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Frasi che contengono la parola altari

(pale dipinte o scolpite) sugli altari, preferendo il ricorso alle sole vetrate sulle pareti. Le due vetrate della scarsella completano infatti il ciclo iconografico dei medaglioni e sono state realizzate su disegno di

i resti furono quindi ricollocati nella posizione sotterranea originaria, la quale corrisponde esattamente alla verticale dei tre successivi altari papali, del baldacchino bronzeo che li sovrasta, e della cupola che tutti li avvolge.

. Si tratta di una struttura circolare, con cupola a cassettoni sorretta da otto semicolonne sormontate da una cornice; la cornice, tuttavia, non corre ininterrotta come nel modello del Pantheon, ma aggetta in corrispondenza degli altari, formando l'appoggio per i

, quando venne effettuata la trasformazione degli altari e delle cappelle; fu ritrovato sotterrato nell'abside della chiesa, occasione in cui vennero anche rubati i due angeli che oggi si conservano a

il cimitero comunale. L'altare della chiesa, secondo il restauratore Rosario Prizzi, potrebbe attribuirsi al pittore Felice da Sambuca. Nella chiesa sono presenti quattro altari laterali in legno intagliato: il primo a destra custodisce la statua della Madonna Assunta del

cinquecentesco alle spalle dell'altare maggiore. Nelle cappelle laterali sono scolpiti altari in cui ricorre la figura del leone come emblema della forza. Il convento, compromesso dal lungo periodo di abbandono dopo la sua soppressione, conserva i resti del

, con una grande finestra centrale. Al piano inferiore sono presenti quattro lesene, intervallate con altrettante nicchie, mentre al piano superiore proseguono le due lesene centrali, ai lati del finestrone finemente decorato. L'interno si estende su tre navate, con le pareti laterali impreziosite da vistosi altari barocchi, prima dell'altare maggiore realizzato in marmo policromo. Presentano lo stesso stile il pulpito ligneo sulla navata principale e la cantoria al di sopra dell'altare, con organo con rifiniture dorate.

. Si ipotizza che entrambi sarebbero stati qui trasferiti da monasteri ferraresi appartenenti all'ordine dei domenicani. Infatti sono presenti ai lati degli altari quattro statue raffiguranti santi domenicani: Santa

e un pregevole Tabernacolo in stile barocco. Ai lati del presbiterio ci sono due altari: a sinistra quello di S. Francesco di Paola con pala raffigurante il santo a figura intera firmata da Iseppo Scolari: a destra l'altare della

L'anello esterno, a fondo azzurro, presenta una serie di finte architetture tripartite, che creano un effetto di alternanza tra concavo e convesso; al centro delle nicchie si trovano otto altari, di cui quattro con i vangeli aperti degli Evangelisti alternati a quattro troni con le insegne di Cristo (l

. L'acqua proveniva da una sorgente vicina, e lungo i tre lati vi erano passaggi porticati con massicci pilastri rettangolari: nel lato nord si trova un ingresso monumentale con due torri e due altari simmetrici. La cappella centrale era a tetto piano ornata da

, un anno dopo che un'alluvione distrusse la precedente chiesa, anche se la statua della Madonna fu miracolosamente ritrovata intatta. La chiesa ha un'unica navata e volta a botte. Negli altari minori si trovano le statue del

Chiesa seicentesca costruita su una preesistente cappella votiva dedicata alla Madonna della Grazia da cui il nome. La chiesa ha unica navata con altari laterali e con una volta a botte riccamente decorata da stucchi. L'altare maggiore conserva il quadro della Madonna della Grazia di

Lungo le pareti delle navate laterali sono posti, leggermente rientranti, cinque altari tutti incorniciati da lesene a specchio decorate nel fusto e che sorreggono un capitello. Le due navate minori ricevono luce esclusivamente da due grandi finestroni ad arco a tutto sesto inseriti nella facciata. Il

gentilizie, da destra a sinistra quelle delle famiglie Cavalli, Pellegrini, Lavagnoli e Salerni. Le pareti del braccio longitudinale della basilica sono in gran parte dipinte con affreschi e arricchite da altari, cappelle e monumenti funebri di illustri cittadini veronesi.

. Gli affreschi superstiti, i graffiti ed i dipinti sono di estremo interesse per lo studio della composizione sociale del culto. Le statue e gli altari sono stati trovati intatti, come anche il rilievo tipico di

su quella settecentesca, ormai pericolante. Originariamente l'antica chiesa, eretta sull'antico Oratorio di San Rocco nel XV secolo, doveva avere solo tre altari: quello principale e due laterali dedicati rispettivamente al Santo Rosario e a San Rocco. In seguito venne eretto un altro altare dedicato a San Francesco d'Assisi ed a Sant'Antonio da Padova.

. Tra gli altari spicca quello del Sacramento; vi si conservano tele e statue, molte delle quali provenienti da altre chiese dirute, come San Rocco alla Palata (la statua del Santo) e in modo particolare da Santa Maria di Costantinopoli demolita nel

Lungo le navate si aprono sette profonde cappelle per lato, al cui interno si trovano splendidi altari riccamente decorati. Complessivamente la chiesa accoglie sedici altari barocchi. Nella navata sinistra, partendo dall'ingresso, si susseguono gli altari dedicati a

e da Filippo e Giovanni Ragozzino; al primo si devono i due monumentali angeli posti a capoaltare e i putti ai lati della mensa. Sugli altari laterali sono collocati due grandi dipinti alti tre metri: Un San Francesco di Paola opera di Luigi Montesano e un San Biagio vescovo, di autore ignoto. Di Pasquale Avallone sono i tondi delle cappelle laterali e del transetto raffiguranti i Profeti, realizzati nel

(l'Apoteosi di San Canio, l'Adorazione del Santissimo Sacramento, la Madonna con Bambino, la Presentazione al Tempio, e la Madonna Assunta). In fondo alle navate laterali vi sono due altari: uno ospita una statua del Sacro Cuore; l'altro, la statua del patrono San Canio

Essendo numerose le statue da elencare, diremo qui solamente che le opere marmoree erano rappresentate dalle tante statue poste sui monumenti architettonici (templi, altari, edifici pubblici); esse potevano disporre di materiali di metallo prezioso; va ad esempio ricordato lo scudo in

Nella tradizione degli altari monumentali, delle colonne commemorative e degli archi trionfali, i rilievi decorativi impiegati in queste architetture furono un campo fertile per lo sviluppo di uno stile narrativo tipico dei Romani. Esempi precursori classicisti furono l'

In ogni tonnara si trovavano piccole chiese e cappelle dove erano costruiti degli altari su cui venivano, di norma, esposte raffigurazioni di Madonne con alla destra San Giovanni Battista e a sinistra

quattrocentesco di San Francesco che riceve le stimmate. Oltre all'altare principale, sono presenti gli altari laterali della Madonna del Carmine, della Madonna dell'orto e della Madonna del Rosario; da segnalare l'affresco della

Le prime due cappelle che si incontrano muovendo verso l'abside sono comunicanti: in esse sono collocati due altari dedicati rispettivamente al Sacro Cuore e alla Madonna di Lourdes. In esse ha sede la tastiera dell'organo e vi si raccoglie il coro parrocchiale, durante le messe solenni. Qui inoltre si custodisce l'altra pala del Frigimelica,

Chiesa della Madonna del Castagno, XVII secolo a poche centinaia di metri dall'abitato. Prima dei lavori di rifacimento, vi era soffitto in legno dipinto a motivi tardo barocchi.Vi sono tre altari barocchi tra cui quello centrale con l'immagine su tegola della Madonna omonima.

Impianto basilicale a tre navate ripartite da pilastri, due absidi laterali che racchiudono le due navate minori, lungo le pareti e nei vari ambienti sono addossati undici altari, di cui due ubicati nelle cappelle laterali. Il valente pittore

del tempio, generalmente situato al livello del terreno circostante e attorniato da piccoli altari in pietra sui quali si depositavano le offerte e sui quali si celebravano i riti propri al culto dell'acqua sacra

, piccola cappella, ricostruita nel corso del secolo XVIII, ad aula unica coperta a volta, dove sono due altari in pietra serena settecenteschi. Sull'altar maggiore del tardo Settecento si conserva un notevole affresco della fine del secolo XV raffigurante l'

. Le altre due tele ai lati raffigurano San Cataldo in preghiera e di Santa Geltrude Comensoli. Nelle pareti laterali sono stati costruiti altri altari, partendo da sinistra troviamo le spoglie di San Maurizio martire conservate in un'urna di rilievo artistico. A seguire un Crocefisso attribuibile alla scuola del Beato Umile da Petralia, contornato da

Durante la celebrazione di re e regina, i sacerdoti ponevano le offerte su molti degli altari a disposizione del pubblico, mentre venivano suonati strumenti. Le principesse seguitavano a suonare i sistra mentre quattro uomini cantavano inni ad Aton all'interno della corte di Gem-Aten.

nella chiesa del Rosario, annessa al convento dei domenicani. La festa consta oggi principalmente di una processione che percorre l'intero centro storico, . Lungo il percorso, secondo un'antica tradizione, si realizzano altari votivi, che un tempo venivano decorati con

gli interni subirono un rifacimento, e comparirono rivestimenti di intonaci e stucchi dorati, oltre ad altari in marmo lungo le navate laterali. Testimoniano questa fase barocca gli altari di San Giuseppe e della Madonna Incoronata, l'altare maggiore e il coro di noce intagliato. Un ultimo massiccio intervento di restauro nel

Nel XV secolo la Certosa diventa un importante polo culturale, ed a dimostrarlo resta la presenza, importante per la storia della scultura genovese, dei due altari Doria e Spinola. Questi altari avevano portali forse eseguiti da

e nella seconda guerra mondiale trasferito nella cripta della cattedrale di Magonza. Dopo la guerra, entrambe le opere d'arte e il confessionale barocco vennero trasferiti da Sant'Emmerano a San Quintino. Gli altari laterali barocchi, realizzati in noce, provengono dalla

, con tetto a doppio spiovente e pianta a croce latina, si compone di tre navate e all'incrocio tra la navata principale e il transetto si erge una grande e alta cupola emisferica. Le navate laterali ospitano cappelle e altari

Nel corso del Cinquecento si realizzarono gli archi in pietra serena che delimitano gli altari, al posto di vere e proprie cappelle per via del poco spazio, per la decorazione dei quali furono commissionate nuove opere, come la pregevole statua lignea di

indica come oggetto della visita apostolica gli oggetti e gli arredi destinati al culto (vasi, arredi, reliquie, altari); la predicazione contro le dottrine contrarie al Cristianesimo e la vigilanza sull'osservanza dei precetti (rispetto delle

con la loro approvazione, eventuali documenti sui privilegi degli altari, un inventario di diritti, privilegi e obbligazioni della chiesa, un inventario delle suppellettili, un inventario delle rendite e delle offerte, un inventario dei

fu oggetto di un nuovo e definitivo intervento restaurativo con la riparazione dei danni che si erano evidenziati nel periodo precedente. Vennero ricostruiti gli altari, rifatte le ampie vetrate in stile romanico, sistemata la volta interna e decorata la parte presbiteriale.

gli altari delle navate laterali originariamente in pietra calcarea riccamente scolpita e dorata, opera degli intagliatori ragusani della famiglia Cultraro, sono demoliti e trasformati in piccole cappelle, in cui vennero posti dei sobri altari in marmi policromi.

a navata unica, presentava prima del restauro quattro semplici altari laterali; l'altare centrale era, invece, abbellito da marmi policromi e da una macchina lignea, che ospitava in una nicchia centrale il gruppo scultoreo della

Nella fabbrica sono introdotti elementi decorativi di grande rilievo, quali ventisei colonne di granito, mosaici policromi, una profusione di marmi mischi, le decorazioni del soffitto, gli splendidi portali, il rivestimento marmoreo a fasce bicrome della facciata, una selva di altari e altarini addossati alle colonne e alle superfici parietali. Mense, steli, cappelle, tombe e sepolcri furono numericamente ridimensionati a partire dalla realizzazione dell'imponente complesso dell'apostolato, il cui autore,

del periodo. Gli stessi atti della visita di san Carlo riportano anche alcune importanti notizie sul complesso monastico: si apprende infatti che la chiesa aveva come unica fonte di reddito le elemosine dei fedeli e ospitava sei altari con alcuni monumenti funebri. I religiosi erano cinque, di cui tre presbiteri e due laici. Il monastero, attiguo alla chiesa, aveva due chiostri e davanti alla basilica era posta la primitiva cappella officiata solo nella ricorrenza del patrono

. Oltre ai sette altari in marmo, costituiti da cellette laterali e decorati con statue o affreschi la chiesa racchiude al suo interno anche opere in legno raffiguranti il Cristo morente in croce e la Madonna ed un organo

L'altare deve essere allestito facendo attenzione a rappresentare i quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco e viene solitamente collocata in salotto o sala da pranzo per la condivisione con tutta la famiglia. A volte gli altari vengono fatti di

zecchino, sorreggono l'ampia volta a botte mediante una serie d'arcate a tutto sesto. Lungo le navate laterali con la volta a cupoletta si susseguono dodici altari minori (sei per parte) con altrettante

, che si occupa di edifici e altari, della posizione delle chiese, dell'uso delle campane, degli equivalenti germanici di termini ecclesiastici, dell'uso delle immagini, dell'evoluzione della messa, dei riti battesimali(Stella,

, nella piazza di Santa Lucia, appena fuori dalle mura del borgo. In passato la chiesa aveva tre altari i cui affreschi sono andati perduti. Si conserva un'immagine della Vergine al di sopra dell'entrata principale.

che la raggiunse agli onori degli altari insieme al fratello Edmund e alla sorella Maud. La tradizione vuole che prima di mangiare lavasse i piedi ai poveri e si occupasse degli orfani e dei bisognosi, che si levasse a mezzanotte per assistere alle funzioni e che abbia invitato un gruppo dell'

vengono segnalati sei altari dedicati a santa Lucia, alla Purificazione della Vergine, a sant'Antonio (altare provvisto di una rendita notevole e sotto il patrocinio del rettore don Cesare De Grossi), a santa Maria Maddalena

Chiesa dell'Incoronata, inizialmente essa era dedicata a san Leonardo. Al suo interno, oltre all'altare principale che ospita la statua della Madonna Incoronata, vi sono altri tre altari dedicati a san Leonardo, alla Madonna delle Grazie e a san Giacomo Maggiore.

. Nello stesso periodo vennero accorciate le monofore lungo la navata, in modo da lasciare in basso lo spazio per nuovi altari laterali. Il pavimento ospitava anticamente numerosissime lapidi funebri, che vennero selezionate nel restauro del

) chiudono sul fondo le due navate facendo da corona all'altare maggiore. Gli altari laterali sono intitolati a note famiglie genovesi dell'epoca (specificatamente quelle dei de Fornari e dei Casoni), alla colonia dei

Un secondo livello, in parte in bozze di pietra in parte in cemento faccia vista, conduce sino alla superficie corrugata della copertura, rivestita in lastre di rame: in tale tessuto murario si ritagliano le piccole feritoie che illuminano i due altari minori e, sul fronte nord, la grande superficie vetrata decorata (opera di

si trovano altre due cappelle: la cappella Alighieri a destra, e la cappella di San Giuseppe, con il mausoleo Della Torre, a sinistra. Lungo le pareti si trovano poi i seguenti altari: sulla destra vi sono l'altare Nichesola, l'altare di San Raffaele e l'altare di San Francesco, mentre sul lato opposto trovano spazio il mausoleo Brenzoni, l'altare di San Nicola e l'altare di San Giuseppe (o dei Marangoni).

Scavi eseguiti in Palestina hanno portato alla luce mucchi di cenere e resti di scheletri infantili in cimiteri adiacenti ad altari pagani, a conferma della diffusione di questa crudele e abominevole usanza

Oltre all'altare maggiore in marmo di botticino, essa era arricchita da vari altari laterali dedicati al Santissimo Sacramento, Sant'Anonio, San Sebastiano e al Santissimo Rosario. Accanto alla chiesa attuale fu edificata nel

Chiesa di Sant'Antonio ai Cappuccini, fu costruita nel XVI secolo sull'antica grancia dei monaci basiliani. La chiesa all'interno conserva dei bellissimi altari ebanistici, oltre all'antico affresco della Madonna dell'Odegitria (da cui deriva il nome della

. Questi altari due altari sono parte importante della storia del Duomo essendo stati utilizzati in momenti diversi per la celebrazione della Santa Messa: l'altare bianco fu il primo altare della chiesa utilizzato prima della realizzazione del grande altare maggiore sotto il ciborio (secondo altare), l'altare ligneo (terzo altare) fu invece collocato dopo il

Si ricostruisce anche la parete divisoria tra il coro e l'Altare Maggiore che era stata abbattuta per asportare i succitati altari: operando tale ricostruzione si provvede ad ornare la parete stessa con un medaglione a simbologia francescana e con una pala d'altare raffigurante

Quest'ultimo decretava invece la successione delle vele da affrescare: la prima fu quella sopra gli altari delle reliquie, poi in successione quelle delle cappelle laterali, del presbiterio, della crociera (

. Di quest'ultimo artista sono anche sia il crocifisso che la statua del Cristo Risorto, appartenenti al secondo altare sinistro, detto appunto del Crocifisso, mentre il terzo ed il quarto sono dedicati rispettivamente a sant'Orsola e san Luigi. Sul lato opposto vi sono gli altari di san Mauro, con il dipinto

. Questa decorazione divenne tipica del barocco portoghese. Essa veniva applicata ad altari, statue, retro-altari e baldacchini donando un'impressione di opulenza fin dall'ingresso nella chiesa. Durante la

Una commissione di consulta per l'eccellenza estetica, istituita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e nominata dal Dipartimento nazionale di protezione civile, ha dato incarico ad artisti contemporanei di fama nazionale ed internazionale per la esecuzione degli affreschi sulla cupola, dei bozzetti per la realizzazione delle tele ad olio destinate agli altari del transetto e delle sculture da collocare nelle nicchie delle navate laterali. Ventisei artisti di chiara fama hanno concorso alle nuove decorazioni. Obbligatori, per partecipare al concorso per la decorazione del catino absidale, alcuni elementi da tenere in considerazione, relativi al contesto sacro e messi a punto a suo tempo da Monsignor Carlo Chenis: la presenza centrale del Cristo Pantocratore, dei quattro

, della struttura conventuale e dell'annessa chiesa. In questa relazione risultava che il convento aveva quattro sezioni e il braccio ovest era interamente costituito dalla chiesa conventuale. Questa chiesa, la cui facciata corrispondeva all'entrata principale dell'odierna struttura, era di grandi dimensioni e al suo ingresso presentava un ampio atrio che dava accesso alla navata centrale e nelle navate laterali erano presenti nove altari oltre al maggiore della navata principale, mentre il campanile venne distrutto dal sisma sopracitato

Le descrizioni dell'aspetto giunte a noi sono dovute ai rifacimenti del Richini. La chiesa era di forma rettangolare e misurava venti metri di lunghezza e dodici in larghezza: l'interno era suddiviso in tre navate corrispondenti ad altrettanti portali di ingresso. La chiesa possedeva nove finestre e tre cappelle, oltre che tre altari

, una specie di corona che raffigura delle foglie usata per decorare gli altari in epoca romana e molto simile alle corone di fiori che si possono vedere ancora oggi usate nei templi buddisti e induisti in Asia. L'altro elemento decorativo sono dei

); l'altare di sant'Anna (la cappella Acquaviva) che si trovava accanto all'altare dell'Assunta non fu distrutto ma smontato e poi rimontato sulla controfacciata; vennero eliminati alcuni altari barocchi

. Queste tele ornavano alcuni altari barocchi oggi smantellati presenti all'interno della concattedrale, tranne la tela della Madonna con Bambino e Santi che proviene dalla chiesa della Madonna delle Grazie (chiesa della Cona). Interessante, infine, anche un affresco staccato dalla chiesa di san Liberatore ad Atri raffigurante la

All'interno vi sono attualmente l'altare maggiore (sec. XIV) e sei altari laterali, quattro sistemati lungo le navate laterali (due per navata) e risalente al sec. XIX; uno, del sec. XVII, al termine della navata destra e uno, del sec. XX, dentro la

e di nuovi edifici di contorno, mantenne ben poco dell'assetto originario, mentre il duomo fu ricostruito riproponendo, seppur in modo semplificato e approssimativo, le strutture originarie e le componenti di arredo: per ragioni di economia, il magnifico soffitto intagliato fu solo abbozzato; due altari laterali non furono ricostruiti, la statua del vescovo

, demoliti gli altari laterali e la sacrestia ottocentesca, aperte le finestre tamponate del campanile, e venne rifatta la decorazione parietale dell'abside; inoltre, scavando sotto il pavimento dell'

, il luogo di culto fu ingrandito in concomitanza con l'ampliamento del convento, i lavori furono finanziati con elemosine cittadine, lasciti e donazioni di privati. L'impianto prevedeva due soli altari: quello dedicato alla

La chiesa attuale, costruita in stile neoromanico (a differenza della precedente struttura di forme barocche), si presenta a tre navate interne con tre altari; oltre a quello maggiore troviamo un altare dedicato a Sant'Antonio da Padova e l'altro dedicato alla Madonna della Pace, commissionato durante la

. Anche i due altari laterali sono in marmi policromi. Degni di nota sono i dipinti sugli altari, tele di pregevole fattura risalenti al settecento, dedicate alla Madonna del Popolo, alla Vergine del Rosario, alla Vergine del Purgatorio. Il

Taurino per combattere questi eccessi. I circoncellioni si arroccarono presso il villaggio di Ottava, in Numidia, e qui furono sconfitti. In questo luogo, gli altari e le tavole che potevano essere viste ai tempi di

per inserire una figura del Santo patrono dipinto su ceramica. Nell'interno, a navata unica, gli altari sono decorati da maioliche e ceramiche tranne quello maggiore, realizzato in marmi commessi, interessanti sono i dipinti che partono dal

, i fedeli si riunivano in preghiera intorno ad altari posti all'aperto, per evitare il contagio a cui sarebbero stati esposti in luoghi chiusi. Una volta terminata l'epidemia, e quindi smantellati gli altari, si decise di erigere al loro posto delle

. Presenta una sobria facciata ingentilita da un portale sormontato dallo stemma della famiglia Castromediano. L'interno, a tre navate, ospita otto pregevoli altari barocchi in pietra leccese posizionati negli

, appeso al centro della cappella maggiore. Sui lati delle navate si aprono cappelle e altari laterali, spesso decorati da affreschi, anche frammentari. Tra gli artisti coinvolti nella decorazione si ricordano

, nipoti di Augusto designati alla successione, e la menzione di Gaio come console designato in uno degli altari rinvenuti nell'area della scena, permettono di collocare cronologicamente l'inaugurazione dell'edificio negli anni tra il

intitolati alla Beata Vergine, a San Francesco da Paola (successivamente affiancato da Santa Margherita, Sant'Isidoro e San Bovo), alla Madonna dei Sette Dolori (con tre statue in stucco del Crocifisso, della Beata Vergine e di San Giovanni), a San Giuseppe, al Suffragio e alle Sante Reliquie (con le statue di San Pietro, San Paolo, di San Mattia, di San Simone, di Santa Maddalena e di San Bovo). Chiude l'elenco degli altari quello Maggiore

con due altari laterali, dedicati l'uno a S. Carlo e a S. Cecilia l'altro a S. Antonio e a S. Fermo, e quello maggiore, realizzato in marmo, che custodisce la statua della B. Vergine. Di rilievo sono anche il coro in legno e l'acquasantiera del Quattrocento

, all'attuale. Quest'ultima, accessibile attraverso un portale barocco, si presenta a navata unica e custodisce all'interno un altare maggiore in stile barocco e due pale ottocentesche poste sui due altari laterali (di cui una raffigurante la

. Conserva all'interno altari lignei e dipinti. All'esterno, su pietra, sono raffigurati gli emblemi di un'antica corporazione, forse quella dei carrai e dei mugnai e la ruota raggiante che richiama il modo con il quale la Santa fu martirizzata.

costolonata, sede dell'altare maggiore (anche questo in calcarenite risalente al XVI secolo), decorato con i motivi del periodo (altari litici simili a quello della chiesa dell'Immacolata sono nella stessa provincia nella chiesa Matrice di

Ha grande dinamismo nei marmi e ricerca lo stupore (presenta colonne tortili negli altari laterali e centine spezzate, a cominciare dal portale d'ingresso, a indicare la loro falsa funzione strutturale).

, fu trasformata in chiesa alla fine del Cinquecento. Di forma quadrangolare, ospita due altari laterali e un altare centrale sormontato da un baldacchino delimitato da colonne. L'altare centrale, di stile

. Lungo le pareti laterali si aprono tre profonde cappelle per ciascun lato che accolgono ricchi altari settecenteschi a testimonianza della committenza e delle devozioni dell'Ordine e delle nobili famiglie cittadine.

sui resti della vecchia chiesa risalente al XVI secolo. Al suo interno sono custoditi diversi altari di pregevole fattura ed un crocifisso ligneo del Cinquecento. Le mura sono abbellite da vetrate policrome fuse agli inizi del Novecento dal pittore perugino Giuseppe Pennacchi.

si distribuiscono quindici altari, di cui solo quattro conservano l'aspetto originario barocco. Molti di essi hanno subito nel tempo variazioni di titolare e hanno perso arredi e figurazioni originarie. Di rilevanza artistica sono due tele,

. Degni di menzione i portoni in legno intarsiato eseguiti dal maestro ebanista Domenico Donnoli e figli. Il campanile, a due ordini, termina con una cupola arabeggiante. L'interno, a tre navate, conserva notevoli altari di marmi policromi, un pulpito ed un coro intarsiato di scuola napoletana del Seicento, tele del Settecento e affreschi novecenteschi sul soffitto della navata centrale e nell'abside, raffiguranti l'

. Madelgairo sposa Valdetrude, dalla quale ha quattro figli. Terminata l'educazione di questi (tutti e quattro saliranno poi all'onore degli altari), Madelgario e Valdetrude decidono di separarsi per dedicarsi ciascuno alla vita

venne realizzato l'altare maggiore e, successivamente venne sostituito da quello proveniente dall'ormai ex-chiesa della Concezione. Sessant'anni dopo la chiesa venne ampliata, fu rifatta la facciata, furono aggiunte le cappelle di San Luigi e della Beata Vergine del Rosario e furono realizzati gli altari del Crocifisso e di San Sebastiano. Nel

e distrussero cinque altari scolpiti e riccamente decorati, la cattedra, numerose statue e il soffitto in legno dipinto. La torre, le facciate esterne e l'orologio escono appena da un decennio di ristrutturazione. Il tetto e parzialmente il primo piano dell'edificio conventuale sono andati distrutti.

per inserire una figura del santo patrono dipinto su ceramica. Nell'interno, a navata unica, gli altari sono decorati da maioliche e ceramiche tranne quello maggiore, realizzato in marmi commessi, interessanti sono i dipinti che partono dal

Gli altri abati preferirono devolvere le abbazie al re. Alcuni degli edifici ecclesiastici vennero demoliti per ricavarne materiale per edifici secolari. Alcune delle case benedettine minori furono assegnate alle chiese parrocchiali, o anche acquistate da parrocchie facoltose. La tradizione secondo la quale gli edifici furono vandalizzati da iconoclasti, con distruzione di altari e vetrate, fa confusione con i danni che furono causati dai

. Notevoli segni di incuria sono visibili nelle cappelle laterale, nelle quali ai piedi degli altari sono stati spesso osservati frammenti di intonaco anche di grandi dimensioni e le pareti ai lati mostrano in alcuni punti dei mattoni a vista.

, custodisce un pregevole altare maggiore in pietra leccese finemente intagliato e decorato con statue, stucchi e sculture. Nella navata, dal pavimento maiolicato, sono presenti diversi altari fra cui quello dedicato a

L'interno si presenta a navata unica con tre cappelle che si aprono sul lato sinistro e, sul lato destro, tre altari collocati entro lo spessore della muratura. La volta della navata e le pareti laterali sono decorate da raffinate




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Ultimo aggiornamento pagina:

16 Novembre 2021

10:16:23