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Frasi che contengono la parola guelfi
Tra le cause della sconfitta sveva non va sottaciuta la spregiudicata iniziativa dei capi guelfi di far colpire dai fanti e dagli arcieri i destrieri dei cavalieri nemici, cosa ritenuta all'epoca sleale e scorretta: v. Cesare Pinzi
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i guelfi si ripresero definitivamente Firenze, cacciando tutte le famiglie ghibelline. Molte rientrarono gradualmente ritrattando il proprio credo politico, ma solo gli Uberti subirono un crudissimo accanimento: condannato come eretico quasi venti anni dopo essere morto, le sue ossa vennero riesumate dalla
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Il Papa con questa mossa intendeva rafforzare il suo potere sui guelfi, i quali vedevano nei ghibellini di Modena, alleati con l'imperatore, il nemico principale con il quale occorreva risolvere l'antica questione dei confini. D'altra parte Bologna aveva allargato le sue mire territoriali, dovendo fronteggiare il tumultuoso incremento demografico conseguente alla fama della sua
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appaiono citati i consoli di Voghera: aiutati da Pavia i Vogheresi si erano dunque sottratti al governo vescovile e si reggevano a comune. Seguirono sempre Pavia nelle guerre successive tra i Guelfi e i Ghibellini, tenendo quest'ultima parte, ovvero quella imperiale. Lo stesso imperatore
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Negli anni settanta dell'Ottocento, quando ormai era ovvio che la casa regnante dei Guelfi si sarebbe estinta, gli Hannover proposero la loro ascesa al trono di Brunswick, ma si scontrarono subito con la forte pressione prussiana contro
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Nei primi decenni del Duecento i Ghibellini erano protetti dall'imperatore Federico II, mentre per i Guelfi la tutela politica era meno definita. I Ghibellini fiorentini misero a segno una prima vittoria con la cacciata nel giugno del
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La lotta tra Guelfi e Ghibellini fu raffigurata simbolicamente con un'aquila, insegna dell'Impero, che artigliava un leone e con un leone, animale araldico avversario dell'aquila, che sbranava un'aquila.
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I Pazzi crebbero in fortuna e prestigio come altre famiglie fiorentine, dedicandosi al commercio e alla finanza, con una notevole bravura che permise loro di arricchirsi alquanto. Politicamente guelfi, tra i loro componenti si distinse anticamente
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ed il vicariato angioino in Toscana formalizzarono una dichiarazione di guerra nei confronti di Pisa, scendendo al fianco degli esiliati guelfi e del conte Ugolino della Gherardesca, il quale, seppur ghibellino, era ostile al progressivo desiderio del comune di impadronirsi dei domini sardi dei suoi cittadini e desiderava tutelare i propri interessi in
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i capi Trussardo Rota, Andrea Rota, Cripio de' Crippi di Strozza, Pinamonte e Peppino Pellegrini di Capizzone, Matano di Mazzoleni, Foppo da Locatello, Andriolo Greppi da Strozza, Butazolo Rota e altri. I ghibellini contavano invece nelle loro file Eugenio, Simone, Zavino e Mogna de' Carminati di Brembilla, Jacopo Gritti de' Locatelli di Berbenno, Andreanino Rota di Rota Fuori, i Dalmasani di Clanezzo. In principio furono i guelfi a prevalere, ma i ghibellini, non rassegnandosi alla sconfitta, chiesero l'appoggio di Matteo Visconti (
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e dei Celeri contro Brescia porta alla devastazione di Pisogne e all'uccisione di parecchi guelfi ivi residenti. A seguito di questo fatto la cittadina venne fortificata tra il XII ed il XIII secolo e concessa alla nobile famiglia Brusati.
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. Sull'altopiano di Clusone queste guerre videro contrapposti i Guelfi dei castelli di Fino e di molti altri comune della Alta Valle Seriana, in particolare di Onore, di Gromo, di Castione, di Gandellino, contro i Ghibellini del potente castello di San Lorenzo appartenente alla
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quando i guelfi attaccarono ed espugnarono la rocca ghibellina posta sul colle di San Pietro, dando poi fuoco alle abitazioni della zona nord del paese. Gli abitanti si rivolsero quindi a Ludovico Visconti,
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, riuscirono a garantirsi la trasmissione ereditaria del titolo. Succedeva altre volte, invece, che scoppiassero addirittura guerre per l'ottenimento del titolo, come quella tra Guelfi e Ghibellini, scoppiata alla fine del XII secolo ed estesasi anche a
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e la campagna circostante. A questo proposito il Marzano ebbe un duro scontro con Francesco della Torre che infine lo convinse a muovere verso quella cittadina. Durante la marcia molti soldati disertarono tornandosene a Pavia e i restanti furono infine sconfitti dai viscontei guidati dal conte di Salibrun, da Galeazzo Visconti e da Giacomo Landriani. I pavesi, avendo udito che il Marzano aveva tradito i guelfi per denaro, ne saccheggiarono il palazzo e lo avrebbero linciato se non fosse stato difeso da Francesco della Torre.
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D. Iohannes Ghadubi judex et D. Bavera judex de Upizzinghis sindici ...partis ecclesie seu Guelforum exititiorum de civitate pisana nec non D. Comitis Ugholini de Donoratico et Comitis Anselmi de Capraria et eiusdem Comitis Ugholini, Gherardi Vicecomitis, Taddei Comitis de Montergiale et D. Iohannis Cadobi, tutorum Ugolini et Guelfi filiorum olim illustris viri domini Iohannis, judicis Gallure...
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gli armati del conte Ugolino e del giudice Nino giunsero alle armi; grazie all'intervento dei guelfi lucchesi, i Visconti ebbero il sopravvento, e, dopo aver espugnato il castello, scacciarono dal borgo i sostenitori del nonno del giovane diarca
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Ultimo aggiornamento pagina:
19 Dicembre 2021
10:14:51