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Frasi che contengono la parola affreschi

, a seguito della commissione del primo ciclo di affreschi nelle sale di rappresentanza, oltre all'introduzione di alcune importanti sculture in bronzo, si ebbe una vera e propria rinascita artistica e decorativa del palazzo dei Conservatori. I soggetti utilizzati in questa prima fase di affreschi a noi pervenuti, si ispirarono alla

instaurata dai giacobini e successivamente nel periodo napoleonico, i francesi elaborarono alcuni piani per staccare gli affreschi e renderli trasferibili. Infatti, espressero il desiderio di rimuovere gli affreschi di Raffaello dalle pareti delle Stanze Vaticane e inviarli in Francia, tra gli oggetti spediti al Musee Napoleon delle

, piena di figure dipinte. Ben presto i giovani artisti romani presero a farsi calare su assi appese a corde per poter vedere loro stessi. Gli affreschi scoperti allora sono ormai sbiaditi in pallide macchie grigie sul gesso, ma l'effetto di queste decorazioni

. A pianta quadrata a croce greca inscritta, presenta tre piccole navate sormontate da una cupola centrale sorretta da quattro colonne. Le tre absidi sul fondo conservano cicli di affreschi in stile bizantino databili tra

, l'Ecce Homo, la tela di S. Gaetano, il Crocifisso, S. Nicola, S. Biagio, le reliquie di S. Serafino e di S. Vito martire e la statua di S. Liberato Martire. Di recente, nel corso di alcuni saggi, sono venute alla luce, nella zona absidale, tracce di affreschi trecenteschi.

, oggi nella Pinacoteca di Bologna, per la chiesa di San Bernardo, e vinse la gara, in concorrenza con Ludovico Carracci, per la decorazione della facciata del Palazzo del Reggimento, l'attuale palazzo municipale di Bologna: gli affreschi, commissionati per onorare la visita di

. All'interno, la chiesa presenta una spaziosa navata unica coperta con volta a botte costolonata. Nella chiesa non rimane alcun arredo sacro o decorazione. Gli affreschi che originariamente ricoprivano ogni superficie sono quasi tutti scomparsi e ne rimangono poche tracce sulle pareti delle

Le pareti erano rivestite di intonaco e i disegni policromi erano dipinti sulla finitura liscia. La maggior parte di questi affreschi non sono sopravvissuti, ma le prime tombe classiche color crema, rosso e nero sono state ritrovate a Caracol, Rio Azul e a Tikal.

a molti altri, che permettono spesso di stabilire il percorso creativo di un'opera, attraverso i disegni preparatori, oppure a volte testimoniano, attraverso le copie antiche, opere ormai irrimediabilmente perdute, come gli affreschi della

Gli affreschi che erano stati dipinti sulla parete in seguito destinata a ingresso della basilica sono andati quasi tutti perduti: si sono salvate solo alcune tracce di pittura situate lungo l'arco principale d'ingresso e sulle colonne

. All'inizio del XX secolo furono eliminati gli inginocchiatoi e venne posizionata una pedana che alzasse gli stalli, che fino ad allora poggiavano a terra: in questo modo, parte degli affreschi delle pareti furono coperti

. Altra errata attribuzione vuole che gli affreschi siano stati dipinti da Aurelio Luini, altro figlio di Bernardino, ma lo stile delle raffigurazioni e il periodo di realizzazione portano appunto, con una certa sicurezza, a Evangelista Luini, fratello di Aurelio

con giurisdizione su un vasto territorio, sorge su un'altura a sud di Travesio. L'attuale aspetto neoclassico si deve a una ricostruzione ottocentesca. All'interno si conservano, tra l'altro, un ciclo di affreschi del

. Il livello medio (Tempietto) (XVI secolo) ha tre arcate in marmi policromi. Di particolare interesse la cappella della Crocifissione con bellissimi affreschi. Il livello superiore del XVIII secolo fu progettato da

. Dopo di lui, per circa duecentocinquant'anni non furono praticamente realizzate nuove costruzioni e gli unici interventi riguardarono alcuni affreschi nel cortile e in uno dei locali a sud, realizzati nel

I recenti restauri eseguiti sugli affreschi della cappella hanno messo in evidenza alcuni dettagli che fanno pensare a una certa fretta di concludere il lavoro, come la presenza nell'affresco della crocifissione della traccia di una figura in

per creare vie d'accesso ad ambienti ancora sepolti, tenendo in poca considerazione del patrimonio sui cui lavoravano, e arrivando perfino a graffiare volontariamente affreschi non asportati al fine di evitare depredazioni al termine dello scavo

I vasti saloni interni sono completamente privi dell'arredamento e dei preziosi stucchi e marmi che abbellivano pareti e camini, i quali furono venduti dai conti Cicogna. Solo gli affreschi del salone e poche decorazioni sui soffitti restano a vestigia del passato. Le ultime testimonianze dell'ormai perso splendore sono il giardino inglese, da poco risistemato, antistante la facciata principale della villa, ed i tre cancelli in ferro battuto sormontati dal

Gli affreschi rappresentano soggetti come S. Margherita (sopra all'altare principale), l'arcangelo Michele, la Madonna con Bambino, S. Giovanni Battista e Cristo in Trono. Notevole una rappresentazione del motivo di

, re titolare di Gerusalemme e imperatore di Costantinopoli (come ricorda lo stemma), opera di uno scultore della fine del Duecento fortemente influenzato dal gotico francese. Vi si trovano illustrati un personaggio incoronato sul letto di morte e uno a cavallo di un leone con le gambe accavallate, dalle vaghe fattezze femminee. Gli affreschi in questa parte della campata sono di

Negli anni settanta numerosi artisti (tra cui Eric Hebborn, Giuseppe Ciotti e Julianos Kattinis) vollero lasciare sui muri traccia del loro paesaggio con affreschi e murales. Agli inizi degli anni ottanta il maestro Vincenzo Bianchi, titolare della Cattedra di

in una nicchia sopra l'altare minore con una solenne cerimonia. Di pregevole fattura e conservazione appaiono anche i due affreschi che adornano le due lesene che separano la navata dal presbiterio: essi rappresentano

Le facciate mostrano paraste e tamponamenti a bugnato liscio al primo piano, mentre i piani superiori restano decorati con le sole paraste; le finestre sono incorniciate con timpano a motivi geometrici e si alternano a balconate in pietra con pilastrini al primo piano e in ferro battuto decorato al secondo piano. All'interno lo scalone d'onore si articola in quattro rampe ad andamento ottagonale con gradini in marmo. Alcune delle sale conservano affreschi ai soffitti con temi decorativi e figurativi in stile

. Sulle pareti stanno emergendo affreschi del Seicento della scuola del Donadio. Il coro ligneo e il maestoso altare maggiore in marmo, che un tempo adornavano la chiesa, ora si trovano rispettivamente nella chiesa del

. Nel complesso della volta queste variazioni stilistiche non si notano, anzi vista dal basso gli affreschi hanno un aspetto perfettamente unitario, dato anche dall'uso di un'unica, violenta cromia, recentemente riportata alla luce dal restauro concluso nel

Altre chiese - a Visso: Chiesetta della Concezione, San Giovanni, Madonna di Cardosa, Santa Croce, San Girolamo; a Borgo S.Antonio: Chiesa di Sant'Antonio; nelle altre frazioni: le Pievi di Fematre e di Mevale (notevoli per gli affreschi dei fratelli Angelucci).

. Si tratta di una povera abitazione, simile in tutto alle altre che la circondano tranne che in un particolare: le mura sono coperte di affreschi e graffiti (in greco, in siriaco, in aramaico, in latino) con invocazioni a Pietro per chiederne la protezione

L'appartamento del priore si sviluppa nelle circa dieci sale che si sviluppano verso sud del complesso, la cui porta d'ingresso precede di poco quella della scala elicoidale che conduce alla biblioteca. Nelle sale che lo compongono sono conservate alcune testimonianze settecentesche della certosa, come la cappella San Michele Arcangelo, decorata da stucchi, mobilia ed affreschi barocchi del Settecento. Ad

l'esecuzione degli affreschi nella volta (in un cartiglio tuttora visibile vengono ricordati i principali accordi per la tenuta di questa biblioteca). Tuttavia, per la cronica mancanza di spazio, nel

, accorrono sul posto, ma non possono fare altro che osservare attoniti lo spettacolo, non potendo intervenire per la mancanza di acqua e il continuo lancio di proiettili: grosse gocce di piombo fuso ricoprono i marmi del pavimento e le opere allineate lungo le pareti interne. Persino un soldato tedesco di passaggio si ferma e cerca, una volta montato sul tetto, di isolare le fiamme, ma senza successo. Per tutta la notte i pezzi del tetto rovinano sulle opere d'arte sottostanti, mentre il giorno successivo il fuoco completa il proprio lavoro danneggiando gli affreschi e bruciando le porte dell'edificio. Nei giorni successivi ulteriori danni vengono fatti da ignoti, che spaccano le antiche lapidi per dare sepoltura ad alcune persone morte in quei giorni nel vicino ospedale.

instaurata dai giacobini e successivamente nel periodo napoleonico, i francesi elaborarono alcuni piani per staccare gli affreschi e renderli portabili. In fatti, venne espressero il desiderio di rimuovere gli affreschi di Raffaello dalle pareti delle Stanze Vaticane e inviarli in Francia, tra gli oggetti spediti al Musee Napoleon delle

instaurata dai giacobini e successivamente nel periodo napoleonico, i francesi elaborarono alcuni piani per staccare gli affreschi e renderli portabili. Infatti, venne espresso il desiderio di rimuovere gli affreschi di Raffaello dalle pareti delle Stanze Vaticane e inviarli in Francia, tra gli oggetti spediti al Musee Napoleon delle

In generale lo stile di queste scene mostra, rispetto agli affreschi assisiati, una maggiore eleganza gotica, data dall'assottigliamento delle figure, in rapporto diretto con le ultime tre storie del ciclo francescano e punto di partenza per artisti giotteschi come il

All'interno della loro Casa sono custoditi dipinti, affreschi staccati, sculture ed oggetti di oreficeria di epoche diverse provenienti dall'antica sede. Fra le altre, nelle sale del Capitolo, opere di

, sormontato da una lunetta con la raffigurazione della Madonna della Misericordia, con il manto sorretto da due angeli. Ai lati del portale si aprono due nicchie, in origine ospitanti degli affreschi. L'interno, ad aula unica terminante, oltre l'arco trionfale, nell'

) ricorda i coniugi Alfio Palermo e Fortunata dei baroni Lamia, benefattori della chiesa, qui sepolti. La chiesa presenta inoltre due interessanti affreschi, sui pilastri del cappellone del presbiterio, raffiguranti lo

ma fu quasi interamente ricostruita a seguito di un incendio, nel secolo successivo. Possiede una bella facciata quattrocentesca e all'interno si possono ammirare gli affreschi risalenti agli inizi del

(Lecco), come nella chiesa di S.Calocero e in S.Pietro al Monte, questi ultimi documentati nella maggior parte della bibliografia sulla pittura romanica. Un altro notevole ciclo di affreschi di quest'epoca si trova in S.Martino a

. Scavata interamente nel banco roccioso di calcarenite, possiede una struttura basilicale a tre navate con due absidi orientate. In seguito alla riforma tridentina e al conseguente cambio della liturgia, dal rito greco al rito latino, venne ruotato l'orientamento della chiesa rupestre e realizzato l'altare principale sull'antica fiancata di destra e nel contempo incorniciando un'immagine sacra dell'antico culto bizantino. L'impianto planimetrico imita una chiesa basilicale le cui geometrie possono essere ricondotte al quadrato e quindi ad una chiesa a pianta centrale, anche se non compaiono pseudo-cupole come in altre chiese bizantine otrantine ma semplici accenni a volte a pseudo-vele. Gli affreschi delle pareti in alcune parti presentano dei palinsesti stratificati, di cui rimangono vari strati le cui tracce a fresco sovrapposte, sono databili dal XI al

attivo. Per molti secoli fu un monte tranquillo. Scrittori antichi lo descrissero coperto di orti e vigne, eccetto per l'arido culmine. Anche diverse fonti iconografiche, come alcuni affreschi conservati presso il

mentre di fronte, lungo la parete di destra, si apre l'unica cappella dell'edificio, entro la quale sono conservati affreschi del XIV secolo. Altre tracce di pitture sono invece nella zona absidale, mentre il

, affreschi raffiguranti episodi della vita di San Francesco d'Assisi, la storia dell'ordine dei frati minori e qualche episodio della vita locale dell'ordine, brani superstiti di opere realizzate nella

. Sia il piano inferiore che quello superiore contano cinque stanze, anche se le camere del secondo piano sono di maggiori dimensioni: sulle porte d'ingresso sono gli affreschi erotici del tipo di prestazione sessuale svolta in quella stanza e si possono riscontrare inoltre duecento

, attualmente custodito presso il museo archeologico e d'arte della Maremma di Grosseto. La villa era una struttura lussuosa, con mosaici ed affreschi decorativi ed una serie di ambienti annessi che ospitavano le terme.

In precedenza una serie di artisti, operanti in tempi diversi, aveva decorato le pareti della navata con affreschi che sono andati in gran parte persi, salvo alcune figure di santi recuperate da un restauro eseguito nell'anno

, con funzioni pubbliche e allo scopo di consentire le assemblee e le adunanze cittadine. Al piano terreno il palazzo ospitava, come ora, numerose botteghe, mentre nell'ampio salone al piano superiore, si amministrava la giustizia. Sulle pareti di questo ambiente sono visibili i resti di affreschi medievali della fine del XII e del XIII secolo recentemente restaurati. A questo salone si accede tramite una ripida scala posta sotto la

. L'esterno presenta una serie di finestre con robuste inferriate, mentre quelle del piano superiore hanno coperture triangolari e a semiluna. L'interno si apre con un ampio salone ricco di stucchi e affreschi di pittori mantovani tra i quali

). Si tenga conto che gli affreschi sono dipinti su superfici curve, e per fare in modo che guardandoli dal basso le linee architettoniche e le figure non appaiano deformate, i pittori dovevano ricorrere a espedienti tecnici affini all'

. Studi recenti hanno comunque in parte ridimensionato la portata innovatrice della scuola italiana, mostrando come anche in ambito bizantino la pittura si stesse evolvendo (ad esempio con gli affreschi del

gentilizie, da destra a sinistra quelle delle famiglie Cavalli, Pellegrini, Lavagnoli e Salerni. Le pareti del braccio longitudinale della basilica sono in gran parte dipinte con affreschi e arricchite da altari, cappelle e monumenti funebri di illustri cittadini veronesi.

, ancora oggi esistente, i cui interni sono decorati con affreschi del XIII secolo. A quel tempo essa serviva come baluardo difensivo in quanto la basilica si trovava fuori dalle mura e pertanto soggetta a pericoli; si dovette attendere l'intervento degli

Superato l'altare si possono osservare alcuni resti di affreschi, spesso sovrapposti, che un tempo dovevano ricoprire interamente le pareti e che furono realizzati tra il XIII e il XV secolo da anonimi pittori di

. Gli affreschi superstiti, i graffiti ed i dipinti sono di estremo interesse per lo studio della composizione sociale del culto. Le statue e gli altari sono stati trovati intatti, come anche il rilievo tipico di

, i temi rappresentati si evolvono verso immagini informali della vita quotidiana, molto colorate e con numerosi particolari. All'interno delle tombe gli artisti decoravano le pareti con affreschi di pregevole fattura, rappresentando scene della vita nell'

della chiesa: il fuoco viene domato prima che possa portare al crollo dell'intera struttura, ma nel disastro vanno persi l'organo dell'Antegnati, tutte le tele seicentesche che ornavano le pareti, gli stalli lignei del coro e, soprattutto, il grande ciclo di affreschi di Lattanzio Gambara. Anche l'arca dei santi titolari subisce lievi danni sul retro, dove il grande calore aveva sciolto i

L'opera di Giandomenico Tiepolo, oltre alla volta del presbiterio, comprende anche i due muri perimetrali sottostanti, dove il pittore pone due grandi affreschi incentrati su scene fondamentali del culto dei santi titolari: il

: sono posizionate sulle pareti laterali del presbiterio, sotto i due affreschi di Giandomenico Tiepolo. I due manufatti sono in legno dorato e riccamente intagliato, con parapetto decorato da lesene a

, presenta ai lati del portale le statue di san Biagio e di san Bernardo, patrono del paese. L'interno a tre navate, con pilastri rivestiti in marmo e affreschi moderni sulle volte. L'altare maggiore del

fu chiamato ad affrescare i corridoi del primo piano del senato e della camera dei rappresentanti. Gli affreschi illustrano con varie scene la storia degli Stati Uniti. Fra gli altri un affresco rappresenta

: cripta edificata all'interno dell'omonima grotta carsica nell'agro di Ceglie sulla strada che conduce a Francavilla Fontana. All'interno sono visibili un altare e degli affreschi tra cui quello della Madonna Orante dell'

, comportarono la ricostruzione dell'attuale facciata in forme quattrocentesche e pseudo-rinascimentali. L'interno era a tre navate con volte a crociera costolonate e conservava pregevoli dipinti, affreschi e monumenti funebri, fra cui due preziose ancone lignee dorate opere della scuola di Paolo Bonelli e due pale d'altare di

, collocato sul fondo dell'anfiteatro naturale dei monti delle Almane, che conserva la Parrocchiale di San Zenone, altre antiche chiese nelle frazioni e alcuni importanti palazzi cinquecenteschi (tra cui Palazzo Giugni, con affreschi di Giovanni da Marone e di pittori della scuola del

Alla fine l'Arte decise di acquistare una casa in Piazza S. Andrea in cui venne definitivamente trasferita la sua sede; l'edificio venne restaurato e decorato con affreschi, tanto che nel libro di memorie di un cancelliere della corporazione, Bartolomeo di ser Gabriello Leoni, viene elogiata la bellezza di questa residenza, che nulla aveva da invidiare a quella delle

, sarebbe stata costruita in seguito ad un miracolo: secondo una cronaca manoscritta dell'epoca, un contadino mentre arava il campo avrebbe visto muoversi un'immagine dipinta della Vergine, e una voce gli avrebbe ordinato di costruire una chiesa in quel luogo. All'interno si trova una serie di cinque affreschi del pittore locale Lorenzo d'Alessandro, di chiaro carattere votivo (alcuni soggetti si ripetono), dipinti nel nono decennio del

ripropongono tipici interni di case sei-ottocentesche. Ricca poi la collezione di armi e armature dal IX al XX secolo con stendardi, armi da parata ed equipaggiamento delle truppe svizzere al servizio dei vari paesi europei (XVIII e XIX secolo). Numerosi anche i reperti della Svizzera preistorica e gallo-romana. In una sala a forma di chiesa gotica, plastico della battaglia di Murten con figurine in stagno e, alle pareti, monumentali affreschi di

, il quale fece acquistare ed abbattere il precedente teatro appartenente alla famiglia Mantica, in modo che vicino alla cattedrale cittadina non fosse presente un luogo di divertimento. Il progetto fu affidato a Luca Andreoli. All'interno affreschi di

, all'estrema sinistra sono rappresentati Enea, Anchise e Ascanio fuggenti da Troia in fiamme: Enea porta sulle spalle il vecchio padre, affiancato da Ascanio. In un altro celebre complesso di affreschi, quello di

, sotto l'altare maggiore, sono conservate le ossa del martire. Un tempo tutto l'interno era decorato, ma degli affreschi rimane solo il viso di un prelato nella zona dell'abside. Il resto degli affreschi sono infatti andati perduti quando venne tolta la calce applicata alle pareti nel Seicento per evitare il contagio della peste. La Cattedrale ha tre campanili, due ai lati della facciata, ed uno a fianco dell'abside. Il Duomo possiede il cosiddetto

ospita alcuni uffici dell'Ausl e varie associazioni, in attesa di un restauro e di una definitiva riconversione ad altri scopi. Il grande edificio, caratterizzato dalla lunga facciata con ingresso monumentale in pietra, si articola attorno a tre cortili affiancati, su cui prospettano i numerosi ambienti interni e gli ampi corridoi, in parte decorati con affreschi dipinti dal gesuita Giuseppe Barbieri agli inizi del

Questa sala, assieme alle due seguenti, formava un unico ambiente che fu suddiviso in epoca napoleonica. Con l'occasione, furono murate tutte le finestre verso il cortile e distrutta gran parte degli affreschi seicenteschi di

. Dietro una delle pareti della libreria una finestrella aprendosi all'altezza degli affreschi della Corsi Sistina consentiva ai vari Commendatori che si sono succeduti nella gestione dell'Istituto, il controllo dell'operato del personale addetto all'assistenza degli ammalati. Al centro della sala principale della biblioteca, infine, ci sono due magnifici globi del

. Le ex stanze della regina Maria Isabella sono decorate da affreschi in stile pompeiano con figure mitologiche. Uno degli ambienti termina con uno stanzino adibito a bagno come si evince dalla nicchia affrescata con la figura di

costituiscono un rarissimo esempio di rappresentazione degli svaghi e delle occupazioni delle dame di corte: vi sono raffigurate alcuni momenti della giornata della padrona, dalla sveglia accompagnata dalla musica, al gioco degli scacchi, fino alla preparazione del letto nuziale. Essi sono considerati uno dei migliori cicli di affreschi lombardi di tutto il

Per evitarne la distruzione, vennero staccati alcuni affreschi ora conservati nella vicina chiesa di San Michele Arcangelo. A seguito della distruzione, la chiesa della SS. Annunziata (all'interno della quale si conserva un Busto argenteo della

che poggiano su trentotto colonne che, a loro volta, suddividono la cripta in tre navate centrali e quattro laterali. Le quattro navate a sinistra presentano un'asimmetria essendo presente una vela rinforzata in tempi successivi con archi di mattoni a tutto sesto. Su questa volta sono presenti affreschi di

situata nel piano terreno e composta da cinque archi che sono attualmente chiusi da vetrate protettive; soluzione questa necessaria per la salvaguardia degli affreschi, che tuttavia ha alterato la percezione di vuoti e pieni. Tale schema che consente uno stretto legame tra il giardino e la villa, richiama modelli

Esiste anche una lettura ermetica di questi affreschi del Sodoma, con analogie tra un significato manifesto della narrazione e uno latente, di ermeneutica alchemica, con le quattro fasi della Grande Opera (

mentre la sede del Comune si era spostata da tempo nel Palazzo della Ragione. Azzone vi fece aggiungere una grande torre nell'angolo sud-occidentale del cortile maggiore e fece splendidamente affrescare ed arredare le molte camere da letto che ne circondavano la base. In una di esse gli affreschi (oggi perduti), ornati da oro e smalti, rappresentavano grandi re e condottieri del passato, sia storici che mitici, compreso lo stesso Azzone. Ad eseguirli furono

Secondo la chiave di lettura proposta dal critico Antonio Soligon, le vicende narrate dal ciclo di affreschi partono dal lato sinistro della parete di fondo, salgono sulla volta e scendono sul lato destro della parete di fondo, per poi proseguire sulle due pareti laterali, prima la destra e poi la sinistra, le cui immagini, all'interno di una coerente poetica, sono sul piano

, quando furono riaperte le sue cinque finestre, e con i restauri post-conciliari. Nella fascia inferiore dell'abside, al disotto delle finestre, vi sono tracce di affreschi cinquecenteschi, ormai illeggibili, danneggiati notevolmente dal bombardamento. Il

assunse le forme architettoniche attuali, salvo gli stupendi giardini, in parte sistemati all'italiana ed in parte all'inglese con scalinata e ninfeo. Furono infatti aggiunti successivamente, su distinti livelli, uno per piano, allo scopo di razionalizzare gli ingressi ed ampliare le vedute. Nei porticati conserva tracce di affreschi inneggianti alla natura ed all'interno fantastiche vedute della

, nel settecentesco Palazzo Comunale di piazza Vittoria, che conserva vari reperti archeologici del territorio, tracce di affreschi e stucchi decorativi provenienti dalle varie ville marittime, di cui restano poche vestigia.

ritrovato, riportante questo nome: nella casa si conservano ancora diverse decorazioni pittoriche, sia nel triclinio, che nelle camere che si affacciano sul giardino; gli affreschi meglio conservati sono stati staccati per essere conservati al museo archeologico di Napoli, come quello di

e attorno diverse abitazioni antiche. In basso si trovano la piccola ma gradevole piazza Municipio su cui affacciano la vecchia sede del Municipio (oggi sede della biblioteca comunale) e la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista ed Evangelista con interno barocco, con affreschi sulla volta e un pulpito ligneo anch'esso di

Nel borgo fuori del castello, in piazza Umberto I, si affaccia la piccola chiesa di San Sebastiano con affreschi del XVI secolo. Quello sull'abside raffigura il martirio di San Sebastiano tra San Rocco e San Gregorio papa e quello sulla parete sinistra raffigura la Madonna con il Bambino e Sant'Anna.

L'abside della chiesa di Santa Maria dell'Elemosina, la principale del comune, ha interessanti affreschi storici-religiosi di fine Ottocento sulla vicenda della fondazione degli esuli albanesi che costruirono il centro.

, su progetto dell'architetto mantovano Aldo Andreani, venne ripristinata la facciata originale e sistemato lo spazio interno, dotato di una sala unica, alle cui pareti sono visibili tracce di affreschi di

e situato tra piazza Mazzini e via Roma, era la residenza cittadina della nobile famiglia Riva. Composto da due edifici, si conservano ancora al piano terreno il portale in marmo, un loggiato con colonne in marmo e al primo piano un salone impreziosito da affreschi e stucchi.

chiese che fossero ultimate secondo sua precise disposizioni. Questo fu sicuramente per il giovane Sojaro un importante punto di partenza, diventando specializzato in questo tipo di affreschi dedicati ai misteri del

; al suo interno sono presenti numerose tracce degli affreschi risalenti agli inizi del XVI secolo, riaffiorate durante i restauri novecenteschi; l'edificio ospita inoltre alcuni dipinti ad olio, tra cui la grande tela raffigurante il

, ha un'unica navata, con nove cappelle. Affreschi e opere d'arte, dopo la distruzione di quelli conservati nella precedente chiesa, sono quasi tutti di artisti contemporanei, tra i quali Angelo Baghino,

Le pareti interne della chiesa vennero interamente ricoperte da affreschi secondo un programma iconografico organico, legato alla corrispondenza tra le storie dell'Antico, del Nuovo Testamento e degli Atti degli Apostoli in concordanza con le storie di san Francesco, in modo da codificarne la figura secondo l'interpretazione data da

Gli affreschi eseguiti da Galileo Chini nella vasta sala del Trono, dalla cupola che si eleva per oltre cinquanta metri alle lunette, rievocano i momenti significativi dei sei ultimi re del Siam (dal Settecento al Novecento) immortalandoli nella storia, compreso il re

Presenta una sobria facciata caratterizzata da una piccola finestra ovale e da un portale inquadrato in una cornice e sormontato da un architrave. Durante i recenti lavori di restauro del prospetto sono riemersi due affreschi settecenteschi raffiguranti la Madonna Annunziata e l'

, anno della sua ascesa al trono, molti rifacimenti vennero iniziati sulla figura del palazzo: oltre agli affreschi, vennero restaurate alcune strutture distrutte durante la rivoluzione francese, ricostruendo in particolare gli appartamenti parte del palazzo dove la famiglia principesca vive abitualmente.

, con tre fornici divisi da semicolonne composite che emergono dalla muratura (in vivaci motivi geometrici rossi e bianchi), mentre al piano superiore, dove si trovava una sala del trono decorata da affreschi con finte architetture), sopra una

. Adornata da pregiatissimi affreschi e stucchi in stile Barocco opera di maestranze madonite che ricoprono completamente le mura e raccontando gli episodi della vita del santo di Assisi. Custodisce la tela del titolare raffigurato nell'atto di ricevere le stimmate, opera dello

I resti degli insediamenti antichi, sepolti da uno strato di sabbia che ha favorito la conservazione di un ricco patrimonio di pitture e affreschi, sculture in legno e terracotta e manoscritti in lingue diverse, sono stati riscoperti da

del porticato sono decorate con affreschi raffiguranti con realismo e umorismo botteghe artigiane e scene di vita quotidiana del tempo e rappresentano un'importante testimonianza iconografica dell'epoca a cavallo tra il

Una successione di affreschi, nati verosimilmente con intenzioni di supplica o di ringraziamento da parte dei committenti, copre buona parte delle pareti delle navate laterali (ove sono visibili anche capitelli relativi al rifacimento del XII secolo) e sui pilastri che sostengono le

venne celebrata la conclusione dei lavori con una messa solenne e nello stesso anno una contesa per il pagamento degli affreschi di Giorgione fa pensare che anche la decorazione esterna fosse completa

nel XVI secolo i Signori di Gresta-Castelbarco eseguirono varie opere di ricostruzione, tra queste venne interessata anche la chiesa SS. Fabiano e Sebastiano di Varano con interventi particolari di abbellimento, attraverso affreschi, che a tutt'oggi necessitano di urgenti ed mirati interventi;




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Ultimo aggiornamento pagina:

10 Marzo 2021

23:55:46