolutive di queste sepolture, dall'era arcaica sino alla fase ellenistica nel III secolo a.C. San Salvo tuttavia non era sviluppato come un nucleo abitativo vero e proprio, a differenza della vicina Histonium, nel II secolo venne conquistata da Roma, e si ha la prima testimonianza scritta da

, dove si trova l'area archeologica della vasta necropoli italica, risalente alla Preistoria, e usata anche durante il dominio romano. Proseguendo verso Rocche di Civitella, si passa a poche centinaia di metri dall'imponente

, nella Sardegna meridionale, secondo lo studioso Paolo Bernardini appare di nuovo la statuaria monumentale, molto probabilmente in connessione con una necropoli. In quel sito una ricognizione di superficie ha recuperato tra le pietre ammucchiate dal dissodamento dei campi, una testa umana in pietra arenaria sormontata da un alto e ricurvo copricapo, ornato da

, e vi vennero eretti templi, necropoli, taverne, edifici rustici, empori, magazzini portuali ed un faro di controllo, facendo raggiungere all'insediamento un certo livello di importanza, mantenuto anche nel primo Medioevo, al pari di

il canonico della cattedrale di Volterra Pietro Franceschini rinveniva nei pressi della necropoli etrusca del Portone un ipogeo di notevoli dimensioni risalente all'epoca ellenistica, contenente quaranta urne etrusche, che nel

Secondo alcuni archeologi che scavarono il sito (C. Tronchetti, A. Bedini) le statue avevano come scopo la monumentalizzazione della necropoli. Un indizio in tal senso sarebbe fornito dalla tomba numero sei dell'area scavata dall'archeologo Carlo Tronchetti all'interno della quale fu rinvenuto un frammento di scarto di lavorazione di uno scudo rendendo plausibile - secondo gli studiosi - la realizzazione in loco delle statue che sarebbero state costruite appositamente per la necropoli. In base ad alcune considerazioni circa le caratteristiche scultoree, gli studiosi ritengono che anche betili e modelli di nuraghe furono scolpiti appositamente per adornare la necropoli o il santuario.

Lo scavo permise di portare alla luce una strada monumentale e appurare come la monumentalizzazione della necropoli, tramite l'aggiunta delle statue, fosse coeva alla realizzazione della strada stessa. Furono inoltre rinvenute nuove e numerose parti delle sculture e al di sotto di una di queste fu rinvenuto un grande frammento di

Vi erano almeno tre aree cimiteriali, una che insistevea sulla necropoli punica di Tuvixeddu, un'altra tra la zona presso le chiese di San Lucifero e di San Saturno e il colle di Bonaria, ed una terza, lungo l'attuale viale Regina Margherita, ove erano sepolti i classiari, ovvero marinai, del distaccamento della

), Raziel prosegue dunque attraverso la necropoli, presidiata un gruppo di cacciatori di vampiri, e scorge le rovine della facciata di un tempio vampiresco, la Forgia delle Tenebre, ma essendo la struttura posta troppo in alto, Raziel deve trovare un modo alternativo per raggiungerla. Nel suo cammino incrocia delle creature aggressive nei suoi confronti. Tali creature, denominate

. Vennero alla luce in una necropoli: uno dei corredi era inizialmente costituito da un'olla in argilla contenente degli oggetti in bronzo; l'olla, durante gli scavi, si ruppe e quindi si sono conservati solamente i manufatti in bronzo

medievale di origine romana, (necropoli del III secolo sono state ritrovate dove ora si trova la stazione ferroviaria, che ebbe, in passato, grande importanza: prima della nascita dell'asse Como-Chiasso, era, infatti, passaggio obbligato per il

era considerato la sua manifestazione terrena, venne via via unificato con quello di Seker, patrono della necropoli cittadina. Col tempo a questa prima unione Ptah-Sokar venne ad affiancarsi anche Osiride, nella sua veste di dio dell'oltretomba, andando a formare il culto

ed il Comune di Ascoli Piceno rappresentato dall'Assessorato alla cultura, nella quale si affida a quest'ultimo il deposito quinquennale di corredi della necropoli longobarda di Castel Trosino conservati nel Museo nazionale dell'alto medioevo per l'esposizione nel Museo di




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Ultimo aggiornamento pagina:

05 Gennaio 2022

03:05:11