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Frasi che contengono la parola lapidi
ha lasciato dei ricordi attraverso i monumenti dedicati ai caduti; questi infatti vennero onorati con un altare, sul quale sono presenti i nomi di tutti i cilavegnesi che diedero la vita in combattimento. Insieme alle lapidi dei patrioti della seconda guerra mondiale, quello in onore delle vittime della prima guerra mondiale rappresenta un importante luogo di commemorazione del periodo bellico novecentesco. Con l'avvento del
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. Tipici della scultura longobarda sono le rappresentazioni zoomorfe e il disegno geometrico; tra le sue manifestazioni sopravvissute fino ai nostri giorni, si annoverano pannelli d'altare, fonti battesimali e soprattutto splendide lapidi dai
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, accorrono sul posto, ma non possono fare altro che osservare attoniti lo spettacolo, non potendo intervenire per la mancanza di acqua e il continuo lancio di proiettili: grosse gocce di piombo fuso ricoprono i marmi del pavimento e le opere allineate lungo le pareti interne. Persino un soldato tedesco di passaggio si ferma e cerca, una volta montato sul tetto, di isolare le fiamme, ma senza successo. Per tutta la notte i pezzi del tetto rovinano sulle opere d'arte sottostanti, mentre il giorno successivo il fuoco completa il proprio lavoro danneggiando gli affreschi e bruciando le porte dell'edificio. Nei giorni successivi ulteriori danni vengono fatti da ignoti, che spaccano le antiche lapidi per dare sepoltura ad alcune persone morte in quei giorni nel vicino ospedale.
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, ove si ammira. Sotto il pavimento di questo edificio sacro si scorgono le cripte destinate a raccogliere i resti dei savocesi appartenenti al ceto popolare, non essendo leggibili lapidi ed iscrizioni che possano rimandare alla presenza di personaggi blasonati. Di questa chiesa restano solo le mura perimetrali adornate all'interno da preziosi fregi ed il prezioso portale in pietra.
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azzurre, che risaltano sul bianco calce delle mura, e con alcune iscrizioni. Al suo interno vi sono alcune tombe, di cui una al milite ignoto musulmano, e tre dedicate a militi con nome, uno Tunisino, uno Algerino, uno Marocchino. Tutte le tombe sono disposte sull'asse Nord-Est Sud-Ovest, con le lapidi rivolte a Nord-Est, ad eccezione di alcune tombe, poste dietro il minareto, di soldati
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Nella frazione di Fasano furono ritrovate lapidi di epoca romana, quando lungo le sponde del lago sorgevano grandi ville, come quella dei Nonii Arii, i cui resti sono tuttora visibili nei pressi della chiesa parrocchiale di Toscolano Maderno.
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ordinati secondo gli anni della campagna di guerra e raggruppati secondo la zona di combattimento; nell'atrio dell'ingresso occidentale altre grandi lapidi a tutta parete riportano i nomi dei bolognesi caduti durante la
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nel corso del XV secolo riportando alla luce il primitivo stile architettonico. La facciata esterna fu rifatta nel Quattrocento e presenta un portale a pseudo protiro sormontato da una trifora; ai lati dell'edificio sono presenti epigrafi ed antiche lapidi del
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non approva che vi siano scritte su lapidi che ricordino il morto, per un'ansia di uguaglianza degli uomini e delle donne dopo la morte, ma non sono mancate in passato lapidi coi nomi dei defunti e con brani coranici che ne attestino la fede
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, raffigurata nella statua soprastante l'altare, e presenta sulle pareti laterali numerose lapidi con scolpiti i nomi dei donatori che finanziarono la costruzione della chiesa; nella parete di fondo si aprono tre monofore con vetrate policrome raffiguranti
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, mentre le finestre, per mantenere sempre un'atmosfera tetra, erano state oscurate e l'idea era quella di ricoprirle con lastre di polistirolo sagomate come fossero lapidi di tombe, ma mancarono i fondi e il tempo. A proposito dell'
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Il blocco dei fondi avvenne a causa di un nuovo sistema che la WNMS aveva adottato per raccogliere fondi per la costruzione, incoraggiando singoli, organizzazioni e istituzioni a inviare lapidi commemorative che sarebbero poi state murate nelle mura interne dell'
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. Dopo detta catastrofe, della chiesa non restarono che pochi muri lesionati e cadenti, testimoni di uno splendore di tre secoli d'arte ormai perso e delle lapidi marmoree sepolcrali. Fu ricostruita sui resti della precedente chiesa in
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La facciata neoclassica si presenta in marmo bianco e grigio, alabastro e basalto. Divisa in due ordini da un cornicione, nell'ordine inferiore, suddiviso in cinque fasce da quattro colonne, sono inseriti i tre portali d'entrata: due lapidi, rifacimenti di quelle antiche, ricordano le vicissitudini del portale centrale, costruito dal vescovo Roberto nel
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. Nello stesso periodo vennero accorciate le monofore lungo la navata, in modo da lasciare in basso lo spazio per nuovi altari laterali. Il pavimento ospitava anticamente numerosissime lapidi funebri, che vennero selezionate nel restauro del
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, periodo del quale sono stati rinvenuti reperti di notevole importanza, tra cui due lapidi funerarie. Si presume che anche il toponimo trovi origine in quegli anni, derivando dal nome latino di un antico proprietario terriero di allora, tale Aurinus, a cui venne aggiunto il suffisso aggettivale
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, e la costruzione di un consistente centro abitato sulle rive del lago. A tal riguardo numerosi sono i reperti rinvenuti, tra cui numerose sepolture con relative lapidi, risalenti ad un periodo compreso tra il
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. In tale tale relazione si legge che il monastero era in rovina ma ancora munito di una torre con lapidi, di cui oggi si possono notare i ruderi. Tali resti si compongono di una struttura con base quadrangolare con paramento esterno realizzata con conci di
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Le lapidi decorate a intarsio presenti nella stanza interna del mausoleo indicano l'attuale ubicazione delle tombe, in una cripta posta direttamente al di sotto della camera principale. Sotto il regno di Ulug Beg un blocco di
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Lungo le pareti delle navatelle si susseguono alcuni monumenti funebri di cardinali diaconi della chiesa; in quella di destra, poi, vi sono anche tre frammentarie lapidi tombali in versi greci, di epoca antica. Quest'ultima termina con un altare, attualmente sede della
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Sono tutt'ora visibili diverse delle ventisette lapidi tombali che in essa erano inglobate, di varie epoche e prevalentemente illeggibili, delle quali mantiene la sua collocazione quella del cardinale
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Lapidi, cippi, monumenti partigiani di Castelnuovo Rangone, Castelvetro, Guiglia, Marano sul Panaro, Montese, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola, Zocca / Mario Gavioli, Giorgio Barbieri; con la collaborazione dell'ANPI dei comunidi Castelnuovo Rangone, Castelvetro, Guiglia, Marano sul Panaro, Montese, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola, Zocca
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Il film comprende anche cani, volpi, maiali, scoiattoli, orsi, procioni, oche e polli non identificati. La stampa DVD rivela che la scena del cimitero comprende anche lapidi contenenti riferimenti ad artisti famosi, tra cui
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della famiglia, affiancato da due vasi ornamentali; ai lati del settore mediano, con il portale bugnato e la soprastante apertura con timpano arcuato, sono collocate due lapidi che ricordano, rispettivamente, i soggiorni del principe Carlo di Lorena Comercy, nel
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, come sarcofagi, lapidi e lastre graffite. Successivamente il museo ha avuto il compito di accogliere numerosi altri reperti ed opere d'arte, a causa della chiusura di alcune chiese cittadine o della loro distruzione a causa dei
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del teatro; sugli ingressi laterali, invece, due lapidi d'epoca contemporanea riportano le date della costruzione e dei restauri del teatro e le dedicatorie ai loro responsabili. Sull'ordine superiore si apre una piccola
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frequentata soprattutto dalla borghesia. La madre, Julia Elizabeth Westall Wolfe, era una speculatrice immobiliare di successo, mestiere che, secondo Wolfe stesso, la tenne lontana dai suoi doveri di madre e moglie. Il padre, William Oliver, era un incisore di lapidi originario della
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Lungo le pareti delle navatelle si susseguono alcuni monumenti funebri di cardinali diaconi della chiesa; in quella di destra, poi, vi sono anche tre frammentarie lapidi tombali in versi greci, di epoca antica. Quest'ultima termina con un altare, sede della
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. Fino al XVII secolo fu la parrocchiale di Sestri Levante, titolo ora appartenente alla chiesa di Santa Maria di Nazaret. L'edificio fu trasformato in stile barocco nel corso del XV secolo riportando alla luce il primitivo stile architettonico. La facciata esterna fu rifatta nel Quattrocento e presenta un portale a pseudo protiro sormontato da una trifora; ai lati dell'edificio sono presenti epigrafi ed antiche lapidi del
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in terracotta smaltata d'azzurro (evocante la volta celeste) con nella chiave di volta un sole radiante dorato. Sulle pareti laterali prendono posto le lapidi commemorative degli esponenti della genealogia, mentre in fondo alla cappella trova posto un altare adornato dall'effigie della
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. All'interno si trovano la cappella per la celebrazione delle messe e le lapidi che ricordano la sepoltura di sacerdoti e parroci storici di Brugherio, tra cui don Gian Andrea Nova. Non mancano diverse tombe monumentali in pietra e marmo, destinate ad ospitare i resti di personaggi storici quali il sindaco Michele Veladini, il fratello di lui Paolo (acceso patriota) e di altri sindaci e famiglie storiche brugheresi
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potrebbe aver tratto ispirazione per il suo stile di vita ascetico dal contatto con il monachesimo buddhista, sebbene il fondamento e le Scritture fossero ebraiche. Ad Alessandria sono state trovate anche lapidi buddhiste del
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, e la costruzione di un consistente centro abitato sull rive del lago. A tal riguardo numerosi sono i reperti rinvenuti, tra cui numerose sepolture con relative lapidi, risalenti ad un periodo compreso tra il
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Ultimo aggiornamento pagina:
11 Gennaio 2022
13:17:05