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Frasi che contengono la parola abbazia

Trascorse i primi anni di vita con i monaci dell'Abbazia benedettina di Gaifa, nei pressi di Urbino. Questi trasmisero al giovane Federico un marcato senso del sacro. Successivamente venne educato severamente alla condotta religiosa da alcuni precettori personali -

Se la giurisdizione di un Abate si estende, oltre i limiti della sua abbazia, sugli abitanti, sia ecclesiastici che laici, di un certo distretto o territorio che formano parte integrante della diocesi di un vescovo, appartiene al grado intermedio (

Nel frattempo il contrasto tra la diocesi bresciana e l'abbazia lenese andava acuendosi: si colloca in questo periodo, alla fine del XII secolo, una testimonianza emblematica di questo vero e proprio scontro perpetuo tra cattedrale e abbazia per il controllo delle decime e la giurisdizione delle chiese rurali.

I possedimenti dell'abbazia, sparsi per tutto il Settentrione, rendevano necessario un rapporto continuo e stabile con la sede abbaziale di Leno. Una via di comunicazione fondamentale per l'economia del monastero fu il fiume

, raccomandandogli il rispetto dell'alleanza. Stefano intervenne immediatamente, prima che Carlomanno potesse rovinare i suoi piani, lo fece arrestare per aver lasciato l'Abbazia di Montecassino senza permesso e lo fece rinchiudere nel monastero di

L'opera di Leonate rappresenta il punto d'apogeo dell'abbazia, dato che, quando iniziarono ad essere fondati nel primo Duecento i monasteri dei Cistercensi nella val Pescara, come la Badia di Casanova e l'

. Lungo gli stipiti si evoca ancora il potere civile, con la raffigurazione di quattro re, forse di stirpe carolingia: Ugo, Lotario, Lamberto e Berengario, i quali grazie ai benefici concessi all'abbazia, l'avevano accresciuta. Nei capitelli sono raffigurati a sinistra mostri dei

Lapide romana on scritta C.C. SULMONI PRIMUS ET FORTUNATUS - PONDERARIUM PAGI INTERPROMINI - VI TERRAEMOTUS DILAPSUM A SOLO SUA PECUNIA RESTITUERUNT; la lapide testimonia il restauro avvenuto per il basamento di un tempio dustrutto da un terrenmoto da tali Fortunato e Primo, forse liberti sulmonesi; Interpromium era un villaggio fiorente posto lungo la via Tiburtina Valeria, anche se alcuni archeologici lo collocano tra Scafa, Castiglione o San Valentino; la lapide si trovava nel pavimento davanti l'ingresso maggiore dell'abbazia.

A Nord Porta S.Angelo (l'unica ancora esistente) che si apriva sulla piazza antistante l'Abbazia. Ad ovest Porta Pescara, dal nome della contrada sottostante. L'ultimo varco era la Portella, presso il convento di Sant'Agostino, demolita intorno al

Arangiara prende il suo nome da antiche piantagioni di aranceti, sorge su un territorio abbastanza scosceso contiguo a quello del centro abitato. Qui sono presenti il maggiore numero di chiese come l'Abbazia di Santa Maria e i XII apostoli, la Chiesa del Rosario e la Chiesa del Carmine che nasce sopra una zona collinare.

una serie di chiese e fondi agricoli per il Monastero di Santa Colomba di Frosolone, dal che si deduce che questo scomparso insediamento monastico benedettino doveva essere piuttosto importante e dipendeva dall'Abbazia madre di

rimangono diversi complessi monumentali, come il Castello della Contessa Adelaide, la Pieve battesimale di Santa Maria Maggiore con gli edifici annessi, l'Abbazia di San Giusto, il Convento di S. Francesco e i suoi chiostri, le case medioevali porticate, la

Nel XII secolo alcuni documenti relativi alle terre possedute dall'abbazia di Kells furono ricopiati su alcune delle pagine bianche del libro, fatto che fornisce una nuova conferma della presenza dell'opera nella struttura monastica.

e Casaboli stessa feudo dell'abbazia di Santo Stefano di Monopoli. La cintura dei casali ospitalieri fungeva da cuscinetto tra la regione dei conti conversanesi e il territorio dei principi di Taranto.

. Tali monasteri subirono svariati danni per mano umana (le invasioni Saracene) o a causa di terremoti, ragion per cui nel corso dei secoli XI e XII molti interventi di ripristino vennero apportati specialmente all'abbazia di Casauria e ai monasteri della

(del ramo di Santa Fiora) di costruire centri fortificati sopra terreni e villaggi del feudo badengo allo scopo di usurparne il legittimo dominio all'abbazia. La disputa con gli Aldobrandeschi non fu risolta ed essi seppero appropriarsi di numerose terre dei monaci. Il potere dell'abbazia fu ulteriormente ridotto a partire dal

detta poi Badia Fiorentina (badia significa abbazia). La primitiva chiesa si trova dove oggi sorge la cappella Pandolfini, a fianco della chiesa principale, ricostruita nel Rinascimento su disegno di

Nei secoli successivi, l'abbazia benedettina vide alternarsi periodi di decadenza a periodi di rinnovato splendore. Nel Quattrocento fu un centro di cultura umanistica sostenuto dall'abate portoghese Dom

dei canonici della cattedrale, che, fin dalla fondazione della diocesi, era costituito dai monaci benedettini della vicina abbazia di Sant'Agata. Il clero secolare, vistosi espropriato dagli uffici connessi al capitolo, ottenne da

Vi sorsero fondazioni monastiche legate o dipendenti dall'abbazia di Bobbio che crearono le basi per lo sviluppo dell'agricoltura, con la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti, mulini e frantoi. Si riaprirono le vie commerciali e di comunicazione: olio, sale, legname, carne, ecc. Fra queste il grande Priorato di San Colombano di Bardolino, con il territorio del lago di Garda, dei fiumi Adige, Mincio, la zona della Valpolicella e del veronese, fra le varie produzioni vitivinicole e di olio del territorio monastico si distinguevano anche le peschiere del Garda, il cui pesce veniva commercializzato grazie alla conservazione sotto sale e olio.

che i monaci tedeschi vennero rimossi dall'abbazia; passata la terribile epidemia ne giunsero altri dalla Germania ad occupare i posti vacanti, ma vi fu l'opposizione dell'abate Pietro Contarini che ottenne dalla

. Spesso sui dipinti compaiono alcune scritte grafite riportanti nomi tedeschi e talvolta brevi frasi, lasciate dai monaci provenienti dalla Germania che soggiornarono a lungo nell'abbazia, diventandone di fatto i padroni.

L'abbazia di Bobbio fu un attivissimo centro di evangelizzazione e di rinascita agricola sotto la protezione reale ed imperiale, e del Papa. Diede le basi e l'impulso per lo sviluppo dell'agricoltura in modo intensivo con il recupero di aree incolte o abbandonate, le bonifiche, le canalizzazioni per scopo irriguo e di drenaggio, acquedotti e migliorie con l'introduzione di innovazioni agricole, agronomiche e le rotazioni agricole, con il recupero di campi ed orti e la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti, noceti, piante da frutto, selvicoltura, strumenti agricoli e di aratura, mulini, fratoi, ecc. I monaci diedero, inoltre, un notevole apporto alimentare grazie agli allevamenti ed alla

). I monaci preferivano insediarsi in valli malsane e palustri o ricoperte di foreste per poterle trasformare in campagne fertili e produttive. I monaci cistercensi organizzarono il territorio agricolo dell'abbazia in sei

Antonio Panei, riconsegna a Roma ai frati trappisti le due teste marmoree di San Paolo che erano state trafugate da ignoti dall'Abbazia delle Tre Fontane. La puntata, realizzata in presa diretta interamente fuori dagli studi televisivi

dell'XI secolo, costruita per volere del vescovo Enrico. Poco si conosce riguardo alla struttura originale del complesso, dato che al giorno d'oggi sono rimaste poche testimonianze storiche. La torre (e quindi l'abbazia) venne costruita con laterizio di probabile origina romana, mentre da un punto di vista architettonico risulta essere un esempio di

Al piazzale del santuario salivano altre due strade, una in corrispondenza dell'abbazia del Boschetto e un'altra nell'area di Campi, passando presso il convento dei cappuccini. Queste strade risalivano la collina in corrispondenza dei

diede impulso all'agricoltura con il recupero di aree incolte o abbandonate, le bonifiche e le migliorie agronomiche con il recupero e la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti, mulini e frantoi. Nel territorio sorsero varie chiese e fondazioni monastiche provenienti dall'abbazia di Bobbio, fra le quali in Genova l'

L'abbazia, guidata dall'abate Michelangelo Galiucci, altro entusiasta propugnatore delle reazione, costituiva un centro di arruolamento dei borbonici, di raccolta di notizie e di smistamento delle armi. Questo grazie alla presenza del Montieri e alle ripetute visite del giovane sacerdote Eugenio Ricci che faceva la spola con Roma. Quest'ultimo era un pupillo del segretario di stato cardinale

, e valse all'autore l'accesso all'accademia stessa. I monaci decisero di acquistarlo come omaggio verso il fondatore dell'abbazia. Oltre a questa, altre opere di autori francesi del XVII e XVIII secolo ornano le pareti del refettorio, i temi raffigurati sono generalmente quelli tratti dalla vita di Cristo; tra i paesaggi particolarmente degni di nota sono due piccole tavole del XVII secolo intitolate

(PC), attivissimo centro di evangelizzazione e di rinascita agricola sotto la protezione del Papa, attraverso il controllo dell'abbazia di San Salvatore di Giusvalla e che dipendeva quindi in ultima istanza dalla

, le cucine ed il lavamani, il cavedio interno ed i sotterranei con la grande cantina con volte a botte e ghiacciaia. Il museo si propone come percorso didattico storico multimediale dell'abbazia, di San Colombano, dello scriptorium e della storia di Bobbio.

Rimase nell'abbazia di San Vincenzo per circa due anni. Poi, preferendo un maggior raccoglimento, ostacolato dalle frequenti visite di amici e parenti, chiese ed ottenne il trasferimento presso il monastero di Santa Croce a

. Le strutture in puro gotico invece esaltano il maestoso interno a tre navate con un altissimo transetto, mentre all'incrocio si eleva la torre ottagonale del tiburio. Tra le costruzioni dell'abbazia spiccano il chiostro con decorazioni rinascimentali e la notevole

Le origini di questi giochi sembrano risalire agli antichi Romani, sebbene ci siano pervenute poche informazioni in proposito: conosciamo infatti alcuni nomi, ma non le regole. Di quel periodo ci rimane un'iscrizione nell'abbazia di Fiastra (Tolentino, MC), che ricorda un Publio Petronio Primo

locale, codice legislativo di tutto il regno di Sicilia. Sempre tra il X ed il XIII secolo, nella zona del Vulture si assiste ad un incremento della presenza di ordini monastici. Ne sono fonti tangibili l'Abbazia di San Michele e i resti del complesso di Sant'Ippolito, entrambi vicini ai laghi di Monticchio, e le chiese rupestri affrescate rinvenute nei pressi di

, a quest'abbazia si deve il nome dell'intero abitato sorto successivamente. L'edificio appartenne a tutta una serie di ordini ecclesiastici ossia ai benedettini, agli agostiniani, ai paolini e ai gesuiti. Oggigiorno, oltre alle preghiere ed alle messe vi si possono ascoltare pure concerti da camera.

Si tratta della strada che collega piazza Saffi con piazza Ordelaffi e piazza del Duomo, costeggiando il lato settentrionale del Palazzo del Comune. Percorrerla verso oriente, concede una suggestiva vista sull'Abbazia di San Mercuriale, mentre, nell'altro senso, la via prospetta sulla

Il chiostro dei monasteri doveva essere una replica del giardino dell'Eden, protetto dal mondo esterno. Semplici fontane, chiamati lavabi, erano collocati all'interno di monasteri medievali, come l'Abbazia di Thoronet in

) l'abbazia divenne un centro letterario, di studio e di produzione di manoscritti, e fu inoltre attiva nella reintroduzione dell'ordine benedettino in Baviera, compresa la fondazione dell'abbazia dei Santi

Fatta salva la piena autonomia di ogni monastero, per garantire che in ogni casa dell'ordine venissero rispettate la legislazione e le consuetudini cistercensi, ogni abbazia doveva essere visitata annualmente dall'abate dell'abbazia-madre (quella da cui erano provenuti i monaci che l'avevano fondata);

Il patrimonio terriero dell'abbazia si estendeva ben oltre le terre prossime al monastero (con le grange di Montarolo, Darola, Castel Merlino, Leri, Montarucco, Ramezzana, ecc.), comprendendo anche appezzamenti dislocati in un'area vasta nel

, eretto dai cistercensi nel XII secolo e poi ampliato nel corso del periodo di massima rinomanza e floridezza economica dell'abbazia (secolo XIII e XIV) si sono conservate notevoli strutture architettoniche: l'inconsueto campanile a pianta ottagonale, poggiante su una preesistente base quadrata, in stile

probabilmente il bisogno di confermare la donazione fu determinato da una controversia giudiziaria sorta tra l'abbazia delle Tre Fontane ed i tre fratelli Pietro, Nicola ed Angelo Gandolfi, che avanzavano pretese su una torre edificata dalla loro famiglia in territorio nemese presso l'attuale

A destra si aprono due portali di tipo benedettino: uno immette nella navata minore, l'altro oggi murato ha decorazione dell'Agnus Dei, e immetteva al transetto. La chiesa mostra in maniera evidente i legami con i cantieri benedettini dell'Abruzzo (come le abbazia presso la

(furono usate le pietre delle rovine dell'antica abbazia di S. Eustachio in Pantasia che era situata nel territorio del casale di S. Eustachio o San Stazio che attualmente fa parte del territorio di

principale, che in precedenza avevano costituito la sede del consorzio di bonifica delle paludi. Tuttavia il toponimo di Sant'Eufemia deriva da un altro insediamento di origine medievale poco distante, collocato intorno all'antica abbazia

, una donazione all'abbazia stessa, in cui Guglielmo si definisce marchese (anno da cui si data la costituzione del marchesato di Provenza), viene controfirmata anche dalla moglie, la contessa Arsinda

I due frati si ritrovano in un ambiente ostile, visti con sospetto da molti monaci. Il giovane Adso incontra brevemente una ragazza che abita in un povero villaggio ai piedi del monastero, dove gli abitanti vivono nella fame e nella miseria, costretti a rifornire di cibo l'abbazia in cambio della salvezza eterna. Le indagini iniziano subito, a partire dalla morte di un giovane monaco, Adelmo il

tenuto prigioniero in una sua torre in Parione; famiglia che, da una citazione espressa nel testo di P. Galletti nel descrivere alcuni componenti di essa, raccolti in un documento del secolo XI dell'Abbazia di San Paolo fuori le mura riguardo al possesso di alcuni castelli, sembra da identificare con i

cui dipendeva la giurisdizione del territorio monegasco, che dopo il danneggiamento da parte dei saraceni venne ricostruito dai monaci dell'abbazia di Saint-Pons di Nizza fondata dai monaci di Lerino verso la fine del VIII secolo ed a cui passera nel

ABBASSAVO ABBASSERA ABBASSERAI ABBASSERANNO ABBASSEREBBE ABBASSEREBBERO ABBASSEREI ABBASSEREMMO ABBASSEREMO ABBASSERESTE ABBASSERESTI ABBASSERETE ABBASSERO ABBASSI ABBASSIAMO ABBASSIATE ABBASSINO ABBASSO ABBASTA ABBASTAI ABBASTAMMO ABBASTANDO ABBASTANO ABBASTANTE ABBASTANTI ABBASTANZA ABBASTARE ABBASTARONO ABBASTASSE ABBASTASSERO ABBASTASSI ABBASTASSIMO ABBASTASTE ABBASTASTI ABBASTATA ABBASTATE ABBASTATI ABBASTATO ABBASTAVA ABBASTAVAMO ABBASTAVANO ABBASTAVATE ABBASTAVI ABBASTAVO ABBASTERA ABBASTERAI ABBASTERANNO ABBASTEREBBE ABBASTEREBBERO ABBASTEREI ABBASTEREMMO ABBASTEREMO ABBASTERESTE ABBASTERESTI ABBASTERETE ABBASTERO ABBASTI ABBASTIAMO ABBASTIATE ABBASTINO ABBASTO ABBATE ABBATI ABBATTA ABBATTAGGI ABBATTAGGIO ABBATTANO ABBATTE ABBATTEI ABBATTEMMO ABBATTENDO ABBATTENTE ABBATTENTI ABBATTERA ABBATTERAI ABBATTERANNO ABBATTERE ABBATTEREBBE ABBATTEREBBERO ABBATTEREI ABBATTEREMMO ABBATTEREMO ABBATTERESTE ABBATTERESTI ABBATTERETE ABBATTERO ABBATTERONO ABBATTERSI ABBATTESSE ABBATTESSERO ABBATTESSI ABBATTESSIMO ABBATTESTE ABBATTESTI ABBATTETE ABBATTEVA ABBATTEVAMO ABBATTEVANO ABBATTEVATE ABBATTEVI ABBATTEVO ABBATTI ABBATTIAMO ABBATTIATE ABBATTIBILE ABBATTIBILI ABBATTIFIENO ABBATTIMENTI ABBATTIMENTO ABBATTITORE ABBATTITORI ABBATTITRICE ABBATTITRICI ABBATTO ABBATTONO ABBATTUTA ABBATTUTE ABBATTUTI ABBATTUTO ABBATUFFOLA ABBATUFFOLAI ABBATUFFOLAMMO ABBATUFFOLANDO ABBATUFFOLANO ABBATUFFOLANTE ABBATUFFOLANTI ABBATUFFOLARE ABBATUFFOLARONO ABBATUFFOLASSE ABBATUFFOLASSI ABBATUFFOLASTE ABBATUFFOLASTI ABBATUFFOLATA ABBATUFFOLATE ABBATUFFOLATI ABBATUFFOLATO ABBATUFFOLAVA ABBATUFFOLAVAMO ABBATUFFOLAVANO ABBATUFFOLAVATE ABBATUFFOLAVI ABBATUFFOLAVO ABBATUFFOLERA ABBATUFFOLERAI ABBATUFFOLEREI ABBATUFFOLEREMO ABBATUFFOLERETE ABBATUFFOLERO ABBATUFFOLI ABBATUFFOLIAMO ABBATUFFOLIATE ABBATUFFOLINO ABBATUFFOLO ABBAZIA ABBAZIALE ABBAZIALI ABBAZIE ABBECEDARI ABBECEDARIA ABBECEDARIE ABBECEDARIO ABBELLA ABBELLAI ABBELLAMMO ABBELLANDO ABBELLANO ABBELLANTE ABBELLANTI ABBELLARE ABBELLARONO ABBELLARSI ABBELLASSE ABBELLASSERO ABBELLASSI ABBELLASSIMO ABBELLASTE ABBELLASTI ABBELLATA ABBELLATE ABBELLATI ABBELLATO ABBELLAVA ABBELLAVAMO ABBELLAVANO ABBELLAVATE ABBELLAVI ABBELLAVO ABBELLENDO ABBELLENTE ABBELLENTI ABBELLERA ABBELLERAI ABBELLERANNO ABBELLEREBBE ABBELLEREBBERO ABBELLEREI ABBELLEREMMO ABBELLEREMO ABBELLERESTE ABBELLERESTI ABBELLERETE ABBELLERO ABBELLI ABBELLIAMO ABBELLIATE ABBELLII ABBELLIMENTI ABBELLIMENTO ABBELLIMMO ABBELLINO ABBELLIRA ABBELLIRAI ABBELLIRANNO ABBELLIRE ABBELLIREBBE ABBELLIREBBERO ABBELLIREI ABBELLIREMMO ABBELLIREMO ABBELLIRESTE ABBELLIRESTI ABBELLIRETE ABBELLIRO ABBELLIRONO ABBELLIRSI ABBELLISCA ABBELLISCANO ABBELLISCE ABBELLISCI ABBELLISCO ABBELLISCONO ABBELLISSE ABBELLISSERO ABBELLISSI ABBELLISSIMO ABBELLISTE ABBELLISTI ABBELLITA ABBELLITE ABBELLITI ABBELLITO ABBELLIVA ABBELLIVAMO ABBELLIVANO ABBELLIVATE ABBELLIVI ABBELLIVO ABBELLO ABBENCHE ABBEVERA ABBEVERAGGI ABBEVERAGGIO ABBEVERAI ABBEVERAMMO ABBEVERANDO ABBEVERANO ABBEVERANTE ABBEVERANTI ABBEVERARE ABBEVERARONO ABBEVERARSI ABBEVERASSE ABBEVERASSERO ABBEVERASSI ABBEVERASSIMO ABBEVERASTE ABBEVERASTI ABBEVERATA ABBEVERATE ABBEVERATI ABBEVERATO ABBEVERATOI ABBEVERATOIO ABBEVERAVA ABBEVERAVAMO ABBEVERAVANO ABBEVERAVATE ABBEVERAVI ABBEVERAVO ABBEVERERA ABBEVERERAI ABBEVERERANNO ABBEVEREREBBE ABBEVEREREBBERO ABBEVEREREI ABBEVEREREMMO ABBEVEREREMO ABBEVERERESTE ABBEVERERESTI ABBEVERERETE ABBEVERERO ABBEVERI ABBEVERIAMO ABBEVERIATE ABBEVERINO ABBEVERO ABBEVILLIANA ABBEVILLIANE ABBEVILLIANI ABBEVILLIANO ABBI ABBIA ABBIADA ABBIADAI ABBIADAMMO ABBIADANDO ABBIADANO ABBIADANTE ABBIADANTI ABBIADARE ABBIADARONO ABBIADASSE ABBIADASSERO ABBIADASSI ABBIADASSIMO ABBIADASTE ABBIADASTI ABBIADATA ABBIADATE ABBIADATI ABBIADATO ABBIADAVA ABBIADAVAMO ABBIADAVANO ABBIADAVATE ABBIADAVI ABBIADAVO ABBIADERA ABBIADERAI ABBIADERANNO ABBIADEREBBE ABBIADEREBBERO ABBIADEREI ABBIADEREMMO ABBIADEREMO ABBIADERESTE ABBIADERESTI ABBIADERETE ABBIADERO ABBIADI ABBIADIAMO ABBIADIATE ABBIADINO ABBIADO ABBIAMO ABBIANO ABBIATE ABBIATICI ABBIATICO ABBICA ABBICAI ABBICAMMO ABBICANDO ABBICANO ABBICANTE ABBICANTI ABBICARE ABBICARONO ABBICARSI ABBICASSE ABBICASSERO ABBICASSI ABBICASSIMO ABBICASTE ABBICASTI ABBICATA ABBICATE ABBICATI ABBICATO ABBICATURA ABBICATURE ABBICAVA ABBICAVAMO ABBICAVANO ABBICAVATE ABBICAVI ABBICAVO ABBICCI ABBICHERA ABBICHERAI ABBICHERANNO ABBICHEREBBE ABBICHEREBBERO ABBICHEREI ABBICHEREMMO ABBICHEREMO ABBICHERESTE ABBICHERESTI ABBICHERETE ABBICHERO ABBICHI ABBICHIAMO ABBICHIATE ABBICHINO ABBICI ABBICO ABBIENDO ABBIENTE ABBIENTI ABBIETTA ABBIETTAI ABBIETTAMMO ABBIETTANDO ABBIETTANO ABBIETTANTE ABBIETTANTI ABBIETTARE ABBIETTARONO ABBIETTASSE ABBIETTASSERO ABBIETTASSI ABBIETTASSIMO ABBIETTASTE ABBIETTASTI ABBIETTATA ABBIETTATE ABBIETTATI ABBIETTATO ABBIETTAVA ABBIETTAVAMO ABBIETTAVANO ABBIETTAVATE ABBIETTAVI ABBIETTAVO ABBIETTE ABBIETTERA ABBIETTERAI ABBIETTERANNO ABBIETTEREBBE ABBIETTEREBBERO ABBIETTEREI ABBIETTEREMMO ABBIETTEREMO ABBIETTERESTE ABBIETTERESTI ABBIETTERETE ABBIETTERO ABBIETTEZZA

Il rifornimento d'acqua dell'abbazia era doppio: per lo scarico delle latrine, gli usi agricoli e industriali, se deviava parzialmente il corso del fiume di modo che passasse per un estremo del monastero; per l'acqua da bere e l'uso liturgico, si canalizzava

, conosciuta come Principato Abbaziale o Abbazia Principesca, in un'area a cui fa capo un'abbazia. L'abbazia designata poteva essere un convento o un monastero. Proprio a causa di questo, il titolo di Principe-Abate era uno dei rari casi in cui il governo poteva essere affidato anche alle donne, con il titolo di Principessa-Badessa. In molti casi erano principi del Sacro Romano Impero del

: l'architettura esterna e l'impostazione interna erano riprese dall'architettura delle abbazie dell'epoca, come testimonia la facciata traslata prima della demolizione con rosone e monofore sul modello dell'abbazia di Viboldone. Tra i resti della decorazione pittorica prelevati prima della demolizione della chiesa ci sono l'

, situata a nord-ovest, conserva l'aspetto medievale, sormontata dalla torre del castello, con la parrocchiale di San Giovanni, e lungo la strada la chiesa della Madonna di Valleverde. Presso la contrada di Filetto si trova l'abbazia dei Santi Crisante e Daria.

, con rocce prese nelle vicinanze, e ricevette numerose aggiunte e modifiche in seguito che ne causarono la deviazione dal puro stile Cisterciense. La chiesa si trova a breve distanza dalla sponda nord del fiume Skell, gli edifici dell'abbazia sono disposti lungo ed oltre il fiume. Il

, il santuario di tutti i re di Francia (tranne il suo cuore che fu posto in un'urna d'argento nel convento di Chatillot, da lei fondato). Attualmente riposa nell'ossario comune dell'abbazia, realizzato durante la

. Le principali condizioni pattuite erano che ai monaci, con una dotazione loro assegnata, spettava il compito di eleggere il proprio abate conventuale e di gestire la chiesa e il monastero, mentre il palazzo abbaziale, il patrimonio dell'abbazia e la

, gran parte delle quali provenivano dal tesoro imperiale di Costantinopoli ed erano state consegnate all'abbazia da Hugues de Saint-Ghislain agli inizi del XIII secolo. Tra queste reliquie vi era anche il dente di San Cesario diacono e martire (con cartiglio in latino

sono ricordate due contese che la videro opposta ad altri enti ecclesiastici che tentavano di portarle via una parte del patrimonio; la prima contesa la vide contrapposta la priore di Poggiobonizzio a causa di un terreno donato all'abbazia dagli abitanti del

Ovviamente i tedeschi utilizzarono il bombardamento a loro vantaggio sia militarmente sia in ambito propagandistico. Le rovine dell'abbazia e le spesse mura perimetrali ancora in piedi furono rapidamente occupate dagli uomini di von Senger, e gli operatori dell'esercito inviarono a

e lungo i tornanti del monastero. Trincerati nell'abbazia sventrata, i tedeschi segnalavano ogni movimento dei nemici alle sezioni mortai e i cecchini imponevano ai soldati attaccanti un vero e proprio stillicidio; anche di notte i tiratori scelti e le bombe colpivano i barellieri e rendevano difficili i rifornimenti

Le prime massicce opere di bonifica nell'area vennero svolte dai monaci dell'abbazia di Leno che prosciugarono le zone paludose rendendole idonee per l'agricoltura e l'allevamento. Successivamente anche tra i secoli

), e funzionava come convento monacale. Dopo la morte del marito, Teodora stessa divenne una suora e fu sepolta nel tempio che prese il suo nome. Altri importanti monumenti bizantini includono le chiese di San Basilio (Hagios Vasilios), l'Abbazia di Kato Panagia, Hagios Vasilios del Ponte, Panagia Vlaherna, Panagia Brioni a

Il luogo prescelto si trovava in una radura isolata, la Val d'Absinthe, dove abbondavano l'acqua e il legname, elementi indispensabili all'organizzazione di un'abbazia cistercense: l'autosufficienza, con l'isolamento dal mondo, erano infatti previsti dalla

Al principio del XVII secolo, durante il suo periodo di massima espansione, l'abbazia possedeva segherie, fucine, mulini, fattorie, oleifici, tessiture, concerie, e riforniva le principali fiere di Francia, con entrate annue di seicentomila

Attraverso le generose donazioni di papi, re, regine e nobili, l'abbazia fu presto arricchita di ricche dotazioni e numerose case di canonici regolari entrarono sotto la sua influenza, comprese alcune abbazie anche fuori dai confini francesi: la chiesa e l'

Con l'intento di destinarlo alla carriera ecclesiastica, la famiglia gli provvide il possedimento dell'abbazia di San Giovanni al deserto e di quella di San Gottardo di Modoezia, sino al suo inevitabile trasferimento a

e la Santa Casa di Loreto; le feste liturgiche di san Benedetto e di san Giovanni Gualberto, quest'ultima in collaborazione col Corpo della Guardia Forestale dello Stato e l'Abbazia di Vallombrosa; i solenni festeggiamenti in onore dell'Assunta e dell'Immacolata; ogni mese di settembre un convegno sugli anziani; ogni mese di ottobre un convegno per il dialogo interreligioso e interculturale. A questi incontri hanno partecipato ospiti come il cardinale

L'importanza storica dell'abbazia e il suo ruolo nella bonifica agraria di una vasta parte della pianura modenese non trova una corrispondente importanza dal punto di vista architettonico. La costruzione dell'attuale chiesa, in

Le vicende storiche e urbanistiche che negli ultimi due secoli hanno modificato completamente l'aspetto del quartiere hanno portato alla totale scomparsa di alcuni storici edifici. Tra questi l'antica abbazia che aveva dato il nome alla zona e le strutture militari sorte nel

con una grande e lunga processione musicale notturna con questua delle uova, che toccava molti paesi nei dintorni e ritornava a Colleri. La festa toccava l'ultimo territorio monastico dei monaci dell'Abbazia di Bobbio rimasto fino alla soppressione del

Colli di San Pietro (dall'antica abbazia di S. Pietro a Cermenna) Nella zona alta, con stupendi panorami sui due golfi, era il luogo dove sorgeva, probabilmente sul sito dell'attuale Castello Colonna, l'

e per quanto, in controtendenza con gli studi consueti dell'abbazia - si sia preoccupato di commentare la logica di Aristotele, egli resta del tutto estraneo al pensiero classico del maestro di Stagira, la cui logica non vale, per lui, di fronte alla dogmatica

(oggi nell'Abbazia, Mausoleo Sabaudo, restano le sole pietre tombali del Conte Verde, in quanto, durante la Rivoluzione Francese, l'edificio fu occupato dai giacobini, le tombe furono forzate e i suoi resti mortali, insieme a quelli di altri membri di

, e possedeva numerosi altri feudi all'interno della valle del Sangro. L'abbazia era anche un importante centro culturale per la formazione di vescovi, dato che una targa ricorda la presenza del vescovo e santo patrono di Teramo

Chiesa parrocchiale di San Marco Evangelista: la chiesa storica di Cellino, sorgeva nell'area periferica del castello, fondata nell'XI secolo come cappella dei Monaci Basiliani, e dipendente dall'abbazia di Sant'Andrea presso

gli diceva che la chiesa era stata dedicata molto tempo prima da lui stesso a sua madre e che non era decoroso che venisse ri-consacrata da mani umane. Allora Davide avrebbe preferito commissionare un'estensione dell'abbazia, ad est della vecchia chiesa (le dimensioni di questa estensione sono state verificate archeologicamente nel

Per quel che riguarda l'urbanistica del paese intorno al XII secolo, si pensa che questo occupasse le due piccole colline contrapposte e divise dal torrente del Rivo che scorreva nella valle sottostante. Alla destra del corso d'acqua si trovavano l'abbazia del Santo Sepolcro, il castello e, forse, un borgo cresciuto intorno alla chiesa di Santa Maria; alla sinistra si collocava l'abitato che dalla vecchia pieve di Santa Vittoria si era esteso sui colli fino a un poggio, ai piedi del quale vi era la porta che conduceva verso

. Non vi furono vittime ma i danni furono ingenti: tratti interi di muratura, i muri della chiesa, la cappella della croce furono distrutti. Dalla distruzione rimasero indenni la tomba di Santa Ottilia, il sarcofago della badessa Eugenia e quello di Eticone. Dopo l'incendio le suore abbandonarono l'abbazia e molte di esse, tra le quali la badessa Agnese di Oberkirch, abbracciarono la

Re Davide I voleva che la nuova abbazia fosse costruita nello stesso sito ma i cistercensi insistettero dicendo che la terra non era sufficientemente buona per coltivare e scelsero il sito odierno. L'abbazia divenne la

come ospedale, infermeria o foresteria dell'abbazia. Originariamente era una sala con navate, una cappella ad est, un vestibolo a nord ed un locale di alloggio per i guardiani a sud, ma queste due ultime parti furono demolite. Il fabbricato divenne una chiesa parrocchiale verso il

La chiesa dell'abbazia non ha una vera e propria facciata, e vi si entra da due accessi: il principale sul fianco sinistro (lato nord) e l'altro su quello destro (lato sud), che immette nel chiostro del monastero.

, che si mostra maggiormente sollecito dei suoi predecessori nella cura dell'abbazia, finanziando operazioni di restauro architettonico e impegnandosi nel recupero dei diritti e dei beni del monastero. Quando i cistercensi ripresero possesso dell'abbazia, la Chiesa versava ancora in uno stato di grave degrado ed era adibita a granaio al quale avevano accesso le bestie da soma.

ma anche per gli abitanti della zona. Prosegue intanto il notevole e continuo contributo della chiesa di San Giacomo nei confronti dell'abbazia di Monte Sacro, tanto che alcuni priori di quest'ultima provenivano da

, ritroviamo il borgo compreso nella pieve di Olonio; la quale, insieme alla pieve di Ardenno, occupava tutti i territori della bassa Valtellina. Nel XI secolo si ha il primo insediamento cluniacense in loco, l'abbazia di San Pietro in Vallate, sorta grazie alle donazioni eseguite nel

venne fondata in epoca imprecisata lungo il percorso dell'antica via Clodia Nova, a poca distanza dall'ingresso del castello e dell'ubicazione della primitiva Pieve dei SS.Giovanni e Cassiano. Al tempo del Marchesato di Matilde di Canossa, questa piccola chiesa, aveva annesso anche un monastero, sottoposto all'Abbazia di Frassinoro, privilegio che l'Imperatore

, da Pio II, al nipote Francesco, quando era agli inizi della sua carriera ecclesiastica. Da quasi cinquant'anni, il monastero aveva perso le sue funzioni ed era solo fonte di reddito. Aldello decise di ripristinare la natura religiosa dell'abbazia. Reintrodusse i monaci

quando, a seguito di una legge, vennero incamerati dal demanio. Da quell'anno, i contadini della zona cominciarono ad abbattere l'abbazia e utilizzarne le pietre dei muri per costruire case e circondare campi ed orti. Dell'abbazia del Sagittario ora resta in piedi, ma cadente, il campanile. Della grancia di Ventrile si notano i ruderi delle mura e del campanile.

...una volta tornati i nostri ambasciatori, il Carroccio, dopo ben due secoli di dimenticanza, fu tirato fuori dall'Abbazia di san Zeno e recato in solenne processione nella grande piazza, mentre su di esso i capi dei magistrati inalberavano il glorioso stendardo di san Marco avuto in dono dal Doge della Serenissima

In tutti i settori, che siano religiosi, amministrativi, sociali, economica e culturale, la Guascogna conosce una rinascita grazie all'abbazia che s'impone in tutta la provincia come una vera potenza. Fin dalla fine dell'

prende un abbaglio e lo scambia per il suo corrispondente. In ogni caso, i due si innamorano e decidono di sposarsi. Farrel inizia una nuova vita con Alice anche se rimane amareggiato per i funerali in pompa magna di Leek, sepolto al posto suo nell'Abbazia di Westminster.

La stanza, un tempo adibita a soggiorno, contiene pannelli didattici con fotografie di Francavilla al Mare, dell'eremo di S. Vito Chietino, dell'abbazia di S. Clemente a Casauria. del castello di Casoli, oltre a lettere e citazioni di opere del D'Annunzio. Vi sono inoltre due litografie di

avesse liberato l'abbazia dal patronato dei Castiglionchio di Quona, eredi dei diritti dei signori longobarci che l'avevano fondata (all'evento allude la lapide posta ancora oggi sopra il portale). Nel

Il vicariato era diviso in: Curazia di Bastremoli, Arcipretura di Biassa, Rettoria di Cadimare, Curazia di Campiglia, Rettoria di Carnea, di Carpena, di Fabiano, di Fezzano, di Follo, di Isola, Abbazia della Spezia, Arcipretura di

L'edificio, il cui primo impianto sorse in un periodo attestabile all'VIII secolo e quindi tra i primi luoghi cristiani del territorio loanese, divenne in seguito chiesa dell'abbazia benedettina di San Giovanni delle monache benedettine che, dopo l'allontanamento previsto con il breve di

Larga parte delle rovine dell'abbazia rimane intatta nel XXI secolo. Si possono osservare la torre, il portale d'ingresso e parte del muro di cinta, costruito in un momento successivo, oltre alle abitazioni di monaci e priore, datate al

, offerta dall'abate Atanasio Calceopulo, e trasferita, con altri importanti cimeli del cenobio, nella chiesa coriglianese dal padre basiliano Valentino Marchese, dopo la soppressione dell'abbazia nel

era in armi e pronta a prendere d'assalto l'abbazia. Tuttavia essi lasciano la zona senza nessun danno o lesione. Questo fatto venne ritenuto miracoloso e fu attribuito alla protezione data dalla loro Madonna di Cambron, rinnovando la devozione alla

); ad est il confine correva lungo il corso della Cornia fino al torrente Milla fino all'altezza di Poggio le Querce dove piegava verso est in direzione di Poggio Sacconeto discendeva il botro del Pignola, aggirava il castello di Montioni, risaliva verso Montioni Vecchio e Poggio della Sentinella scendendo verso sud lungo le pendici dei Poggi Campastrino e all'Olivo, alla Pievaccia piegava verso est in direzione del fiume Pecora, attraversava la pianura di Scarlino e risalendo il Fosso di S. Giovanni arrivava ai Poggi Paloncino, Sgrandinato e Collacchia; qui piegava di nuovo verso est in direzione di Poggio Vadamuli e discendendo lungo il Torrente Rigo fino a Grilli, ove seguendo il corso del Rigo arrivava fino alle pendici della pianura alluvionale dell'antico padule di Castiglioni ove piegava verso il mare comprendendo l'abbazia al Fango, ove risaliva i poggi aggirando il distretto di Castiglione della Pescaia che rimaneva in mano a Pisa e poi a Firenze per ridiscendere verso Pian dell'Alma presso Portiglioni. A sud e sud/est confinava con la

Essendo stati ingiustamente esiliati, il Conte Potoski, sua moglie Fedora e la loro figlia Elisabetta vivono in una traballante dimora nei pressi di un'abbazia. Elisabetta giura di intraprendere un difficile viaggio a piedi verso




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11 Agosto 2021

21:13:12