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Frasi che contengono la parola annunzio
La sua salute cominciava ormai a declinare; D'Annunzio riceveva sempre le sue numerosi amanti, ma nonostante il carisma intatto e il fascino che esercitava il suo mito, egli le aspettava in camicia da notte o nella penombra, per nascondere il fisico invecchiato. D'Annunzio,
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Insieme alle prime opere poetiche, D'Annunzio, nei primi anni ottanta dell'Ottocento, nei salotti romani, propose dapprima nei suoi quotidiani e poi in raccolta dei bozzetti naturalistici, di stampo verista, ispirati a
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e dal desiderio irrefrenabile della gaiezza giovanile. Mentre Carducci nelle odi tenta il recupero della potenza letteraria italiana con riecheggi ai classici, d'Annunzio aggiunge la sua esperienza personale di giovane innamorato, inserendo il suo rapporto amoroso con Lalla in un bozzetto abruzzese, ambientato sulla spiaggia selvaggia di
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. Le preoccupazioni del Vate erano infatti di indole artistica, non filosofica. D'altra parte il pensiero di Nietzsche, pur essendo stato talvolta oggetto di una generica adesione da parte di D'Annunzio, non fu mai sviluppato organicamente nelle creazioni del Vate che oltretutto non ebbe mai la pretesa di interpretarlo.
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dove tuttora rimangono custodite due delle sue numerose automobili). La manifestazione, denominata Coppa Gabriele D'Annunzio, prevede anche la sosta presso la dimora del Vate e il pranzo all'interno del Parco del Vittoriale.
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. I cinque libri del ciclo intendono celebrare l'unione e la comunione panica del poeta con la natura, ma anche con le gesta storiche degli eroi italiani, e con l'universo intero. D'Annunzio usa la massima forma di stile ricercato, raggiungendolo nel libro
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. D'Annunzio infatti intende applicare il suo metodo del superuomo esteta anche nel teatro, mostrando situazioni irreali, mistiche, di riflessione intorno alla natura e al rapporto morboso e carnale con la
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, e si riferisce alla tendenza del confondersi e mescolarsi con il Tutto e con l'assoluto, due concetti chiave del decadentismo. In D'Annunzio il tutto prende la forma della natura, riferimento al dio greco
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. Altri resti vicini sono quelli dell'edificio a pianta centrale del III-IV che poi ha dato origine alla chiesa di Santa Gerusalemme dell'XI secolo; sono visibili due colonne semi-interrate in due vani di vetro allestiti di fronte alla cattedrale di San Cetteo, sul trafficato viale Gabriele D'Annunzio.
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, risultava invece di stampo prettamente chietino, con pronuncia vocalica chiusa, caratterizzata dall'isocronismo sillabico completo. Lo stesso D'Annunzio, vissuto proprio in quest'ultimo centro, scriveva pertanto in un vernacolo di stampo chietino, peraltro non scevro da influssi prettamente napoletani, ora scomparsi, dovuti alla massiccia presenza delle truppe militari partenopee nel Bagno penale borbonico. Evidenti erano soprattutto le forme dittongate in
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I primi due bombardamenti di settembre colpirono nuovamente quanto non era ancora crollato del centro: calle Larga, calle Santa Maria, calle dei Papuzzeri, calle Gabriele d'Annunzio, piazzetta San Rocco, Bastione Moro. Gli incendi divamparono per due giorni
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, ha inizio via D'Annunzio, che attraversa tutto il moderno quartiere direzionale fino alla Circonvallazione a Mare, seguendo all'incirca il percorso delle antiche vie dei Servi e Madre di Dio. La via si sviluppa su due livelli, un camminamento pedonale coperto e una sottostante strada di scorrimento a due corsie che collega corso M. Quadrio e la
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In esso sono raffigurati sant'Antonio abate benedicente, circondato da san Giovanni Battista e san Benedetto e, sopra la porta d'ingresso, il Cristo morto tra la Vergine e l'Angelo che ne danno l'annunzio.
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Alle molte cose sgradevoli verificatesi in questi giorni devo aggiungere quella che constato ora e mi indigna profondamente: mentre per Domenica del Corriere non ricevemmo alcuna fotografia troviamo riprodotto in altro giornale illustrato interessantissimo documento fornito da voi con autografo di D'Annunzio. Attendo spiegazioni immediate
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Tutta la sponda opposta, quella settentrionale lungo viale Gabriele D'Annunzio, era rimasta cintata e inaccessibile: qui sono state portate alla luce le fondazioni delle mura spagnole (gli ex Bastioni) con il varco grazie al quale il Naviglio Vallone le sottopassava (varco chiamato, in
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. Era una piccola struttura posta tra la piazza municipale e il viale Umberto I (oggi viale G. D'Annunzio), con il corpo nell'asse di via dei Bastioni, come la nuova cattedrale, ma con la facciata rivolta non sulla strada di viale D'Annunzio. Viene descritta, in una relazione della visita pastorale dell'arcivescovo di Chieti del
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. Quest'ultima collaborazione di Michetti sembra fosse stata all'origine di problemi e malintesi di indole economica con D'Annunzio che si riflessero negativamente sulle fraterne relazioni d'amicizia che i due corregionali avevano mantenuto fino ad allora. I loro rapporti, dopo un lungo periodo di raffreddamento, caratterizzato da incontri sporadici in luoghi pubblici,
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, capostipite dell'omonima dinastia di pittori e scultori. Entrambi godettero del sostegno e della collaborazione di D'Annunzio, del Michetti e degli altri membri del sodalizio francavillese. Sulla rivista del Cascella
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e la crudezza spoglia del teatro nordico che pone al centro le debolezze umane, ha fatto scaturire in D'Annunzio il desiderio di sperimentare nuove forme che recuperassero e rigenerassero il modello antico della
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, risultava invece di stampo chietino, con pronuncia vocalica chiusa, caratterizzata dall'isocronismo sillabico completo. Lo stesso D'Annunzio, vissuto proprio in quest'ultimo centro, scriveva pertanto in un vernacolo di stampo chietino, peraltro non scevro da influssi prettamente napoletani, ora scomparsi, dovuti alla massiccia presenza delle truppe militari partenopee nel Bagno penale borbonico. Evidenti erano soprattutto le forme dittongate in
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. La tela fu presentata all'Esposizione Universale di Parigi ma non fu accolta con successo. Michetti e d'Annunzio si appassionarono alla vicenda semi-pagana dei serpenti di Cocullo, durante la festa patronale di San Domenico, d'Annunzio nella novella
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. Il poeta D'Annunzio la cita quando parla dei pastori abruzzesi nelle sue prose, spiegando che l'assemblavano con la cera dei torchi votivi e con i fili di lino ricavati dalle vecchie tovaglie d'altare. Ne sono state rinvenute due tipologie che prendono il nome dai luoghi di provenienza: una dell'area del Fucino, detta
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La stanza, un tempo adibita a soggiorno, contiene pannelli didattici con fotografie di Francavilla al Mare, dell'eremo di S. Vito Chietino, dell'abbazia di S. Clemente a Casauria. del castello di Casoli, oltre a lettere e citazioni di opere del D'Annunzio. Vi sono inoltre due litografie di
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Salendo ancora si giunge alla piazzetta Dalmata che prende il nome dal pilo sovrastato dalla Vergine di Dalmazia. Su questo spazio si affacciano la prioria, la casa-museo di Gabriele d'Annunzio, lo Schifamondo, le torri degli archivi e il tempietto della Vittoria con una copia bronzea della celebre
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, tagliata riposa. Era la saletta adibita al disbrigo della corrispondenza: d'Annunzio, non potendo o non volendo rispondere a tutti, ironicamente si dichiarava monco e dunque impossibilitato a scrivere. Gli armadi sono gli unici mobili del Vittoriale provenienti dalla
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Dalla piazzetta Dalmata si accede ai giardini. Sulla sinistra si incontra dapprima il cortiletto degli Schiavoni, ornato da vere da pozzo veneziane. Il cortile richiama nelle forme quello della casa natale di d'Annunzio a Pescara. Intorno al cortile corre il portico del Parente, intitolato a
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di Martinuzzi, una grande statua di bronzo raffigurante una donna accosciata che porta sul capo un canestro di frutti. Recingono il frutteto pilastri con grandi aquile e gigli simili a quelli che d'Annunzio aveva, molti anni addietro, ammirato nei giardini di
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Con la partecipazione di D'Annunzio, che mantiene all'interno della rivista posizioni autonome rispetto agli altri collaboratori, l'ideologia della rivista si sposta verso uno spiccato estetismo bizantino e quando, nel
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si svolgono in maniera evidente solo a Pescara, da essere citati nell'incipit (anche con una frase generica)...il paragrafo nel corpo voce (IMO) basta e avanza. D'Annunzio ha una sezione dedicata, ma se il consenso decide di inserire l'inciso:
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, affiancato al palazzo in stile liberty di Camillo Michetti, nei pressi del vecchio arco di Portanuova. Le altre ville erette lungo via Gabriele d'Annunzio erano il palazzo Perenich (ancora esistente) progettato nel
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, su via delle Caserme, situato vicino alla casa natale di D'Annunzio e ospitante varie mostre temporanee e reperti archeologici e storici della zona: esso trova posto in una delle poche vestigia rimanenti della piazzaforte, negli edifici delle vecchie caserme, che nel XIX secolo ospitarono anche un duro carcere per oppositori politici del
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Pescara vecchia ai tempi di D'Annunzio, foto dei primi del Novecento: veduta di via dei Bastioni all'incrocio col viale Umberto I (oggi via G. D'Annunzio). Si nota in primo piano il campanile della storica chiesa di San Cetteo, i fondo il campanile della chiesa di San Giacomo, oggi scomparsa
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, al santuario della Madonna dei Miracoli, ma vede soltanto uno spettacolo raccapricciante di infermi e moribondi che chiedono invano grazia alla Vergine. Altro riferimento a un'esperienza realmente vissuta dal D'Annunzio andando a Casalbordino.
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Pare che l'intento di d'Annunzio fosse quello di realizzare un dramma moderno, capace di rivaleggiare con la tragedia greca, volle rappresentare l'azione della catarsi, sublimando le passioni del pubblico, mettendo Bianca Maria come vittima espiatrice dei peccati, come fosse la figlia di Agamennone Ifigenia. Se questo fosse stato il vero intento di D'Annunzio, il prodotto finale pecca di vari fraintendimenti del senso stesso della tragedia greca e dei suoi temi, come il destino e l'espiazione, il tema dell'incesto di Leonardo e Bianca Maria sembra essere un contorno alla sensazione tragica, ma si pone come struttura portante della vicenda.
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Nitti non riconobbe l'azione di D'Annunzio, e i rapporti tra D'Annunzio e il governo italiano rimasero estremamente tesi per tutto il periodo delle trattative fra Italia e Jugoslavia. Le trattative si conclusero col
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Le ville in stile eclettico del quartiere Pineta, progettate da Antonino Liberi, Camillo De Cecco e altri, si trovano tra viale Luisa d'Annunzio, via della Pineta, viale Primo Vere, via Scarfoglio, via Fernando Francesco d'Avalos: si ricordano Villa La Porta, Villa Geniola, Villa Clerico, Villa Coen, Villa De Lucretiis
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: oltre ai nominati Carducci e D'Annunzio vi si potevano infatti trovare versi ricalcati sui modelli del Petrarca, dell'Ariosto, del Tasso, dell'Arcadia, del Parini, del Foscolo, del Leopardi, del Giusti, del Manzoni e naturalmente del Porta, complice il dialetto meneghino. Le parodie dantesche erano a cura di
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Ultimo aggiornamento pagina:
25 Dicembre 2021
15:52:29