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Frasi che contengono la parola cartaginesi
Anche da parte dei Cartaginesi si contrapponeva alla perdita di Capua, la presa di Taranto e, se era motivo per loro di gloria l'essere giunti fin sotto le mura di Roma senza che nessuno li fermasse, sentivano d'altro canto il rammarico dell'impresa vana e la vergogna che, mentre si trovavano sotto le mura di Roma, da un'altra porta un esercito romano si incamminava per la Spagna. La stessa Spagna, quando i Cartaginesi avevano sperato di portarvi a termine la guerra e cacciare i Romani dopo avere distrutto due grandi generali (
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, con il compito di predisporre i Cartaginesi ad una favorevole accoglienza di Enea e i compagni superstiti. Nel frattempo Venere, assunte le sembianze di una giovane cacciatrice, molto somigliante alla dea
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. I buoni rapporti che intercorrevano tra le popolazioni locali e i Cartaginesi, contrapposti ad un regime di conquista introdotto dai Romani, determinarono una serie di rivolte (in Sardegna negli anni
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la vittoria sembrava sicura. Le legioni vennero disposte in uno schieramento chiuso, insolitamente profondo, in modo, secondo le intenzioni di Varrone, da schiacciare le linee cartaginesi con il loro stesso peso.
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. La rivolta avrebbe avuto inizio all'arrivo del nuovo pretore di Roma, il malato e inesperto Quinto Muzio Scevola. I dirigenti cartaginesi accolsero con favore queste notizie e decisero di inviare un ingente corpo di spedizione sull'isola per appoggiare i rivoltosi di Ampsicora
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Anche in Spagna i Cartaginesi subirono una serie di insuccessi; dopo avere avuto la notizia della vittoria di Canne, Asdrubale aveva ricevuto l'ordine di lasciare di presidio una parte delle truppe al comando di Imilcone, e partire con un corpo di spedizione per rinforzare il fratello in Italia
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. Molte truppe spagnole aggregate alle legioni romane defezionarono costringendo Gneo Scipione alle ritirata; nel frattempo Publio Scipione venne attaccato dagli eserciti di Magone e Asdrubale Giscone, rafforzati dalla cavalleria di Massinissa; dopo una coraggiosa resistenza i Romani vennero sconfitti e Publio Scipione cadde sul campo. Poco dopo anche Gneo Scipione venne intercettato durante la ritirata dai tre eserciti cartaginesi riuniti e accerchiato su un'altura arida e scoperta dove le legioni romane vennero distrutte; anche Gneo rimase ucciso. Solo piccoli reparti romani riuscirono a scampare a nord dell'Ebro al comando del coraggioso legato Lucio Marcio.
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. I Cartaginesi erano alle porte della Sicilia e non c'era tempo per discutere, Dionisio appariva ora indispensabile e, come tale, anche un regime di un solo uomo che riuscisse a riunire i Greci come, tanti anni prima,
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Dopo una prima fase di scontri terrestri, dove i Romani risultarono vincitori, Roma decise di sfidare i Cartaginesi sul mare, che ne avevano il dominio assoluto, e, approntata un'imponente flotta (con navi dotate di
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, i Cartaginesi ritornarono in forze, invasero quasi tutta la Sicilia e distrussero Messina, minacciando anche Siracusa. Tuttavia, sembra a causa della peste, dovettero fare la pace con Dionisio e tornarsene dopo aver pagato un grosso indennizzo. Messina venne ripopolata. Vi furono ancora guerre con Cartagine con alterne fortune e spargimenti di sangue fino alla sua morte avvenuta nel
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l'esercito romano venne lanciato contro le mura. I Cartaginesi si batterono disperatamente di casa in casa, di strada in strada, per circa quindici giorni. Ma l'esito era scontato: Cartagine alla fine si arrese.
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Le pentecontere furono per molti anni la spina dorsale della marina bellica greca. Si resero protagoniste di un importante scontro navale tra i profughi Focei stanziatisi ad Alalia e una coalizione di cartaginesi ed etruschi: fu la
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per comunicare l'esito favorevole delle battaglie che il re aveva combattuto contro i Cartaginesi. Essi assicuravano al Senato riunito che il loro re era totalmente avverso nei confronti di Cartagine, mentre a Roma riconosceva la sua amicizia. Ricordavano che in passato Siface aveva mandato ambasciatori in Spagna ai generali romani
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I contatti commerciali con i Greci e la militanza dei mercenari liguri nelle file degli eserciti Greci e Cartaginesi del mediterraneo occidentale, che utilizzavano effettivamente questo tipo di protezione, potrebbe aver portato al loro adottamento anche da parte dei liguri.
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, una lega naturale di oro e argento con proporzioni variabili, che erano state attribuite da alcuni autori a Capua ma che ora sono considerate all'interno delle monetazioni battute dai Cartaginesi nell'Italia meridionale durante la
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Una volta concluso il trattato, la delegazione intraprese il viaggio di ritorno in Macedonia per far sottoscrivere l'accordo a Filippo. Con Senofane partirono anche i cartaginesi Magone, Gisgone e Bostare. Raggiunta la nave ancora in attesa al tempio di Giunone Lacinia, presero il largo.
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e dopo aver fatto prigioniere due navi alla fonda, mozzarono le mani all'equipaggio di quella proveniente da Atene. Agatocle, informa Diodoro, non concesse perdono ai Cartaginesi: anch'egli, catturate le navi di Cartagine che erano giunte nel
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quindi i capi della polis aretusea mandarono a Pirro l'ambasciata con la quale gli si chiedeva di intervenire in Sicilia per sconfiggere i cartaginesi, in cambio gli si offriva la corona di Siracusa.
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e aspri combattimenti con le popolazioni montanare che, anche se terrorizzate dall'avanzata di un esercito di dimensioni straordinarie, dettero del filo da torcere alle pur agguerrite truppe cartaginesi.
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La fine della guerra, con la sconfitta di Siracusa, porta all'autonomia di Leontini, che dopo tanto tempo si ritrova libera dalla potente vicina. L'indipendenza dura poco. Infatti, alla partenza dei Cartaginesi dalla Sicilia,
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, Leontini passa da una fase di appoggio al monarca siracusano all'alleanza con i Cartaginesi. Agatocle, al ritorno dall'Africa dove aveva portato la guerra, per punirla del tradimento ne massacra i dirigenti politici ed i loro seguaci. Durante l'intervento in Italia di
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scontento dei Cartaginesi. Quest'ultimo fu allora introdotto in senato, insieme a tutti coloro che si erano dimostrati favorevoli ai Romani. A questi furono tributati onori secondo la promessa del console. Muttine divenne
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i Cartaginesi nel periodo in cui erano potenti per la loro flotta, sottomisero tutti coloro che si trovavano in Sardegna ad eccezione degli Iliesi (localizzati nel Marghine e nel Goceano) e dei Corsi (in Gallura), per i quali fu sufficiente la protezione delle montagne per non essere asserviti...
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Per sua fortuna gli uomini di Annibale si attardarono a perlustrare il campo abbandonato e le legioni di Scipione poterono attraversare il fiume e distruggere il ponte di barche rallentando ulteriormente l'inseguimento dei cartaginesi.
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addosso ai cartaginesi e questi dovettero ripiegare nuovamente nel campo. Annibale, racconta Polibio, trattenne i suoi dal tentare una nuova riscossa. E i Romani dopo aver atteso qualche tempo, rientrarono al loro campo. Avevano avuto poche perdite e molte ne avevano inflitte ai nemici.
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Durante la guerra tra i Siracusani e i Cartaginesi i cavalieri di Aitna forniscono un grande aiuto a Dionisio il Vecchio. Successivamente, quando Dionisio comincia a intraprendere una politica di egemonia nei confronti delle polis siceliote, gli
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Inoltre, le forze cartaginesi avrebbero manovrato in modo che i Romani avessero la faccia rivolta a sud. In tal modo il sole del mattino batteva l'una e l'altra parte, molto opportunamente, di fianco, e il vento a tergo dei Cartaginesi avrebbe alzato polvere contro le facce dei Romani.
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era il punto critico di Annibale, in quanto i rifornimenti ed i rinforzi potevano giungergli via mare solo fino a che i cartaginesi avessero controllato almeno la Sicilia Meridionale o via terra solo attraverso la Spagna
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. Massinissa era il comandante militare della cavalleria numida al servizio dei cartaginesi, ma con pretese al trono della Numidia occidentale (Massili), prima di abbandonare la Spagna Scipione ebbe un colloquio con Massinissa, in vista di una possibile alleanza in Africa
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, che da amico si era trasformato in nemico dei Cartaginesi. Gli Scipioni gli inviarono tre centurioni come ambasciatori con l'incarico di stringere un'alleanza, invitandolo a continuare la sua guerra contro Cartagine e promettendogli importanti compensi.
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I Cartaginesi non persero tempo, cercando di trarre il massimo profitto da quella fortunata circostanza. Dopo un breve riposo, a marce forzate si ricongiunsero alle forze di Asdrubale Barca, nella certezza di poter concludere la guerra.
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Gneo allora, pieno di ansia anche per la sorte del fratello, decise che la miglior soluzione fosse quella di ritirarsi quanto gli era possibile. All'alba, quando i Cartaginesi si accorsero che i Romani erano partiti, ancora una volta mandarono avanti i Numidi di Massinissa ad attaccare la colonna romana.
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Intanto i tre eserciti cartaginesi avevano preferito abbandonare la costa orientale della Spagna senza combattere e si erano posizionati a sud e all'interno. Scipione disponeva ora di una base nel meridione per permettergli ora di condurre una nuova offensiva nella
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, avanzando poi verso Messana. I Cartaginesi, sempre propensi a contenere l'eccessivo affermarsi delle singole forze in campo in Sicilia e a tenere divisa l'isola, offrirono aiuto ai Mamertini. Gerone dovette tornare a Siracusa, dove assunse il titolo di re.
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) giunse al campo di Annone prima dell'alba. La sorpresa sulle truppe cartaginesi fu tale che, se l'accampamento fosse stato posto in pianura, sarebbe stato preso al primo assalto. Ma era ben difeso dall'altezza del luogo a dalle fortificazioni, che da nessuna parte potevano essere attaccate se non dopo una scalata molto ardua e difficile. All'alba si accese una grande battaglia. I Cartaginesi difendevano il
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In tale anno i Greci della madrepatria come i Sicelioti si trovarono nel mezzo di un'invasione. In particolare gli abitanti della Sicilia dovettero fronteggiare l'avanzata dei cartaginesi, guidati da
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. I romani passarono quindi da assedianti ad assediati e, perso il supporto di Siracusa, dovettero costruire un vallo per la propria difesa dalle sopraggiungenti forze cartaginesi. Dopo alcune schermaglie si venne a una vera battaglia, la
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contro le mura occidentali e ad aprire alcune brecce. Tuttavia i difensori riuscirono a tenere a bada gli attaccanti nel corso del giorno ed a riparare le brecce di notte, l'aiuto delle donne nel riparare le brecce era inestimabile, quindi i cartaginesi ogni mattino dovevano ricominciare da capo
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Nel frattempo il distaccamento settentrionale aveva attaccato il campo, ed aveva respinto gli africani, usciti per opporsi ad essi, entro il campo stesso. A questo punto Imilcone ed i cittadini cartaginesi
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e sottoposta al governatore della Sardegna. I buoni rapporti che intercorrevano tra le popolazioni locali e i Cartaginesi, contrapposti ad un regime di conquista introdotto dai Romani, determinarono una serie di rivolte (
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dei Cartaginesi, poi vennero rovesciate le insegne, ed infine l'intero schieramento venne respinto. Subito dopo i Cartaginesi volsero le spalle e fuggirono verso il loro accampamento. I Romani giunti anche loro nel campo nemico, compirono una vera e propria strage, grazie anche all'aiuto di prigionieri romani che, afferrata in quello scompiglio un'arma, irruppero alle spalle del nemico, li tagliarono a pezzi e ne impedirono la fuga.
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infatti ora temevano e rispettavano i Cartaginesi e, non solo lasciarono passare Asdrubale attraverso il loro territorio senza aggredirlo, ma addirittura andarono ad ingrossare le file del suo esercito. Asdrubale, alla stessa maniera del fratello, ebbe anche successo nel condurre i suoi
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Dinanzi a questo incendio, i soldati cartaginesi cominciarono a gettarsi spaventati dalla torre, fuggendo verso l'accampamento dei Romani, che contemporaneamente irrompendo al di fuori delle mura, poterono fare grande strage del nemico.
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, oppure difendere Capua. Alla fine prevalse quest'ultimo pensiero, verso la quale egli vedeva un interesse catalizzatore da parte non solo suo ma anche dei tanti alleati che si erano schierati dalla parte dei Cartaginesi. Lasciata nel
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Qui nel grande campo, entrambi gli eserciti produssero il loro massimo sforzo. Da una parte i due Scipioni, dall'altra le forze cartaginesi di tutti e tre i loro comandanti, che qui si erano radunati per difendere la posizione.
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, e messi a morte. Morto Ippocrate, allontanato Epicide ed uccisi tutti i suoi pretetti; cacciati i Cartaginesi via mare e via terra dall'intera Sicilia, non restava alcuna ragione per non consegnarsi ai Romani.
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L'esito della battaglia fu a lungo incerto, ma i Saguntini sentirono crescere in loro forze e coraggio quando si resero conto di essere riusciti a resistere ad Annibale, non permettendogli di ottenere subito la vittoria. Allora levato un grido improvviso, spinsero i Cartaginesi fuori dalle rovine del muro, generarono nelle loro file sgomento e disordine, tanto da farli indietreggiare fino ai loro accampamenti.
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I Cartaginesi non persero tempo, cercando di trarre il massimo profitto da quella fortunata circostanza. Dopo un breve riposo, a marce forzate si ricongiunsero alle forze di Asdrubale Barca, nella certezza di poter concludere la guerra, una volta unite le loro forze.
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e forse anche di cartaginesi. Non era assolutamente un esercito selezionato, ma per costituirlo erano state messe in campo tutte le forze disponibili, anche se non fornite di un addestramento adeguato e comunque minimamente paragonabile a quello romano. Tuttavia i cartaginesi potevano contare su alcuni vantaggi rispetto ai romani: questi ultimi erano armati alla leggera, quindi non avevano un bagaglio sufficiente per una lunga campagna militare, inoltre non conoscevano i luoghi nei quali si trovavano. Sconfitti, non avrebbero avuto modo di evitare una disfatta completa.
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I Cartaginesi ed i loro alleati si erano schierati con l'ala destra composta dalla cavalleria cartaginese (pesante) comandata da Asdrubale e quella sinistra dalla cavalleria numida (leggera), guidata da
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Entrambi i comandanti, romano e cartaginese, ordinarono le schiere a battaglia. Quelle dei Romani avevano alle spalle le mura di Nola, quelle dei Cartaginesi avevano alle spalle il proprio accampamento. Da quel momento cominciarono a verificarsi isolati scontri tra i due schieramenti con esito alterno, non avendo i due comandanti dato alcun segnale per scatenare la battaglia campale.
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Durante queste continue scaramucce quotidiane, alcuni senatori di Nola, riferirono a Marcello che vi erano stati dei colloqui notturni tra il popolo e i Cartaginesi, per tradire i Romani una volta che si fossero nuovamente schierati al di fuori delle mura. I Nolani avrebbero saccheggiato i loro approvvigionamenti e le armi da guerra, poi avrebbero chiuso le porte e occupato le mura, in modo da consegnarsi poi ai punici.
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, dove si diceva si fosse nascosta una flotta cartaginese. Tuttavia non fu trovata traccia del nemico in questo arcipelago. I Cartaginesi erano infatti passati a devastare le coste dell'Italia meridionale ed avevano saccheggiato la campagna intorno a
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-iberica e Scipione al comando di quella romano-gallica. I Romani erano disposti con i fanti leggeri e la cavalleria gallica in prima linea e la cavalleria legionaria e alleata in seconda linea; i Cartaginesi avevano al centro la cavalleria iberica e ai lati quella numidica.
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, leggibile su un documento del trattato. Successivamente viene attestata la presenza di ambasciatori ateniesi in Sicilia presso Annibale e Amilcone. Segue poi il formale l'invito attico per i delegati cartaginesi presso il
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. A quanto pare, gli Iberici facevano parte degli ausiliari cartaginesi che sottomettero quasi tutta l'isola, e che, a seguito di una disputa sul bottino con i Libici, si separarono dall'esercito cartaginese e si ritirarono sui monti della Sardegna.
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la battaglia di Adys aveva sancito la supremazia romana nei combattimenti terrestri anche in territorio africano. Le forze cartaginesi avevano subito una secca sconfitta dalle legioni di Atilio Regolo soprattutto per effetto di una malaccorta condotta delle operazioni bellica da parte dei comandanti punici
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furono molto dure: i Cartaginesi furono costretti a consegnare l'intera flotta ai Romani a parte dieci navi. Dovevano anche essere consegnati tutti gli elefanti, i prigionieri di guerra, i disertori e l'esercito che Annibale avevano portato in Italia. Veniva inoltre proibito di reclutare i mercenari celti o liguri, oltre a chiedere un alto risarcimento economico.
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) .Ricercati come mercenari da molte potenze del mediterraneo occidentale, erano preferiti addirittura ai loro vicini Galli. Nonostante la loro tattica fosse basata principalmente sulla guerriglia e le imboscate, venivano utilizzati dai cartaginesi come fanteria da urto, in cui se la cavavano abbastanza bene, come dimostrato ad esempio nella
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I Cartaginesi li utilizzarono contro Marco Attilio Regolo, ma i Romani impararono ad affrontarli in battaglia e compresero presto che questi animali potevano facilmente sfuggire al controllo delle loro guide.
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che aveva constatato la debolezza dei cartaginesi durante la sua vittoriosa campagna in Spagna si trattava invece di assestare il colpo finale a Cartagine e avviare una politica romana di espansione mondiale mettendo fine ad una strategia bellica di difesa e logoramento come quella condotta da
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, da amico si era trasformato in nemico dei Cartaginesi. Gli Scipioni inviarono a lui tre centurioni come ambasciatori con l'incarico di stringere con lui un'alleanza, invitandolo a continuare la sua guerra contro Cartagine e promettendogli importanti compensi, a partire dall'ampliamento del suo regno a svantaggio dei vicini Massili.
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Gli ambasciatori cartaginesi informarono Gala del fatto che, i Romani e Siface avrebbero potuto, ora che erano alleati, combattere insieme sia in Spagna, sia in Africa, con grave danno per tutte le altre genti africane. Era necessario, pertanto, contrastare questa crescente potenza su entrambi i fronti.
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). I successi, sommati ai risultati che la guerra contro la lega Italiota ebbe, portarono al completo assoggettamento della Sicilia (esclusa la parte nord-occidentale ancora in mani cartaginesi) sotto un'unica
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, Siface, da amico si era trasformato in nemico dei Cartaginesi. Gli Scipioni inviarono a lui tre centurioni come ambasciatori con l'incarico di stringere con lui un'alleanza, invitandolo a continuare la sua guerra contro Cartagine e promettendogli importanti compensi.
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dove i Cartaginesi furono pesantemente sconfitti: con questa vittoria i Romani divennero i nuovi padroni del Mediterraneo occidentale. Primo romano a vincere in mare, Duilio fu onorato con un trionfo e con l'erezione nel Foro di una colonna costruita con i rostri delle navi nemiche;
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di addestrarlo con metodi andati persi nel tempo. Gli studiosi moderni si sono inoltre chiesti se gli elefanti cartaginesi venissero muniti o no, in combattimento, di torrette; nonostante le asserzioni al contrario, varie testimonianze indicano che gli elefanti africani della foresta sono in grado di trasportare torrette, come hanno fatto in certi contesti bellici
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appare spesso inusuale al lettore moderno, ma la trasformazione fatta da Ercilla dei nativi in antichi Greci, Romani o Cartaginesi era una tecnica comune per quel tempo. Per Ercilla, gli araucaniani erano nobili e coraggiosi (mancanti solo, come la loro controparte classica, della fede cristiana).
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I cartaginesi si batterono disperatamente di casa in casa, di strada in strada, per circa quindici giorni. Ma l'esito era scontato. Gli ultimi difensori punici assieme a un migliaio di disertori romani si arroccarono sull'
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Le popolazioni celtiche italiche inoltre erano sollecitate segretamente dai Cartaginesi a passare all'offensiva contro Roma; Cartagine non aveva rinunciato a contendere alla repubblica il predominio mediterraneo e, mentre il condottiero cartaginese
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Le origine di Liveri sono incerte, non vi sono molte e fondate notizie riguardo tale argomento, ma stando alle narrazioni le sue origini possono essere varie. Secondo alcune fonti le origini risalgono al tempo in cui i romani combatterono contro i cartaginesi. Questi ultimi, guidati da
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un incontro con gli ambasciatori cartaginesi e con seguaci di Iceta, ma riesce con astuzia ad eludere la sorveglianza degli avversari, raggiungendo infine le coste siciliane, a Tauromenio, dove Andromaco si erge a suo protettore e ne integra le armate.
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Nel frattempo il re dei Libi ruppe l'alleanza con Agatocle, passando nuovamente dal lato dei Cartaginesi. Agatocle quindi lo uccise, e con lui uccise molti dei suoi uomini. Nonostante la succinta notizia, essa rappresenta il preludio degli scontri tra i Siracusani e le popolazioni locali; i Libi, che siano essi Libifenici o Nomadi, daranno non poco filo da torcere alla missione di Agatocle.
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Siracusa oltre a fronteggiare il duraturo assedio dei Cartaginesi, posto a pochi metri dalle sue mura, e le azioni bellicose dei fuoriusciti oligarchici, doveva difendersi anche dagli agguerriti Greci di Sicilia capitanati da Agrigento e dal suo generale Xenodico.
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, dove ci si sofferma sulle possibili motivazioni che spinsero Amilcare a scendere a patti con Agatocle. Lo storico moderno fa presente che l'apertura di Cartagine nei confronti di Siracusa era dovuta probabilmente alla voglia di non esporsi dei Cartaginesi; in quel momento ansiosi di scoprire se dopo la caduta di
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, che con il suo contingente di uomini giunge dalla Grecia nel medesimo periodo in cui Dionisio II si trova ormai isolato, si risolve in una situazione bellica quanto mai articolata che vede le tre parti: Cartaginesi di Iceta, Dionisio II e Timoleonte, contendersi la conquista di Siracusa nell'
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Galvanizzati dalla vittoria i romani insistettero nelle operazioni e ai Campi Magni distrussero i resti dell'esercito numidico-cartaginese. Le truppe cartaginesi e numidiche poste alle ali cedettero completamente e solo l'eroica resistenza dei
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Definitivamente dispersa la cavalleria avversaria o disperatamente chiamati indietro da Scipione alla fine tornarono Lelio e Massinissa con i loro cavalieri, che si avventarono alle spalle delle forze cartaginesi e le annientarono. Quella che forse stava per diventare un'altra sconfitta per Roma diventa la disfatta finale di Annibale e di Cartagine.
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- Annibale conquista Taranto ma non la rocca, tenuta dai romani. Ancora piccole battaglie in tutto il meridione. Marcello attacca Siracusa ma respinto decide l'assedio con Appio Claudio. Sbarchi cartaginesi e romani in Sicilia dove si combatte a tutto campo con alterne fortune. Roma aiuta Siface ma Cartagine, con l'aiuto dell'altro re numida Gaia e del figlio Massinissa, lo sconfigge in due battaglie.
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- I cartaginesi Magone, Giscone e Asdrubale, sconfitti da Scipione, devono evacuare la Spagna quasi completamente. Scipione fonda la colonia di Italica e torna a Roma. Massinissa torna in Africa rivendicando il trono del padre. Siface glielo contende alleandosi con Cartagine; Massinissa si allea con Roma. Annibale e Roma si controllano senza grandi combattimenti.
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Certamente la zona fu percorsa da popoli nomadi nel periodo preistorico del Paleolitico e successivamente vide insediamenti degli Argarici, ai quali seguirono i Punici e i Cartaginesi (qui nacque Himilce ) moglie di
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Ultimo aggiornamento pagina:
12 Gennaio 2022
11:18:31