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Frasi che contengono la parola astile
, perline, coralli e pietre dure, i settecenteschi paliotti in lamina d'argento e rame sbalzato, la croce astile del secolo XVII con il Crocifisso e l'Immacolata in lamina d'argento lavorata a sbalzo e cesello, il braccio reliquario di Sant'Alberto dei secoli XVI e XVII, il reliquario a forma di croce in argento e cristallo di rocca, il settecentesco
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passando sulla destra si va a disporre dietro allo stesso, rivolto verso il popolo, facendo un breve inchino con il capo al celebrante. Colloca poi la croce nei pressi dell'altare e si siede al proprio posto. La croce astile viene ripresa dal crocifero nei riti conclusivi della celebrazione, durante i quali accompagna il celebrante nel percorso che questi fa per baciare l'altare, deporre eventualmente il Santissimo Sacramento nel
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, alias Merlin Cocai. Per merito di alcuni frati trappisti, che divennero proprietari del monastero, vennero riportate alla luce nella vecchia chiesa, parrocchiale, le belle decorazioni policrome dipinte sulle volte e sulle pareti nei primi anni del Cinquecento. Tra gli oggetti sacri ricordiamo una preziosa croce astile di rame dorato con figure simboliche.
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. Sono conservati anche numerosi oggetti di arte sacra in argento, tutti di alto pregio, come il reliquiario settecentesco del santo patrono, la croce astile parrocchiale, l'ostensorio maggiore e la lampada del
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, a conferire il privilegio ai patriarchi e agli arcivescovi di farsi annunciare dalla croce astile, ma solo in assenza del papa o di un ambasciatore pontificio. I vescovi non ottennero mai il privilegio della croce astile, tuttavia con il tempo ne imposero l'utilizzo nel decoro araldico mentre i patriarchi e gli arcivescovi adottarono la
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, mentre si ripete la sallenda, il celebrante, senza nulla dire, con un'apposita verga sormontata, solitamente, da tre piccole candele incendia il pallone e sale in presbiterio. Un tempo probabilmente veniva incendiato dalla candela che era posta sulla croce astile dallo stesso
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Il museo diocesano contiene, comunque, attualmente buona parte degli arredi sacri della cattedrale potentina e vi sono presenti, inoltre, in gran numero ritratti ed anche un crocifisso astile di pregevole fattura del
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D'azzurro, alla croce diminuita d'oro, accantonata: in capo, da un drago con la testa rivolta, d'oro, trafitto da una lancia con l'asta cimata da un pomo crocettato, il tutto d'argento, e da due rami di palma d'oro, decussati in punta e racchiudenti tre stili da scrittura d'argento posti a ventaglio; in punta, dalla lettera alfa e dalla lettera omega, entrambe d'argento. Lo scudo accollato ad una croce astile gigliata d'oro, gemmata di sette pezzi di rosso, e timbrato da un cappello prelatizio a dieci nappe per lato, il tutto verde.
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D'azzurro, all'ombra di sole d'oro, caricata da una croce greca potenziata di rosso; al capo dello stesso, a tre conchiglie d'argento. Lo scudo, timbrato da un cappello prelatizio a dieci nappe per lato, e accollato a una croce astile trifogliata d'oro. Sotto lo scudo, nella lista svolazzante, il motto in lettere maiuscole: OPERE ET VERITATE.
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Inoltre la scena della processione funebre, aperta e chiusa da un modulo di chierici con croce astile e candelabri, suggerisce una struttura circolare, ad anello, la quale simbolicamente allude alla Rotonda cittadina, matrice urbana di Brescia.
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. Tra gli oggetti sacri, una croce astile Seicentesca sulla quale sono cesellate le raffigurazione del santo titolare della parrocchia e di alcuni santi ai quali sono dedicate altre le chiesette sotto la giurisdizione della parrocchia:
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Ultimo aggiornamento pagina:
21 Dicembre 2021
00:57:46