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Frasi che contengono la parola culatta
La culatta dello Chassepot mostra qui l'otturatore in fase di apertura, con inserita una cartuccia pronta per essere spinta in camera di scoppio. Si nota il tampone di gomma nera espandibile immediatamente dietro la cartuccia, che era il cuore di tutto il sistema.
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mettendo a contatto la miccia accesa con la polvere fina: questa si incendiava e trasmetteva il fuoco alla polvere grossa nella culatta; a sua volta questa polvere esplodendo proiettava la palla lungo la canna e fuori da fucile.
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generava scintille accendendo la polvere fine (polverino) contenuta nello scodellino, che a sua volta innescava, attraverso il focone, lo scoppio della polvere nera nella culatta dell'arma. Questo meccanismo venne usato sulle prime
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Otturatore. L'otturatore era conformato secondo il sistema Wahrendorff a pistone con spina di ritenuta. Nella prima serie il vitone era fissato con due bulloni. Successivamente i bulloni furono sostituiti da una spina che veniva inserita attraverso il diametro della culatta. La tenuta era inoltre assicurata da un piatto d'ottone fissato alla cartuccia.
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spento e riarma il cane, poi viene riportato in avanti dalla molla di recupero, sfilando una cartuccia carica e camerandola. Quando anche la canna/culatta viene riportata in batteria dalla molla del
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l'otturatore consisteva in una camera o tubo chiuso da una parte, entro il quale si mettevano carica e proiettile, e poi lo si assestava ben premuto contro la culatta aperta della canna, la quale all'atto dello sparo riceveva la pallottola e la indirizzava al segno;
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consisteva in una specie di coperchio metallico, chiudente un'apertura praticata superiormente e longitudinalmente presso la culatta della canna, entro questa apertura si metteva la carica, poi, sopra, il coperchio otturatore, e infine lo si legava o fissava fortemente, in modo che non avesse da aprirsi all'atto dello sparo.
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I cambiamenti furono minimi: le modifiche interessarono infatti solo quelle parti direttamente legate alla munizione (guide per le stripper clip, testa dell'otturatore, culatta e rigatura). Il mirino
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si muove manualmente solo arretrandolo per aprire la culatta ed espellere il bossolo sparato e poi, con movimento contrario, permettere il cameramento di un'altra cartuccia, richiudere la culatta e rendere l'arma pronta allo sparo. Esempi:
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Se la sua collezione riguarda in gran parte pistole e rivoltelle, spesso sontuosamente lavorate, non va dimenticato il moschetto a percussione, la cui canna poteva ruotare lateralmente per facilitare il caricamento della culatta: presentato nel
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La culatta era avvitata a freddo e poteva essere separata per sostituire l'anima usurata, il blocco di culatta portava superiormente una staffa per il collegamento alle aste dei recuperatori ed inferiormente un'appendice per l'unione al cilindro del freno di rinculo. L'
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Il complesso era fornito di freno idraulico, ad asta e controasta, posizionato inferiormente alla canna, a rinculo variabile a seconda dell'inclinazione della bocca. Oltre al freno idraulico il pezzo aveva due recuperatori idropneumatici, applicati esternamente alla culla e sistemati superiormente alla canna. Era previsto anche un equilibratore, agente sulla culatta, dato che gli orecchioni arretrati provocavano un forte preponderante di volata.
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erano ricavate sul blocco di culatta. L'otturatore era a vitone, con la tenuta assicurata da un anello plastico interposto fra la testa e la faccia anteriore del vitone. Questo anello era costituito da un tessuto metallico pieno di amianto tenuto in una matrice di
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era situata al di sopra della leva, con la funzione di immobilizzarla. La parte superiore della scatola della culatta era costituita da un coperchio incernierato, che aperto permetteva l'accesso al meccanismo di alimentazione e all'
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era combinato, per permettere al pezzo alzi elevati senza che si rischiasse che la culatta urtasse contro il terreno durante il rinculo. Il sistema di rinculo combinato era ottenuto dotando l'affusto di due organizzazioni di
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era operato da una leva sul lato destro della culatta. Arretrando la leva, l'otturatore a vite veniva sbloccato e ruotato in posizione di caricamento. Dopo il caricamento, l'azionamento della leva portava l'otturatore in culatta e lo ruotava in posizione di chiusura. Il sistema era simile a quello usato sull'obice
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. Ben visibili sull'otturatore le quattro sezioni di filettatura di raggio diverso, che ingaggiavano le corrispondenti sezioni sulla culatta quando l'otturatore veniva girato in alto, spinto in avanti e ruotato in senso orario.
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o inchiavardato alle piazzole di tiro. Il puntamento era manuale e per facilitare il brandeggio del pezzo spesso dal lato della culatta veniva aggiunto un contrappeso a forma di martello. Nelle versioni ad affusto rigido, gli
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. Tirandola indietro, la canna arretra chiudendo la culatta, mentre l'otturatore avanza, camerando la cartuccia con la carica di lancio; nell'ultimo tratto di corsa dell'otturatore, la leva di scatto si solleva liberando il
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, che sporge all'interno della canna. La superficie semisferica del tappo di culatta poggia direttamente su uno dei tre incavi sulla piastra in acciaio, di forma rettangolare, la quale distribuisce l'energia di
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della cartuccia presente sul codolo. Quando questa innescava la carica di lancio, i gas dell'esplosione, fuoriuscendo dai fori sul codolo, innescavano gli eventuali anelli di propellente addizionale e si espandevano nella culatta lanciando la granata. Questo semplice meccanismo consentiva
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, innescando l'esplosione della carica. I gas spillati dalla canna nel cilindro, fanno arretrare il pistone, la cui asta spinge indietro la massa battente, liberando il blocco ed aprendo culatta. Arretrando ulteriormente, l'
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) che si prestavano molto bene all'uso in assalto o da parte di truppe mobili (sebbene il coperchio della scatola di culatta dovesse essere cambiato per poter utilizzare i caricatori a tamburo doppi) e grazie al raffreddamento ad aria assicurato dal manicotto traforato era abbastanza leggera per essere portata da un singolo militare. Divenne inoltre l'arma difensiva principale della
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che assicurava la culatta alla canna veniva addirittura sparata indietro. Problemi simili furono riscontrati anche dai cannoni a retrocarica che, nel frattempo, erano diventati lo standard nelle marine militari di Francia e Germania
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o inchiavardato alle piazzole di tiro. Il puntamento era manuale e per facilitare il brandeggio del pezzo spesso dal lato della culatta veniva aggiunto un contrappeso a forma di martello. Lo sparo era comandato da un'impugnatura a pistola con
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) ma presenta degli ugelli. In questo modo, al momento dello sparo, una grossa porzione dei gas dell'esplosione, oltre a spingere il proietto fuori dalla canna, sfugge in direzione diametralmente opposta dalla culatta, con la spinta che quasi eguaglia quella verso la volata della canna, secondo la
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vero e proprio. Quando la copertura viene tirata dall'operatore, le scanalature obbligano la testa dell'otturatore a ruotare e quindi a svincolarsi dalla culatta permettendo l'apertura della camera e l'espulsione del
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; poi, mentre la canna veniva riportata in batteria dal recuperatore, l'otturatore rimaneva arretrato in apertura ed una cucchiaia di caricamento veniva fuori da sotto la culatta; sulla cucchiaia venivano posizionati la granata ed il
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Ultimo aggiornamento pagina:
02 Dicembre 2021
06:07:52