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Frasi che contengono la parola demolito

Dal Salone degli Ambasciatori si passa a una serie di ambienti con vista mare: da qui originariamente era possibile accedere a un corpo di fabbrica chiamato Belvedere, demolito durante i lavori di ristrutturazione del Genovese, e al giardino pensile

(XVI secolo), proveniente dal demolito oratorio di San Rocco (l'oratorio era sul mare, a Priaruggia; venne ricostruito accanto alla chiesa della Castagna nell'Ottocento). All'altare maggiore una rara tavola firmata da

A sud della Villa sono ancora visibili delle rovine precedenti all'epoca della sua costruzione: potrebbe addirittura trattarsi dei resti di un muro perimetrale del castello, demolito per usare il materiale nelle successive costruzioni, la

con la caduta del prospetto principale, il crollo di tutto il terzo piano e la rovina degli interni. Fu in seguito demolito con il piccone e la dinamite. Molti suoi elementi decorativi si trovano oggi nel

, sostituito successivamente da un piccolo ponte in muratura. Il fossato antistante era alimentato dal fiume Chiascio. Nei primi decenni del Novecento il fossato venne interrato e il ponte demolito per lasciare spazio alla carreggiata stradale. I merli in laterizio che coronano la terminazione della porta sono stati ricostruiti nell'intervento di restauro del

, riportando gravi danni all'aereo e alla pista. Tutti i passeggeri e l'equipaggio furono evacuati con successo senza gravi lesioni. L'aereo venne demolito e successivamente fu restaurato, da un investitore privato, come centro di apprendimento per bambini nel

, che era situato sulla linea prevista dal tracciato ferroviario, doveva essere interamente demolito. Molteplici proteste permisero di salvarlo in extremis, modificarono la direzione rettilinea prevista con una grande una curva per evitarlo. Tuttavia il grande

- leggendo l'incipit sembra che il palazzo sia stato volutamente smontato (verosimilmente catalogando i pezzi) e ricostruito. Invece dalla storia sembra che sia stato proprio almeno parzialmente demolito, e non smontato. Da chiarire meglio la questione

, quando fu demolito il quartiere di Piccapietra. Aperta nel pendio orientale del colle di Piccapietra, collega via XX Settembre a piazza Corvetto con andamento in leggera salita e due ampie curve. La strada passa accanto alla

, quando fu demolito per costruirvi un moderno caseggiato, in cui trovarono spazio uno dei primi supermercati del quartiere ed una piccola sala cinematografica, oggi trasformata nella filiale di un istituto di credito.

quando, durante i lavori per la realizzazione dello stok Scaringi S.p.A. nella contrada Mezzocampo di Misterbianco, venne demolito un tratto dell'acquedotto rinvenuto durante gli scavi per le fondamenta.

, dopo aver demolito la piccola abside, fu costruita l'attuale cappella rotonda, con cupola e di maggiore estensione rispetto alla precedente; il progetto fu affidato all'architetto e scultore genovese

. Ad incrementare il flusso di viaggiatori era anche la presenza dell'ippodromo. Il percorso aveva capolinea nel piazzale delle Cascine e transitava attraverso l'omonimo borgo, interamente demolito nel

, sito in origine presso l'omonimo ospedale demolito per far spazio ai nuovi fossati e baluardi. Una cappella dedicata a San Bartolomeo fu poi costruita presso il vecchio ospedale omonimo, nei pressi della chiesa di San Francesco, e successivamente anche nel moderno ospedale presso il quartiere di Santa Caterina.

, in seguito alla loro rivolta contro il papa, ed occupava ampia parte del versante sud di Perugia. Per la sua costruzione furono utilizzati i materiali dell'antico borgo di Santa Giuliana, demolito per intero con relative chiese e conventi, mentre le case, vie, torri e cortili ricadenti nel perimetro del nuovo edificio furono inglobati e coperti con possenti volte, costituendone il piano interrato.

e sottoportici. Il nucleo originario del paese ha una direzione est-ovest chiusa a nord dalla chiesa e dal castello-palazzo Grandinati/di Sangro sito nell'attuale area della casa ex D'Aloisio-Lalla. Il castello-palazzo fu demolito in seguito alla

, concepito per gli operai del cotonificio, con annessa villa padronale (prima Crespi, poi Fabiani, amministratore): oggi parzialmente demolito il primo e in stato d'abbandono la seconda. Il progetto del quartiere operaio fu poi ampliato e portato al massimo compimento a

Nei primi del Novecento venne demolito il muro che cingeva l'area e collegava la Scuola alla Chiesa di san Rocco, e, spostata la statua di San Rocco, si venne a formare una nuova calle che si immetteva direttamente nel campo della confraternita.

: finite quindi le persecuzioni, il carcere, simbolo delle persecuzioni contro i cristiani, fu demolito e sulle sue rovine innalzata una primitiva chiesa dedicata al martire, di cui si ha traccia dal V secolo

, la chiesa venne ancora trasformata, privata di alcuni finestroni e del convento adiacente, che fu completamente demolito per la costruzione degli attuali palazzi, che la connettono alla piazzetta retrostante (

) il palazzo si presentava su tre piani distribuiti per sei assi, con due portoni, a guardare la piazza, ma sull'attuale via dei Gondi il palazzo era affiancato da un antico edificio della famiglia degli Asini, che venne demolito verso il

e anch'esso demolito alla fine degli anni settanta. Questo era situato tra il vado del Carmine (ancora nella sua posizione originaria) e la torre Brava (in esso inglobata) e mostrava uno stile tipicamente fascista.

proseguendo il rilevato in discesa fino ad affiancarsi al XXIII binario del fascio merci della stazione con un semplice marciapiedi per la fermata proseguendo fino al porto quasi a filo del mare. Il viadotto in ferro venne demolito alla fine degli

Anche qui, una volta demolito il portello che qui si apriva, questo tratto venne sostituito dall'arcata altissima dell'acquedotto, simile a quella accanto al varco presso San Domenico. Tale arco venne demolito con l'apertura del secondo tratto di via Assarotti o via Roma, con la realizzazione dell'annessa

venne demolito il campanile che era stato costruito sopra le colonne superstiti del tempio, a causa delle sue precarie condizioni statiche. Altre indagini e saggi furono condotti ancora da Saponieri, insieme all'architetto francese Joseph Toussaint Uchard nel

), con la collaborazione degli ingegneri Salvatore Di Pasquale, Francesco Lardani, Claudio Messina, Leonardo Paolini, Vittorio Varrocchi e dell'architetto Pier Francesco Tramonti. Demolito il precedente edificio tra il

con orecchione, corrispondente all'antica chiesa di Santa Maria. I vani interni del bastione inglobano i ruderi del tempio di culto demolito per consentire la realizzazione dello stesso, oltre a depositi d'artiglieria e magazzini di granaglie, era adibito a prigioni. La

), che per la sua mole mostra aver fatto parte di un grandioso edificio, del quale altro non resta che questa gran nicchia, e due pezzi di muro laterali, essendo stato demolito il resto per impiegare i materiali nella facciata della suddetta basilica

fu demolito l'edificio situato fra via del Cappello e lo Stradino fu creata una piazza di fatto unita alla piazzetta di Livorno vecchio ma con un nome diverso, piazza San Giovanni. In seguito le due piazze ebbero un'unica denominazione, piazza Galli Tassi, dal nome del finanziatore del vicino ospedale di Sant'Antonio. Tutto scomparve nel

In origine per attraversare la struttura bisognava pagare un pedaggio, ma dopo l'implementazione della riscossione del pedaggio per via elettronica a Wuhan, il casello posto ai varchi del ponte fu demolito.

il palazzo fu demolito e alcuni affreschi furono salvati tramite strappo; alcuni furono venduti all'asta e altri sono ancora conservati; di tutti rimangono i cartoni. Prima della distruzione, le opere conservate nel palazzo vennero fotografate. Al

. Il complesso del vecchio mercato venne demolito negli anni cinquanta del XX secolo, quando il comune di Cagliari cedette l'area ad alcune importanti banche, che edificarono, in luogo dello storico monumento, le loro sedi, nei palazzoni che si vedono ancora oggi. Resti del vecchio mercato (trasferito poi nell'attuale sede, nel quartiere San Benedetto) sono, in sito, uno dei tre avancorpi dell'edificio principale e alcune parti delle colonne dell'edificio porticato, poste nella piazza della chiesa della Vergine della Salute, al

di terra, ivi posti per alzare il livello del suolo. Le cappelle laterali vennero leggermente danneggiate nell'ampliamento del fabbricato; la chiesa divenne un'ampia scuderia mentre la cappella di sant'Antonino un ambulatorio veterinario. Infine il coro venne demolito per tre quarti per facilitare il passaggio dei cavalli. Nel

a Piazza Garibaldi) viene quasi completamente demolito a causa della fatiscenza di alcuni edifici. Al suo posto nasce l'attuale Galleria Mazzini e la Galleria Polidoro dal nome di uno dei borghi del quartiere, nei cui pressi sorgono il

) ricostruito di recente durante i lavori di restauro, come previsto dal progetto originario; lo stesso progetto prevede anche la ricostruzione di una parte dell'ultimo livello del palazzo, demolito dopo il

Palazzo del Parlamento, poi Valignani (Largo del Pozzo): risaliva al XV secolo, rifatto nell'Ottocento. Il palazzo semicrollato nei primi anni del Novecento, fu demolito per la costruzione della Banca d'Italia;

Ex oratorio di San Bartolomeo, sito in origine presso l'omonimo ospedale demolito per far spazio ai nuovi fossati e baluardi. Una cappella dedicata a san Bartolomeo fu poi costruita presso il vecchio ospedale omonimo, nei pressi della chiesa di San Francesco, e successivamente anche nel moderno ospedale presso il quartiere di Santa Caterina.

viene raggiunto l'angolo ponto-cerebellare. Al fine di arrivare al condotto uditivo interno attraverso la via d'accesso mastoidea, deve essere demolito il blocco labirintico, con conseguente perdita della funzione uditiva. Questa via viene utilizzata nei gravi casi di compromissione nervosa in cui la via retrosigmoidea non consenta l'esposizione di tutta la massa neoplastica.

Porta Tosa ancora inserita nelle mura spagnole in una foto del XIX secolo. Demolito alla fine dell'Ottocento l'arco neoclassico, della porta sopravvivono oggi solo i caselli daziari. Fu descritta da Alessandro Manzoni ne

un progetto moderno e dinamico, costruito sul modulo quadro e che ruotasse attorno allo spazio del chiostro e della chiesa. Dopo aver in gran parte demolito il precedente complesso, forse gotico, nel

. I Cornaggia hanno poi aggiunto uno spiazzo a sud della struttura che venne destinato originariamente a giardino interno, hanno eliminato le merlature delle mura (ad eccezione di un breve tratto) e hanno demolito le torri a sud del complesso

Il Collegio Convitto a Legnano all'inizio del XX secolo. Si trovava nella moderna piazzetta Egidio Assi. All'estrema sinistra si riconosce via Giulini, mentre sulla destra si vede l'edificio demolito nel corso del XX secolo per poter permettere la costruzione di un edificio moderno caratterizzato da portici

, quando l'antico prospetto fu demolito e ricostruito (in precedenza l'ingresso della chiesa era posto sul lato meridionale). Lateralmente si trovano due finestre con inginocchiatoi in pietra che si ritrovano spesso negli oratori lungo i sentieri montani, in quanto permettevano ai viaggiatori momenti di preghiera senza dover entrare nella chiesa

ha un altare comporto da alcuni pezzi dell'altare maggiore antico, opera di Benedetto da Maiano demolito e sostituito con un altro nel Seicento. La cappella di fondo, sempre a sinistra, presenta invece la pala con l'




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Ultimo aggiornamento pagina:

01 Gennaio 2022

12:37:26