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Frasi che contengono la parola demolita

, in piena epoca di secolarizzazioni e soppressioni di ordini monastici non fu risparmiato il monastero, che fu abbattuto per permettere l'allargamento del palazzo Magnago Feroni, in seguito al trasferimento delle monache a Monticelli. Anche la vecchia chiesa di San Frediano venne demolita e nel

): una parte dell'edificio secondario venne demolita per fare spazio al palcoscenico mentre la torre ed altri ambienti del palazzetto furono adibiti a servizi per il teatro e per i camerini degli artisti.

nel XVI secolo, parzialmente demolita da Orlando Grosso per recuperare le sottostanti architetture medievali secondo i canoni restaurativi dell'epoca. I lavori di Grosso hanno anche comportato importanti lavori di consolidamento delle stanze interne, necessari in seguito all'indebolimento della facciata, e l'apertura di

A Nord Porta S.Angelo (l'unica ancora esistente) che si apriva sulla piazza antistante l'Abbazia. Ad ovest Porta Pescara, dal nome della contrada sottostante. L'ultimo varco era la Portella, presso il convento di Sant'Agostino, demolita intorno al

, all'interno della cinta muraria tra le attuali Via Mazzini e Via dei Fossi), la porta Orlandi (all'interno della cinta muraria nell'attuale Via delle Carbonaie), la porta Riccia (anch'essa interna, demolita nel

, in seguito alle lotte di religione che insanguinarono la Francia, fu messa a sacco dai protestanti e le sue spoglie date alle fiamme, tanto era il suo richiamo simbolico. Durante il periodo della rivoluzione francese la basilica fu demolita quasi completamente; rimasero due torri, ancora oggi visibili. Nel

. Tra gli altari spicca quello del Sacramento; vi si conservano tele e statue, molte delle quali provenienti da altre chiese dirute, come San Rocco alla Palata (la statua del Santo) e in modo particolare da Santa Maria di Costantinopoli demolita nel

e demolita un anno dopo nel pericolo imminente di crollo, dovuto a problemi strutturali. Tra la demolizione di questa e l'inaugurazione dell'attuale tempio, sono state utilizzate per il culto una cappella provvisoria, del

fu demolita la navata occidentale e venne costruita la cappella del crocefisso o di sant'Agostino. La cappella ha forma rettangolare con volta a botte ed abside. Nella volta un bellissimo ciclo pittorico affrescante la volta che narra storie del

) elegante quartiere residenziale, al centro del paese ed in posizione panoramica. Vi si trovano l'ufficio postale centrale e il liceo psicopedagogico. Prende il nome da un'antica torre medievale resa pendente e pericolante da un tifone e, demolita verso il

; di quest'ultima resta solo il lungo edificio lungo l'attuale via delle Caserme, l'ex bagno penale borbonico. Nel quartiere, che mostra ancora il caratteristico aspetto settecentesco, sorgevano anche le chiese del Santissimo Sacramento, del Rosario, di San Giacomo e della Santa Gerusalemme; la prima fu demolita per la costruzione della

: fu proseguito e completato l'abbattimento delle case dei pescatori alle Sciabiche; fu demolita la settecentesca Torre dell'Orologio, simbolo del campanilismo civico; il nuovo Municipio fu costruito a spese di un palazzetto sorto sopra un convento medievale dei

fu costruita in sostituzione della cappella di palazzo eretta dai cistercensi che sorgeva su un'area oggi occupata dal castello Ruspoli e che venne demolita per far posto ad un ampliamento dello stesso avvenuto nel Cinquecento.

Di questa parte, venne demolita la porzione che univa ortogonalmente il torrione dell'orologio (all'epoca meno ornato) al lato che volge a Mezzogiorno. Da questo tratto si accedeva al paese attraverso la porta d'ingresso (le altre due aperture, una a Nord e l'altra ad Ovest, sono frutto di interventi successivi) con la

. La rotonda di Santa Petronilla fu demolita nel corso del XVI secolo, con la costruzione del transetto sud della nuova basilica; quella di Sant'Andrea fu abbattuta alla fine del Settecento per far posto alla nuova

La durata della sigla e l'ordine in cui appaiono i nomi del cast non sono sempre costanti, ma vengono talvolta alterati. I macchinari della segheria Old Stand, demolita due mesi dopo l'arrivo della troupe, vennero inizialmente ripresi senza l'intenzione di includerli nella sigla

con le truppe aragonesi per cingere d'assedio L'Aquila. La chiesa di San Nicola tuttavia, nell'ambito di allargamento del viale Duca degli Abruzzi, insieme alla chiesa di San Benedetto d'Arischia, del Quarto San Pietro, venne demolita, ma al contrario dell'altra, la facciata tardo romanica per il valore artistico, fu rimontata presso la chiesa madre di Santa Maria in

. L'unica parte del palazzo completata fu la zona est dell'attuale King Charles Court, ma non fu mai occupata come residenza reale. Gran parte del resto del palazzo fu demolita, col sito che rimase vuoto fino alla costruzione del

fu costruita la chiesa dell'Addolorata utilizzando il materiale della demolita Porta di Sopra. Molte antiche vestigia sono andate distrutte durante le guerre medioevali e fra le fazioni, le battaglie fra

. Contemporaneamente nei primi decenni del Novecento, i terreni demaniali, dove sorgeva la lunetta di Pompilio, furono ceduti all'amministrazione comunale che, demolita la costruzione militare, dette inizio, nel

, il cardinale nipote Filippo Boncompagni pose la prima pietra del nuovo edificio, eretto alle spalle della sede precedente, questa venne a sua volta demolita poco dopo, integrando l'area nell'ambito della nuova costruzione, progettata dall'architetto fiorentino

, nella cappella dedicata a san Nicola che aveva fatto edificare; il desiderio del Longhi era d'essere sepolto nella basilica di Pontida, cosa che non fu possibile. Quando la chiesa del monastero francescano fu demolita, la salma venne traslata nella cappella di famiglia nella

posta nella parte alta del paese e demolita agli inizi degli anni settanta del secolo scorso, se ne conservano alcune preziose e rare fotografie. Nel borgo vi era anche un'altra antica casa, ora pesantemente ristrutturata, chiamata la

, e si ha un panorama dell'intero quartiere (la villa, situata tra viale dell'Arte e via del Poggio Laurentino, fu demolita per problemi statici a causa del raddoppio del tratto finale della linea B della metropolitana e sostituita da un edificio per uffici).

, purtroppo demolita alla fine dell'Ottocento, che ospitava i sepolcri della sua famiglia e dei Carroz d'Arborea. Questi ornarono con i loro emblemi gentilizi anche i sarcofaghi dei genitori, del primo marito e dei figli della

vennero realizzati diversi interventi alla pavimentazione della sala ed al prospetto principale. Nello stesso periodo l'antica piccola chiesa che era stata utilizzata sino agli anni venti poi riconvertita ad altro uso fu demolita, col suo campanile.

, quindi dotato di cinta muraria con tre ingressi, uno principale sul Corso Orbassano, due laterali su Via Filadelfia e Via Piscina. La commenda originaria fu totalmente demolita, per dar spazio alle scuderie e all'edificio semicircolare, progettato dall'ingegner

Queste sono alte trenta metri circa, larghe diciotto metri di diametro e collegate le une con le altre. In passato esisteva una diciottesima torre, fuori dalle mura verso la Maine, la torre Guillon, che veniva utilizzata per l'approvvigionamento del castello e che fu demolita nel

La torre di Luccoli, inglobata nelle ultime mura medioevali, venne infine demolita per dare spazio al bastione di Luccoli delle mura del Cinquecento, quest'ultimo poi modificato dalla realizzazione della

, venne demolita nel dopoguerra allo scopo di attrezzare l'area a piazza, progetto mai realizzato. Della chiesa distrutta restano oggi le tre cappelle del lato destro, mentre una nuova chiesa dedicata a

dimora della nobile famiglia dei San Martino, principi del Pardo, duchi di Montalbano e Santo Stefano di Briga che sorgeva sulla riva del mare nell'area in parte utilizzata per la realizzazione della nuova stazione ferroviaria. Assieme al castello venne demolita anche la cappella della Madonna di Porto Salvo

. La chiesa venne quindi demolita e le parti rimanenti vennero utilizzate per accogliere un ospedale psichiatrico e una caserma. Attualmente la struttura ospita il museo di archeologia dello stato del

, la cattedrale di Arnaud fu demolita, ne fu costruita una nuova con nuovi edifici capitolari, comprendenti in particolare un chiostro a due piani ed un alloggio per il vescovo; il nuovo altar maggiore fu consacrato nel

di Tommaso Bartoletti; la porta di Santa Croce adiacente la chiesa, era stata distrutta, ed esistevano ancora Porta San Lorenzo, Porta San Giovanni e Porta San Nicola Vecchia. Quest'ultima fu demolita prima del

tentarono di minare lo sbarramento, senza tuttavia che la mina esplodesse, ma le cannoniere riuscirono a tagliare le catene che tenevano insieme la palizzata, che fu parzialmente demolita dalla corrente

. Il cantiere si protrasse a lungo e fu poi concluso dal Sansovino negli anni trenta del Cinquecento, prima di essere demolita nell'Ottocento. Testimonianze grafiche la ricordano come spartita da un binato di colonne libere su alti plinti, con un fregio e un ordine superiore con analoghe colonne binate, raccordato da volute laterali e concluso da un

i conti Cappello fecero restaurare l'edificio: venne eliminata la navata laterale, fu demolita e ricostruita l'abside e venne eretto un nuovo campanile nella parte posteriore della chiesa; venne inoltre costruita una

Sorto probabilmente su quello che era un precedente castello trecentesco, dell'antico fortilizio, in origine castello feudale, si conserva oggi solo la parte occidentale, mentre la restante parte risulta essere stata demolita. Di essa se ne conserva parte del basamento scarpato, ancora visibile

: tecnologia che prevede la demolizione dell'esistente condotta in materiale fragile (ghisa grigia, gres, ecc.) e il contemporaneo inserimento di una nuova condotta anche di diametro superiore a quella demolita;

risulta che la chiesa parrocchiale di Santo Stefano fosse ormai all'esterno del paese e in stato di abbandono e che gli abitanti utilizzassero per le funzioni religiose l'oratorio della Beata Vergine Maria, probabilmente la cappella del Castello, demolita nel

. Come molte altre abbazie, anche quella di San Gregorio dovette chiudere i battenti ed i suoi edifici vennero utilizzati per ospitare uno dei primi stabilimenti tessili dell'Alsazia. La chiesa abbaziale venne demolita nel

Demolita l'antica abside della cappella, venne innalzata sul presbiterio la cupola con lanterna e costruiti i due transetti laterali semicilindrici che conferirono alla costruzione una planimetria a croce latina.

e molto probabilmente fu costruita al posto di un'altra chiesa demolita per cause dovute alle critiche condizioni architettoniche. L'edificio presenta segni dell'architettura romanica-pugliese e ha una pianta a

rimase nominalmente in riserva anche se ormai ridotta al solo scafo visto il riuso di macchinari e sistemi di bordo. Venne quindi messa in vendita per essere demolita venendo rimorchiata da Devonport nell'ottobre

, in cui egli descrive la struttura della Scala Foscara (una scala poi demolita, che collegava il primo piano del palazzo e la corte facendo coppia con la cosiddetta Scala di Pietra sulla quale fu eseguita la condanna a morte di

di S. Giulio, in seguito demolita. La chiesa di S. Maria, grazie al contributo della famiglia Luini, mecenate di questa chiesa, presenta opere d'arte di un certo pregio collocate all'inizio del Settecento:

la Chiesa viene ulteriormente ampliata grazie alla munificenza del proprietario del Cotonificio di Solbiate, Andrea Ponti; venne spostata in avanti la facciata, demolita la vecchia cappella maggiore e aggiunti a est una campata e il nuovo presbiterio coperti da una volta semiellittica a crociera, il locale adiacente all'abside viene adibito a sacrestia. Fino al

, l'area adiacente alla parte meridionale della spianata, hanno portato alla luce le fondamenta di una struttura massiccia e una grande cisterna, forse risalente al periodo ellenistico. Questi sono stati provvisoriamente identificati come i resti della Acra, con la struttura, con file di piccole camere comunicanti, che si ritiene essere i resti di una caserma. Questa era stata demolita e ricostruita durante il periodo degli Asmonei, che corrisponde alle descrizioni di Flavio Giuseppe. Le costruzioni asmonee furono, a loro volta, rase al suolo per creare una piazza pubblica di fronte al cancello principale della spianata del Tempio durante i lavori di ristrutturazione di Erode.

: i primi due binari di quest'ultima infatti si riunivano in un'unica rotaia, che mediante una rampa curvilinea si abbassava fino al livello della stazione FNM e si innestava sul sedime dell'altra linea. La rampa venne poi totalmente demolita e il tratto di sedime FNM in cui si situava fu successivamente interrato in

per consentire l'ingrandimento e la nuova costruzione del tempio l'adiacente Chiesa di San Sebastiano fu demolita. A titolo di risarcimento la corporazione dei fornai, panificatori e panettieri ottenne il patrocinio della nuova

di stile classico, pittura su tavolato con decorazioni floreali inquadrata in una cornice di mensole. Manufatto disassemblato e in seguito distrutto, opera documentata nella demolita chiesa di San Giuseppulo o di Santa Mariula di via dei Sospiri.

, in seguito al distacco di alcuni elementi marmorei, la facciata barocca fu demolita al termine di una disputa che vide protagonista l'allora soprintendente ai monumenti Dionigi Scano il quale confidava nella speranza di ritrovarvi sotto l'antica facciata romanica




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Ultimo aggiornamento pagina:

05 Gennaio 2022

08:22:30